lunedì 22 febbraio 2010

La tragedia greca di Goldman

The new Goldman Sachs building downtown reflecting off buildings

Esistono due tipi di nazioni: quelle che controllano le loro finanze e quelle che “sono finanziate”. (Ezra Pound)


C’è bisogno di una sana ammissione da parte delle persone di buona volontà, di quei lavoratori che formano l’ossatura di una nazione con il loro sudore e con il loro risparmio, ed ammettere che siamo stati irrimediabilmente fregati. Ammettiamolo, perché è l’unico passo per una nuova economia, una nuova società, un nuovo corso degli eventi. La dimensione della truffa alla quale tutti noi siamo stati spettatori partecipi ed entusiasti, marionette da applausi comandati, si sta svelando poco a poco, cadendo sotto il peso della grande bugia che regge la nostra società: il debito inservibile.

Se ne è reso conto anche il New York Times (1), è quindi ora che ci sia una presa di coscienza collettiva. Sempre che il livello di anestesia generale non sia già arrivato allo stato comatoso vegetativo: allora saremmo già sconfitti e non avrebbero senso queste parole. La potente lobby finanziaria, capitanata da Goldman Sachs, ha aiutato Grecia, Italia e probabilmente anche la Francia, a truccare i propri bilanci per poter entrare nell’Unione Europea, attraverso un divertente giochino finanziario, chiamato Swap (2), che risultava invisibile nel bilancio presentato all’Unione Europea. Semplice vero? Immaginate se questo avvenisse con il vostro mutuo o la vostra rata dell’auto. Un giorno andate in banca e chiedete di rendere invisibile le vostre rate del mutuo.

Nella realtà sarebbe impossibile ma non nel fantastico mondo della finanza: l’importante è sapere a quali santi affidarsi e quale di essi è capace di fare i miracoli (rendere invisibili i debiti) ed il gioco è fatto. In questo modo i paesi caratterizzati da un alto deficit nell’Unione europea sono stati ammessi alla zona Euro e sono rientrati miracolosamente nei rigorosi standard di Maastricht (3% debito-Pil). Questo gioco non solo conveniva ai paesi con alto deficit, ma anche alla Germania, che oggi si lamenta e non vorrebbe salvare la Grecia, che ha cosi potuto imporre la sua moneta (l’euro è il marco europeo) favorendo le sue esportazioni in Europa.

In questo modo tutti hanno usufruito dei bassi tassi di interessi offerti dalla zona euro, che sono stati usati per indebitarsi fino all’insostenibile. La cosa più vergognosa di questa storia è la commistione fra interessi finanziari e politici che ha portato alla rovina dell’economia mondiale. I dirigenti della grandi banche, (JP Morgan, Goldman, Citigroup) hanno sempre una poltrona calda che li aspetta una volta che finiscono il loro mandato nelle enormi banche finanziarie. Non ci credete? I segretari del tesoro degli Usa degli ultimi anni provengono da Goldman Sachs: Rubin ha servito l’azienda per 26 anni, passando anche come dirigente di Citigroup per poi approdare al Tesoro USA nel 1995 e Paulson, il penultimo segretario del Tesoro era un uomo Goldman dal 1974. Il nostro intoccabile Mario Draghi, alla guida del Tesoro nel 1996, divenne Vice Direttore di Goldman nel 2002 (3) ed insieme a Prodi (altro consulente Goldman e poi scelto, guarda caso, alla guida della Commissione Europea) hanno fatto sparire i debiti grazie all’appoggio di Goldman proprio nel 1996. Poi a Draghi venne offerta la poltrona della Banca d’Italia nel 2006, dopo lo scandalo di Antonio Fazio. Altra casualità. Assistiamo impotenti allo spettacolo delle porte girevoli che collegano finanza e politica, che per anni sono state fatte girare sotto i nostri occhi, consumando il grande inganno pubblico con la speranza di ricchezza per tutti, benessere e profitto semplice per l’umanità. L’economia ha perso completamente il contatto con la realtà, e la finanza ha spolpato poco a poco i settori dell’agire umano: risparmi, immobili, pensioni, potere d’acquisto, tutto è stato cannibalizzato da questi signori delle porte girevoli. Ci aspettano tempi duri: Soros consiglia ancora più controllo ed assistenza istituzionale per salvare il mercato (4). Tradotto significa più potere alle burocrazie non elette e ai centri di potere invisibili. Il miliardario ungherese mette in dubbio anche il futuro dell’euro: memore delle sue battaglie contro la lira e la sterlina che riuscì a crollare in due giorni, starà già pensando a quello che succederà. In un caso o nell’altro può dormire sonni tranquilli: tanto se la Grecia riceverà gli aiuti sperati tanto se fallirà lui guadagnerà grazie ai CDS (Credit Default Swap) che lo coprono in caso di ripudio del debito ellenico. Però questo si, l’importante è che ci sia un governo mondiale, un organismo che vigili, più “controllo ed assistenza istituzionale”. Le care vecchie raccomandazioni del nonno buono.

