venerdì 12 febbraio 2010

Dove vai, Venezuela?


Scrivere del Venezuela è come analizzare una barzelletta rivestita con il dramma. Nonostante la storia finale del secolo scorso, c’è un uomo al potere nel paese dei Caraibi che lotta con tutte le sue forze contro la realtà e i fatti storici, richiamando un passato ideale che come già successe, una volta realizzato nel presente provoca distruzione, fame e violenza. Alcune settimane fa, Chavez si è dichiarato espressamente marxista (1): una parola che fa risuonare i gulag del nord della Russia e ricorda le spie dell’Est, viene ad incarnarsi di nuovo nel mondo attuale. Poiché il dramma di Cuba con i suoi 50 anni di comunismo reale non era sufficiente, dovremo di nuovo commentare la storia che si ripete, sempre “in forma di farsa” (questa frase è paradossalmente dello stesso Marx). Chavez non possiede né la visione strategica né l’intelligenza di Fidel: condividono lo stesso destino di morte, però tra di loro c’è un abisso. Freddo e calcolatore il primo, espressione del populismo più abietto e ignorante il secondo.

Il Venezuela sta sperimentando sulla propria pelle, la retorica del Socialismo del XXI secolo e della Repubblica Bolivariana: la cosa più tragicomica di tutto ciò è che quando nell’ultimo scorcio di gennaio Chavez faceva apertamente il suo outing, dichiarava candidamente allo stesso tempo di essere cristiano e di star cominciando a leggere “Il Capitale” di Marx. Sicuramente salterà i paragrafi del materialismo storico per non crearsi troppa confusione. L’ignoranza al potere è un arma a doppio taglio, e mettendo da parte il populismo e le parole vuote, il Venezuela sta soffrendo una grave crisi economica e sociale.

Dal Venezuela mi informano che la situazione è invivibile. I tagli e la razionalizzazione dell’elettricità sono frequenti e continui; anche l’acqua è razionalizzata e scarseggia, le strade di Caracas assistono ogni fine settimana a più di cento morti per omicidi con arma da fuoco. La teoria marxista applicata alla realtà sta trasformando la vita in un incubo. La vita quotidiana è un misto di rassegnazione, fatalismo e impotenza, che si aggiunge ad una società al limite della rottura sociale per la violenza di gruppi armati e impuniti.

La rivoluzione marxista bolivariana ha deciso di dar vita al piano per la “sovranità alimentare” (soberania alimentar, ndt) che si riduce alle espropriazioni sistematiche delle imprese private che producono alimenti, annunciate dallo stesso Presidente nei suoi discorsi televisivi, mentre le famiglie stanno cenando. La catena alimentaria Éxito ha sperimentato la mano economica del marxismo, vedendosi espropriare tutti i suoi bene per decreto del Goberno Nacional. Ai mezzi di comunicazione critici con il regime, viene intimata la chiusura: da poco la censura si è abbattuta su Radio Caracas Televisión Internacional (RCTVI) poiché non rispettava le leggi del Governo, ovvero non trasmetteva in diretta i discorsi del Presidente (2).

Espropriazioni, abolizione della proprietà privata, programmi educativi basati sul marxismo, milizie popolari di quartiere, chiusura dei mezzi di comunicazione, culto della personalità: Venezuela sta seguendo Cuba nel suo abisso. Nel mezzo delle proteste contro il regime, Chavez ha chiesto la collaborazione del Ministro cubano Valdés, considerato esperto in servizi di sicurezza repressivi e collaboratore della Stasi tedesca e del Kgb sovietico (4). Avrà molto da lavorare con i “borghesi fascisti traditori della patria” (5).

Nonostante le immense ricchezze petrolifere, Chavez ha dovuto svalutare la moneta (dollaro parallelo e dollaro petrolifero) rispetto al bolívar, fissando il tasso di conversione per favorire l’esportazione. Alcuni analisti notano che questo farà schizzare l’inflazione tra i 10 e il 15 punti percentuali, arrivando nel 2010 al 35% (6). Dettagli della differenza tra economia pianificata ed economia reale. Nell’Unione Sovietica queste differenze si risolvevano con l’aumento della produzione attraverso più ore di lavoro. Alla fine chi pagava il costo era sempre l’uomo, spesso con la propria vita.

Non si parla molto delle situazione del Venezuela in Europa, qualcosa si commenta in Spagna, però è poca cosa rispetto alla gravità della situazione. Il “mostro iraniano” occupa tutti gli analisti della politica estera. Che si occupino anche, un poco, del “mostro dei Caraibi”, se Israele glielo permette.

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2 commenti:

  1. Giusta analisi.
    Situazione molto critica in Venezuela nell'assoluta indifferenza dei paesi occidentali. Questa cambierà quando inizieranno forse le tragedie che porta con se il "socialismo reale": arresti in massa, omicidi, torture e carcerazione per gli oppositori. Qualcuno dice che sono già iniziate con la repressione delle manifestazioni studentesche e con la chiusura delle tv e radio non conformi al governo.
    Fino a che punto arriverà il tiranno? Strano che paesi come Spagna e Italia, che vantano una forte comunità di emigrati in quel paese, non abbiano niente da dire.
    luciano.lago474@gmail.com

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  2. Proprio cosi Luciano, nell'indifferenza totale assistiamo al ripetersi della storia. Nessun analista se ne occupa perchè tutto il suo zelo è impegnato nel contare le centrifughe atomiche dell'Iran e dopotutto un marxista non da fastidio quasi a nessuno in Italia. Fino a poco tempo fa il caudillo era riferimento per una buona parte della sinistra che si eccitava con il motto: "Un altro mondo è possibile".

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