mercoledì 26 gennaio 2011

Saremo tutti giudicati


Anche dalla Spagna si assiste allo spettacolo che proviene dallo spioncino delle ville di Berlusconi. La curiosità morbosa sulle abitudini sessuali di un Presidente del Consiglio senza prostata e i pettegolezzi di strada sui favori concessi alle sue ancelle accompagnano l’ultimo Berlusconi che è la parodia di se stesso, una recita pacchiana che avrà conseguenze indelebili per il nostro paese. Pochi giorni fa aprendo La Vanguardia (noto giornale spagnolo), a pagina 3 trovavo il faccione di Silvio cerato e sudato con uno speciale di tre pagine sulla situazione in Italia, sulla responsabilità del Vaticano che ha dato il suo appoggio per mantenere il vita il governo e che chiudeva con l’intervista di un certo Professore inglese che insegna all’Università di Firenze, piena di luoghi comuni sull’Italia, sul ritardo della nostra legislazione in tema di diritti e sulle continue ingerenze del Vaticano nella politica italiana. Chiudeva auspicando un ribaltone a favore di Fini e Casini. Quello che sta succedendo in Italia sembra rispondere ad un chiaro disegno trasversale che ha scelto che per Berlusconi è arrivato di finire la sua carriera politica.

Nella decadenza italiana sembra incredibile dover prendere le difese di un vecchio sessuomane, che ha infangato il voto, la fiducia di milioni di elettori, cha ha contribuito a portare in televisione il peggio della società italiana e che non riesce a pensare un paese senza la mentalità di un venditore di aspirapolveri o come un direttore di un baraccone di periferia, soffocato dai suoi vizi e ricompense, modello pervertito del buon nonno italiano, che in cambio di una toccatina e servizi vari elargisce ministeri, cariche pubbliche e ricompense a delle “povere ragazze” direttamente dalle sue tasche.

Nel vocabolario del tramonto berlusconiano c’è tutta la tristezza che trasuda dalle parole che si odono nelle intercettazioni, come il neologismo primitivo bunga-bunga, o la cafonaggine che si respira nella parola “briffare” per dire “mettere al corrente di una certa situazione”. Come se di certa tracotante ignoranza e piccolezza non sia intriso il nostro paese. Ma anche mentre si assiste al ludibrio pubblico si rimane nel dubbio se stiamo assistendo a una prima serata del Grande Fratello su Canale 5 o al tramonto di una carriera politica.

Nei due dossier passati alla Camera dalla Procura di Milano ci sono più di 600 pagine di dialoghi, appuntamenti, celle di posizione, congetture, supposizioni, gemiti.

Ma vi sembra normale a voi che la magistratura impieghi varie procure e soldi pubblici per intercettare il Primo Ministro di un paese, controllare i telefoni di lui e dei suoi invitati? Non sembra una certa eversione? La parola “colpo di Stato” dovrebbe almeno per un secondo balenare nelle nostre menti. Se tutto ciò vi sembra normale, sicuramente non avrete problemi a fare una passeggiata in Cina e restarvi per qualche mese per sentire il brivido del controllo sulla vostra schiena o perché no in Cambogia ad assaporare l’ebbrezza dell’orecchio del giudice sulle vostre conversazioni. Non si capisce come questo possa essere eluso dal dibattito pubblico che si riduce ai pettegolezzi, alle dicerie, ai lettoni o alle macchiette di un premier alle ultime battute. Perché il giorno in cui Berlusconi sarà nella sua Hammamet, in Italia i giudici porranno in pratica tutto il potere acquisito con il beneplacito della popolazione, e nessuno sarà in grado di toglierglielo e nemmeno loro saranno disponibili a rinunciarvi. Sarà l’instaurazione del comunismo moderno, dove non ci sarà più bisogno del delatore di Stato, ma basteranno la tecnologia moderna e l’orecchio lungo del giudice. Perché ogni cittadino se ascoltato per ore e ore nelle sue conversazioni può dire una frase, una battuta o qualsiasi cosa passibile di denuncia se tolta dal contesto e soprattutto sotto l’arbitrio di giudici che non ammettono limitazioni alla loro discrezione. Saremo così colpevoli fino a prova contraria, tutti condannati in partenza e poi costretti a dimostrare l’innocenza. E`il capovolgimento dello stato di diritto, del quale ci vantiamo nelle bombe che cadono sui talebani afgani o quando diamo lezioni di diritti umani al premier cinese. Senza rendercene conto cediamo porzioni di libertà sempre maggiori a un potere anonimo e burocratico, al Leviatano che viene a governarci più duramente del vecchio mostro. Stranamente tutti poteri non eletti, che prendono decisioni senza che nessuno lo abbia chiesto e che se ne infischiano di ciò che rimane della democrazia. La democrazia moderna è diventata l’oligarchia dei poteri non eletti: Unione Europea, magistratura, Goldman Sasch, Corte Internazione, Banca Mondiale, FMI. Strano caso, ma proprio durante gli anni in cui siamo stati più convinti di essere liberi il controllo sui cittadini è aumentato: la presenza della polizia e delle forze dell’ordine sono cresciute esponenzialmente; non avviene una comunicazione che essa non sia intercettata o registrata tanto elettronica che telefonica; è divenuto praticamente impossibile l’esercizio della libera professione o dell’esercizio commerciale senza che non ci siano una serie di controlli, leggi ed ispezioni ad impedire il progetto (per non parlare del fisco). Per questo, la magistratura che intercetta per anni, controlla, segue, indaga per trovare il delitto nelle parole e negli spostamenti della prima carica istituzionale non fa notizia, ma è diventata la salvezza collettiva, sospinta da quella sinistra che prosegue nel mito dei sanculotti, forche alla mano e sentenza per acclamazione. Finiremo così per arrivare all'obiettivo: introdurre il reato d’intenzionalità con l’aggravante di un moralismo puritano. Ci saranno poste domande del tipo: “Lei ha mai pensato di tradire sua moglie? E di uccidere il suo vicino di casa?”. Il reato sarà nella coscienza e non più nell'azione. Sembrerà paradossale ma credo che il cammino sia questo: una volta abolito il principio d’innocenza e della libertà umana, il prossimo passo sarà il controllo delle coscienze. Lo stato avanzato del problema si nota proprio nell'indifferenza generata dal problema del potere usurpato dalla magistratura in Italia. Il “minuto d’odio” ha accecato anche l’ultimo barlume della nostra libertà. Ma non dovrebbe farci preoccupare questo tipo di potere illegittimo, usurpatore, che spia e non si lascia toccare, che accusa senza essere accusata? Siamo proprio sicuri che tolto Berlusconi, questi che oggi usurpano il potere saranno disposti a lasciarlo di nuovo, se non al popolo, almeno al potere politico? Il problema di Platone nella Repubblica era proprio di rispondere alla domanda “chi giudica i giudici”. Noi abbiamo invertito i termini: “che i giudici giudichino tutti” poi vedremo chi è innocente. Senza renderci conto che questa è la fine della democrazia e l’inizio del regime, quello vero.