Pochi giorni fa è uscito anche l’ultimo numero del Leap 2020 (5), gli analisti francesi che fino a questo momento non hanno sbagliato un colpo nell’anticipare le tappe della crisi. Ritengono che il caso greco, altro non sia che “l’albero che cerca di nascondere il bosco”, ovvero che il caso del debito greco offre l’opportunità per distogliere l’attenzione dagli altri due debiti sovrani (USA e Inghilterra) che sono ben più ingenti e voluminosi. Inoltre in questo modo si riesce a debilitare l’Eurozona in un momento in cui attrarre i capitali sul mercato è sempre più difficile e pieno di competizione. Si profila una guerra economica, senza esclusione di colpi bassi tra gli Stati per poter ottenere l’ossigeno, ovvero i capitali, che permettono mantenere la testa nascosta sotto le montagne di debiti che sovrastano gli Stati Nazionali. Un piccolo aumento, seppur impercettibile, del tasso di interesse può provocare una reazione a catena di insolvenze statali, obbligando i grandi debitori ad uscire allo scoperto. Oggi la Grecia, domani il Portogallo, poi Spagna, Italia, Francia e cosi via. Assistiamo impotenti al crollo del grande inganno, perpetrato da banchieri e governi in combutta.

Il nuovo ordine che nascerà da queste macerie non sarà affatto indolore.

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1)http://www.nytimes.com/2010/02/14/business/global/14debt.html?pagewanted=2&sq=goldman%20sasch&st=cse&scp=6

2)http://blogs.reuters.com/felix-salmon/2010/02/09/how-greece-hid-its-borrowing-in-the-swaps-market/ ) Il debito è stato fatto sparire attraverso la trasformazione di quest’ultimo da yen e dollari in euro, con l’aiutino di un tasso di cambio fittizio ideato da Goldman, che permetteva alla Grecia di ottenere molto più credito che con il tasso reale, rendendo il tutto invisibile nel bilancio.

3)http://www2.goldmansachs.com/our-firm/press/press-releases/archived/2002/2002-01-28.html

4)http://www.cotizalia.com/noticias/soros-piensa-rescate-grecia-asegura-futuro-20100222.html

5)http://www.leap2020.eu/El-GEAB-N-42-esta-disponible!-Segundo-trimestre-de-2010-El-repentino-empeoramiento-de-la-crisis-sistemica-global_a4297.html

venerdì 12 febbraio 2010

Dove vai, Venezuela?


Scrivere del Venezuela è come analizzare una barzelletta rivestita con il dramma. Nonostante la storia finale del secolo scorso, c’è un uomo al potere nel paese dei Caraibi che lotta con tutte le sue forze contro la realtà e i fatti storici, richiamando un passato ideale che come già successe, una volta realizzato nel presente provoca distruzione, fame e violenza. Alcune settimane fa, Chavez si è dichiarato espressamente marxista (1): una parola che fa risuonare i gulag del nord della Russia e ricorda le spie dell’Est, viene ad incarnarsi di nuovo nel mondo attuale. Poiché il dramma di Cuba con i suoi 50 anni di comunismo reale non era sufficiente, dovremo di nuovo commentare la storia che si ripete, sempre “in forma di farsa” (questa frase è paradossalmente dello stesso Marx). Chavez non possiede né la visione strategica né l’intelligenza di Fidel: condividono lo stesso destino di morte, però tra di loro c’è un abisso. Freddo e calcolatore il primo, espressione del populismo più abietto e ignorante il secondo.

Il Venezuela sta sperimentando sulla propria pelle, la retorica del Socialismo del XXI secolo e della Repubblica Bolivariana: la cosa più tragicomica di tutto ciò è che quando nell’ultimo scorcio di gennaio Chavez faceva apertamente il suo outing, dichiarava candidamente allo stesso tempo di essere cristiano e di star cominciando a leggere “Il Capitale” di Marx. Sicuramente salterà i paragrafi del materialismo storico per non crearsi troppa confusione. L’ignoranza al potere è un arma a doppio taglio, e mettendo da parte il populismo e le parole vuote, il Venezuela sta soffrendo una grave crisi economica e sociale.

