
E’ un tempo difficile per la Chiesa e per il suo Papa. E’ nel destino della Chiesa e del suo Pietro ripercorrere le tappe del suo divino fondatore, il che include naturalmente la Croce e la Passione. Non è un caso che tutto questo scandalo mediatico, abilmente orchestrato, succeda nel tempo liturgico piú importante per i cristiani, il tempo della Pasqua. E ciò dovrebbe far riflettere ancor di più sul destino e sul futuro della Chiesa. Di attacchi ed oltraggi al Papa la storia ne è piena, dallo schiaffo di Anagni al papa prigioniero a Castel Gandolfo. Però questo è diverso, anche se era più che prevedibile fin dai primi giorni dell’uscita dello scandalo, quando ancora le accuse giravano intorno al fratello sacerdote del Papa, Georg, quando si giocava sottilmente sul termine “abusi” nel coro di Ratisbona, insinuando che oltre agli schiaffi volava anche qualche carezza di troppo. Poi l’attenzione si è spostata direttamente sul destinatario di questo gran polverone: colui che è inattaccabile sul piano del pensiero e della dottrina, un filosofo e teologo ben più arguto e profondo dei vari pensatori moderni, poteva essere attaccato solo sul piano personale, attraverso le insinuazioni infamanti e sbattute in prima pagina. Da qui il riesumarsi di uno scandalo vecchio quasi 50 anni, che utilizzando gli abusi pedofili di un prete tedesco, sta cercando di infangare tutta la Chiesa. L’obiettivo è chiaro: arrivare all’equazione sacerdote-pedofilo e delegittimare l’autorità del Papa, reo di aver taciuto e insabbiato vari casi. Dalla sua esperienza e sapienza bimillenaria, la Chiesa sa che al suo interno convivono santi e traditori del Vangelo. Essa è abituata al tradimento dei suoi uomini, anche tra quelli più importanti e fondamentali. Primizia in questo caso è il tradimento di Giuda, scelto da Gesù per essere tra i dodici apostoli, che vendette il Signore per 30 miseri denari. Ma anche lui era un prescelto, come gli altri 11 che poi hanno dato frutto, che morirono quasi tutti martiri e sono stati vivi testimoni del messaggio di Gesù. E poichè la Chiesa vive nelle sue membra la vita del suo Pastore, ancora oggi al suo interno c’è sempre un Giuda pronto a tradire la sua chiamata. Per questo gli scandali che succedono come disse Gesù, non devono sorprenderci e che sempre ci saranno, però aggiunse fermamente “guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”, ricorda il Vangelo. La risposta del Papa è stata cristiana in modo esemplare: “Durezza con il peccato e misericordia con il peccatore”. I giacobini nostrani e quelli di oltremare, sempre pronti con le forche in mano a chiedere giustizia sommaria e addirittura dimissioni, come se il Papa fosse un funzionario delle poste, sono rimasti delusi e ancora più contrariati da tale risposta, continuano il loro attacco. A queste persone, figlie del ’68 e della libertà sessuale per tutti, bambini, anziani, animali, pervertiti fin dalla prima ora, non importa nulla di sradicare la pedofilia. Il loro è anelo di sangue, da cani idrofobi lanciano i loro documenti che non dimostrano nulla, se non la solita evangelica risposta della Chiesa. Di fronte allo scandalo, durezza per il peccato e misericordia per il peccatore: questo ai giacobini giustizieri non va giù. Nessun commento sul fatto che la totalità dei preti incriminati fosse anche omosessuale: il politicamente corretto non fa rima con la veritá delle cose. Nessuna parola sugli scandali sessuali dei rabbini newyorkesi; il cane non morde l’altro cane.
Che questo Papa non è simpatico è chiaro a tutti. Cerca di guidare la Chiesa alla luce della Tradizione e non solo del Concilio Vaticano II come vorrebbero molti dentro e fuori dalla Chiesa; è un pensatore lucido, è figlio della vera cattolicità tedesca. Inoltre non è mediatico, non fa ridere, la sua seriosità urta la sensibilità nichilista del divertimento e del piacere. C’è ancora una voce nel mondo che grida nel deserto, e questo è imperdonabile. Addirittura si è permesso di mediare con la Fraternità di Pio IX (antisemiti, ultra-tradizionalisti, gridano i soliti “pecoroni invigliacchiti”, per dirla come Don Bastiano del “Marchese del Grillo”), e di accogliere 50 sacerdoti anglicani nella Chiesa di Roma. E’ un Papa imperdonabile perché ancora lotta con il relativismo dominante, con l'assolutizzazione del piacere, con lo stile di vita di una società che è palesemente contro l’uomo e i suoi bisogni più profondi. Lo si è attaccato questo Papa, come ha detto giustamente Marcello Veneziani, con gli ultimi due tabú in vigore: il nazismo e la pedofilia. E i media ben proni rimangono tutti dietro a cavalcare l’onda giustizialista, ora contro il sacerdote pedofilo, ora contro la Chiesa come istituzione, ora contro il Papa. Senza capire che oggi l’unica barriera al pensiero edonista e nichilista è proprio in quella Chiesa che contestano, che con affanno la screditano con vani moralismi, chiudendo gli occhi di fronte alle tante magagne dei loro compagni liberal.
Per i poveri cristiani in preda al dubbio, e ai cattolici disorientati da questo scandalo, è utile la storia di San Francesco di Sales. Appena in seguito alla Riforma di Lutero, scaturita dallo sdegno provocato nel monaco agostiniano dalla dissoluzione dei costumi nella Chiesa di Roma (basti ricordare che il Papa aveva nove figli da sei concubine: anche qui vale notare che nonostante il peccato degli uomini, non è stato cambiato uno iota nel Magistero e nella Tradizione della Chiesa), il santo francese si diresse nei territori della riforma protestante predicando il vangelo e rischiando la propria vita. Quando gli domandarono cosa pensasse degli scandali dei suoi colleghi sacerdoti, spesso adulteri e viziosi, lui rispose:
“Coloro che commettono questo tipo di scandali sono colpevoli dell’equivalente spirituale di un assassinato, distruggendo la fede in Dio delle altre persone con il suo pessimo esempio – e poi aggiunse – però io sono qui tra di voi per evitarvi un male ancora peggiore. Mentre coloro che causano uno scandalo sono colpevoli di assassinato spirituale, coloro che accolgono lo scandalo, che permettono che gli scandali distruggano la propria fede, sono colpevoli di suicidio spirituale”.
Per ogni Giuda, ci sono 11 apostoli pronti a morire per la verità e per la fede. Agli amici che mi chiedono consiglio in questo tempo di tempesta, gli dico una cosa che mi sembra semplice ed evidente. La battaglia è appena iniziata e siamo ancora in un tempo di relativa pace. L’odio verso la Chiesa e i cristiani richiederà una fede certa e profonda. In tempo di pace i soldati affilano le armi e le baionette, cosi anche noi rafforziamo il nostro spirito nella fede e nella carità. Come ha detto il Papa nell’Angelus: “Da Dio viene la forza per non farci intimidire contro il chiacchiericcio delle opinioni dominanti”. Credo che dobbiamo chiedere una forza ben più grande, di quella necessaria per non farsi intimidire dal semplice chiacchiericcio. Questa gente non si fermerà con alcuni titoli di giornali né con inchieste all'ultimo scandalo: la posta in gioco è molto alta, richiederà probabilmente il tempo di nuovi martiri.