
Abbiamo visto negli articoli precedenti due tentativi filosofici della negazione dell’uomo come entità ontologica, inglobandolo in un’Umanità che lo schiaccia fino ad annullarlo (Comte) o negando la sua natura specifica riducendolo a materia inanimata e informe, il cui unico fine è la libertà-libertinaggio per sfuggire alla sua informità (Sartre). L’ennesimo contributo alla morte dell’uomo è di un professore di bioetica di Princeton, noto per i suoi libri sulla difesa degli animali e sulla nuova etica pratica della felicità. Mi riferisco a Peter Singer, riferimento filosofico del governo Zapatero, che ha confessato di aver letto i suoi libri e di apprezzarlo. Il rovesciamento dei valori classici dell’Occidente è chiaro fin dal principio nei testi del professore australiano. Singer inaugura la nuova etica pratica che porterà l’uomo alla felicità: bisogna passare dall’etica della sacralità della vita a un’etica della qualità della vita. La nuova etica di Singer si definisce “utilitarista” e riconosce il debito ideologico con il padre dell’utilitarismo, Jeremy Bentham: “La capacità di soffrire è la caratteristica che conferisce ad un essere il diritto di un’eguale considerazione”. Il dolore misura la qualità della vita. Per questo gli uomini sono dei razzisti, o especisti come li chiama Singer poiché danno più valore al dolore umano che a quello animale, perché antepongono il proprio dolore a quello degli animali che dimostrano di poter soffrire. Un cavallo sobbalza per un calcio, un cane sembra piangere quando il padrone scompare. L’uomo e l’animale sono sullo stesso piano poiché entrambi provano dolore. Coloro che mangiano carne animale, che si dedicano alla caccia, che fomentano la sperimentazione sugli animali sono dei razzisti, degli especisti da esecrare, assassini e torturatori. L’uomo, prodotto dell’evoluzione cieca, figlio di una scimmia fortunata, si comporta da sempre da razzista e ha creato un’etica discriminatrice verso i suoi fratelli animali, soprattutto i primati, parenti più diretti ma meno fortunati di noi. E’ doveroso, manifesta Singer, ampliare i diritti umani anche agli scimpanzé e ai babbuini: “Tutti gli animali sono uguali”, nel mondo evoluzionista non c’è spazio per le differenze sostanziali tra uomo e animale, siamo tutti sullo stesso piano evolutivo. In questa nuova etica, chi soffre possiede una minore qualità di vita, e coloro che non hanno coscienza di questo dolore non possono essere considerate persone. Addio vecchietti rincoglioniti rinchiusi negli ospedali a spendere fondi pubblici, addio embrioni senza coscienza né vita! Una vita con dolore o senza la coscienza del dolore, non vale la pena di essere vissuta. Il metro deve essere la quantità di felicità presente nel mondo: eliminare una persona che soffre, è un aumento in tal senso. Cosi come un feto non ha coscienza del proprio dolore, cosi anche i bambini fino a una certa età non possiedono questa coscienza, non sanno se vogliono o non vogliono continuare a vivere e sono alla stessa stregua del feto. Il metodo di giudizio per la loro vita sarà la felicità (o l’assenza di dolore) che la loro esistenza comporta nel mondo. Per questo dice Singer, “nel caso di un bebè affetto da sindrome di Down o la cui vita sia iniziata in condizioni difficoltose, i genitori dovrebbero essere liberi di uccidere il bambino durante i primi ventotto giorni di vita”[1]. Nell’etica della qualità della vita anche l’infanticidio è licito: e come specifica Singer le restrizioni che la legge impone sull’infanticidio sono dovute più che altro all’orrore che esso produce tra le persone piuttosto che alla “malvagità che intrinsecamente implica uccidere un bambino”[2]. L’uomo ridotto ad animale deve abbandonare l’idea che la sua vita sia sacra: nessun essere umano, handicappato, in coma, appena nato, “possiede un diritto alla vita tanto forte quanto quello degli esseri capaci di considerarsi a se stessi come entità differenti che esistono nel tempo”[3]. La conclusione è diretta: un orangutan adulto merita di vivere più di un bambino, ha maggiore qualità di vita e coscienza di sé. In definitiva qualsiasi cosa minaccia la felicità complessiva del mondo (un handicappato, una persona in stato vegetativo, un dolore) deve essere soppresso. Bisogna aiutare a morire questi esseri, cosi non soffriranno più né loro né le persone che gli sono vicine. Il dolore per Singer è un senza senso, insopportabile e aberrante, deve essere sradicato dalla faccia della terra: per questo il Dio cristiano lo ripugna perché si è sacrificato per tutti, ha donato la sua vita, si è fatto immagine del dolore per ottenere la redenzione. Il classico refrain buonista e filantropico: “Se esistesse Dio non permetterebbe la sofferenza inutile degli innocenti”[4]. E allora ben venga la morte, l’eugenesia, l’eutanasia, bisogna ripulire la terra dal dolore.
“Quando la morte di un bambino disabile conduce alla nascita di un altro bambino con maggiori prospettive di avere una vita felice, la quantità di felicità totale sarà maggiore se si uccide al bambino disabile”.[5]
Si deve essere più selettivi, non c’è pietà nello sradicare la malformazione e il dolore dal mondo. E pensare che giuriamo ogni giorni di difenderci dal nuovo nazismo, però deve ripresentarsi con i baffi e parlare tedesco. Singer è il darwinismo compiuto fino alle sue estreme conseguenze, è il Cartesio dei nostri giorni, più feroce e letale. Cosi come Cartesio aveva confuso la persona umana con la sua capacità di pensiero (Cogito ergo sum), cosi Singer confonde il soggetto con la coscienza. Un essere senza coscienza non è un essere, e per questo si può e si deve uccidere. L’uomo per Singer è una cosa pensante (res cogitans) invece di un soggetto che possiede una coscienza. E’ il ribaltamento del pensiero occidentale, della filosofia greca, romana e cristiana. Singer vende milioni di copie con i suoi libri, seduce e conquista i lettori medi, che si fanno volontari carnefici del nuovo millennio, arriva allo strato popolare spesso irraggiungibile dal pensiero filosofico. Il suo libro “Liberazione animale” ha venduto più di un milione di copie perché possiede tutti quei luoghi comuni che caratterizzano il modernismo, e che contraddirli significa o l’autocensura o l’isolamento di chi li critica: darwinismo, edonismo, utilitarismo, filantropia sono i pilastri incontestabili della nostra società. E allora teniamoci stretto Singer e la sua ascia assassina, fino a quando non toccherà anche a noi soccombere di fronte alla nuova Etica Pratica. Perlomeno, fino a quel momento non fatevi paladini dell’Occidente, non difendete l’Europa, non sputate sangue sull’Iran e sul mondo musulmano. Un popolo, un sistema di valori, un gruppo che non ha più identità, che disprezza le sue origini e la sua tradizione cristiana, che uccide i propri figli è giusto che sia conquistato perché non sa più chi è e non può proporsi come guida morale. Gli è rimasto solo il suo nichilismo imbiancato e politicamente corretto tra le mani.