Dal Venezuela mi informano che la situazione è invivibile. I tagli e la razionalizzazione dell’elettricità sono frequenti e continui; anche l’acqua è razionalizzata e scarseggia, le strade di Caracas assistono ogni fine settimana a più di cento morti per omicidi con arma da fuoco. La teoria marxista applicata alla realtà sta trasformando la vita in un incubo. La vita quotidiana è un misto di rassegnazione, fatalismo e impotenza, che si aggiunge ad una società al limite della rottura sociale per la violenza di gruppi armati e impuniti.

La rivoluzione marxista bolivariana ha deciso di dar vita al piano per la “sovranità alimentare” (soberania alimentar, ndt) che si riduce alle espropriazioni sistematiche delle imprese private che producono alimenti, annunciate dallo stesso Presidente nei suoi discorsi televisivi, mentre le famiglie stanno cenando. La catena alimentaria Éxito ha sperimentato la mano economica del marxismo, vedendosi espropriare tutti i suoi bene per decreto del Goberno Nacional. Ai mezzi di comunicazione critici con il regime, viene intimata la chiusura: da poco la censura si è abbattuta su Radio Caracas Televisión Internacional (RCTVI) poiché non rispettava le leggi del Governo, ovvero non trasmetteva in diretta i discorsi del Presidente (2).

Espropriazioni, abolizione della proprietà privata, programmi educativi basati sul marxismo, milizie popolari di quartiere, chiusura dei mezzi di comunicazione, culto della personalità: Venezuela sta seguendo Cuba nel suo abisso. Nel mezzo delle proteste contro il regime, Chavez ha chiesto la collaborazione del Ministro cubano Valdés, considerato esperto in servizi di sicurezza repressivi e collaboratore della Stasi tedesca e del Kgb sovietico (4). Avrà molto da lavorare con i “borghesi fascisti traditori della patria” (5).

Nonostante le immense ricchezze petrolifere, Chavez ha dovuto svalutare la moneta (dollaro parallelo e dollaro petrolifero) rispetto al bolívar, fissando il tasso di conversione per favorire l’esportazione. Alcuni analisti notano che questo farà schizzare l’inflazione tra i 10 e il 15 punti percentuali, arrivando nel 2010 al 35% (6). Dettagli della differenza tra economia pianificata ed economia reale. Nell’Unione Sovietica queste differenze si risolvevano con l’aumento della produzione attraverso più ore di lavoro. Alla fine chi pagava il costo era sempre l’uomo, spesso con la propria vita.

Non si parla molto delle situazione del Venezuela in Europa, qualcosa si commenta in Spagna, però è poca cosa rispetto alla gravità della situazione. Il “mostro iraniano” occupa tutti gli analisti della politica estera. Che si occupino anche, un poco, del “mostro dei Caraibi”, se Israele glielo permette.

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lunedì 8 febbraio 2010

Le chiavi per educare nella fede i bambini


(scritto per Catalunya Cristiana)

Al giorno d’oggi non c’è compito più difficile di quello di essere responsabili dell’educazione nella fede cristiana dei bambini. Spesso le difficoltà che si trovano in questo cammino finiscono per far delegare questa missione ad altre persone, come per esempio alle catechiste della prima comunione o in qualche caso alla scuola.

Oggi c’è bisogno di riaffermare con urgenza il valore fondamentale che gioca la famiglia nell’educazione cristiana dei bambini, incarnata in quella “nuova evangelizzazione” che ci ha raccomandato Giovanni Paolo II. Il primo nucleo dove il bambino esperimenta la gioia di una vita nella fede e l’esperienza di Dio come Padre amorevole dovrebbe essere l’ambiente familiare, dove si forma la sua coscienza, il suo carattere e la sua attitudine di fronte alla vita. Non si può risolvere la questione con qualche sermone o partecipando alle feste religiose comandate; c’è bisogno ogni volta di più dei genitori, maestri ed educatori compromessi con un senso cristiano della vita, affinché i bambini non solo possano ricevere informazioni sopra Gesù ma soprattutto possano “respirare” la presenza dell’ Emmanuele, del Dio con noi. Essere padre o educatore non è semplicemente un compito: è principalmente una vocazione alla quale Dio ci chiama, una missione che dobbiamo ri-scoprire per poter essere evangelizzatori attivi con i nostri piccoli.

Le chiavi per educare nella fede i bambini si ritrovano nell’assumere questo ruolo vocazionale e nel sentirsi responsabili dell’ambiente nel quale il bambino si muove, cresce ed esperimenta. Se noi come cristiani siamo chiamati ad essere immagine viva dell’amore di Dio, ancora di più dobbiamo trasmettere questo senso della vita: essere amorosi, comprensivi, presenti, fermi in ciò che è necessario e flessibili in ciò che è convenzionale, essere delle guide nel cammino senza schiacciare o proiettarci in loro, affinché possano esperimentare la libertà di essere figli di Dio. In questo grande compito condiviso, è opportuno permettere che i bambini abbiano il loro tempo per assimilare e crescere. Ogni cosa tiene il suo tempo e non tutti i bambini rispondono allo stesso modo; ognuno di loro è unico e richiede un avvicinamento “unico”.

Si hanno bisogno di persone capaci di svegliare nei bambini la loro parte trascendente, per esempio attraverso i racconti e le storie della stessa Bibbia (Sansone, Davide, Gesù), per accendere in loro la scintilla della fede. Loro, i bambini, sono capaci di captare ciò che a volte sfugge alla comprensione dei teologi: il significato del sacro, il coraggio, il sacrificio, la lealtà, i rituali e perfino la drammaticità di alcune scelte della vita, resteranno impresse e formeranno la loro futura visione delle cose. Gesù lo ha detto esplicitamente: “Di quelli come loro è il Regno dei Cieli” (Mt 19:14).

E’ conveniente ricordare una frase assai opportuna di Giovanni Paolo II: “per il bambino appena c’è distinzione tra la madre che prega e la preghiera: soprattutto, la preghiera possiede un valore speciale perché prega la madre”. Il nostro amore, la nostra coerenza, il nostro esempio di vita cristiana e il nostro coraggio nello sfidare i metodi e i valori della società, sono il miglior passo per creare nei bambini una predisposizione all’azione di Dio.Al giorno d’oggi non c’è compito più difficile di quello di essere responsabili dell’educazione nella fede cristiana dei bambini. Spesso le difficoltà che si trovano in questo cammino finiscono per far delegare questa missione ad altre persone, come per esempio alle catechiste della prima comunione o in qualche caso alla scuola.

Oggi c’è bisogno di riaffermare con urgenza il valore fondamentale che gioca la famiglia nell’educazione cristiana dei bambini, incarnata in quella “nuova evangelizzazione” che ci ha raccomandato Giovanni Paolo II. Il primo nucleo dove il bambino esperimenta la gioia di una vita nella fede e l’esperienza di Dio come Padre amorevole dovrebbe essere l’ambiente familiare, dove si forma la sua coscienza, il suo carattere e la sua attitudine di fronte alla vita. Non si può risolvere la questione con qualche sermone o partecipando alle feste religiose comandate; c’è bisogno ogni volta di più dei genitori, maestri ed educatori compromessi con un senso cristiano della vita, affinché i bambini non solo possano ricevere informazioni sopra Gesù ma soprattutto possano “respirare” la presenza dell’ Emmanuele, del Dio con noi. Essere padre o educatore non è semplicemente un compito: è principalmente una vocazione alla quale Dio ci chiama, una missione che dobbiamo ri-scoprire per poter essere evangelizzatori attivi con i nostri piccoli.

Le chiavi per educare nella fede i bambini si ritrovano nell’assumere questo ruolo vocazionale e nel sentirsi responsabili dell’ambiente nel quale il bambino si muove, cresce ed esperimenta. Se noi come cristiani siamo chiamati ad essere immagine viva dell’amore di Dio, ancora di più dobbiamo trasmettere questo senso della vita: essere amorosi, comprensivi, presenti, fermi in ciò che è necessario e flessibili in ciò che è convenzionale, essere delle guide nel cammino senza schiacciare o proiettarci in loro, affinché possano esperimentare la libertà di essere figli di Dio. In questo grande compito condiviso, è opportuno permettere che i bambini abbiano il loro tempo per assimilare e crescere. Ogni cosa tiene il suo tempo e non tutti i bambini rispondono allo stesso modo; ognuno di loro è unico e richiede un avvicinamento “unico”.

Si hanno bisogno di persone capaci di svegliare nei bambini la loro parte trascendente, per esempio attraverso i racconti e le storie della stessa Bibbia (Sansone, Davide, Gesù), per accendere in loro la scintilla della fede. Loro, i bambini, sono capaci di captare ciò che a volte sfugge alla comprensione dei teologi: il significato del sacro, il coraggio, il sacrificio, la lealtà, i rituali e perfino la drammaticità di alcune scelte della vita, resteranno impresse e formeranno la loro futura visione delle cose. Gesù lo ha detto esplicitamente: “Di quelli come loro è il Regno dei Cieli” (Mt 19:14).

E’ conveniente ricordare una frase assai opportuna di Giovanni Paolo II: “per il bambino appena c’è distinzione tra la madre che prega e la preghiera: soprattutto, la preghiera possiede un valore speciale perché prega la madre”. Il nostro amore, la nostra coerenza, il nostro esempio di vita cristiana e il nostro coraggio nello sfidare i metodi e i valori della società, sono il miglior passo per creare nei bambini una predisposizione all’azione di Dio.