4 commenti:

  1. Mi sembra che si vada un po' oltre paragonando quel che succede in Italia con Cina ecc e pensando che quando Berlusconi sarà nella sua Hammamet i giudici "comunisti" avranno finalmente compiuto la missione del golpe.
    Forse è il caso di riflettere su chi ci ha portato a questa situazione fin dal 1994 dividendoci fra buoni, amorevoli e salvatori della patria (berlusconiani) e cattivi, pieni d'odio e distruttori della patria (chi non la pensa come Berlusconi).
    Forse conviene riflettere su come mai siamo arrivati a perdere 20 anni fra berlusconiani e non lasciando avanzare un movimento come la Lega Nord e IDV e grillini, senza che nessuno abbia più pensato alla Politica, ad un nuovo modo di fare Politica, ad un nuovo progetto Cristiano nella Politica.
    Non voglio annoiare, ma penso che il ventennio berlusconiano sarà giudicato dalla storia come il peggiore della storia italiana e, azzardo, anche peggiore del ventennio mussoliniano.
    Ernesto Miragoli, Como
    miragoli@hotmail.it

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  2. Sono d’accordo Ernesto che ci troviamo in una società e una politica che non contempla la nascita di un progetto cristiano nella politica. E’ chiaro a tutti che Berlusconi ha gettato al vento una possibilità politica che nessun governo nella storia d’Italia dopo il fascismo ha avuto: compiere quelle famose riforme strutturali al sistema Italia spinto da una maggioranza che nel 1994 (dopo i famosi referendum popolari) lo aveva investito di questa missione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti; ma non sottovaluterei la situazione che ha creato il vuoto politico che ha dato vita ai governi Berlusconi che di fatto ha fatto cadere dopo Mani Pulite il progetto delle toghe in Italia: mantenere il controllo sul sistema politico attraverso gli strumenti costituzionali a loro disposizione. L’astio della magistratura contro Berlusconi è dimostrato proprio dal comportamento della magistratura di fronte ad altri esponenti politici ed imprenditori colpevoli di pari e peggiori delitti e dell’accanimento sulla situazione giuridica del Berlusconi (ne ho parlato in un altro post sulla magistratura: http://sedconfidite.blogspot.com/2009/10/la-magistratura-in-italia.html). Una domanda è quanto meno lecita sulle reali intenzioni della magistratura che nel suo intento sta sfasciando lo stato di diritto.
    Questo naturalmente non giustifica il comportamento e la delusione del politico Berlusconi e il fallimento tremendo del mandato popolare da lui affidato. Però qui ci ritroviamo nel dramma tutto italiano, nello scegliere tra una politica infima, amorale e mediocre (con gli interessi stranieri come avvoltoi pronti ad entrare in scena) e una magistratura privilegiata che rivendica un potere dello Stato che non gli compete, e che abusa del suo potere per concorrere e scavalcare il voto popolare. Mediocrità e corruzione contro abuso del potere e controllo delle libertà individuali. Poi sulla corruzione dei costumi italiani, lo stato penoso delle alternative politiche (Lega e FLI), la demenza giustizialista di massa (grillini e IDV) ci troviamo d’accordo che siamo in una situazione paradossale. Ma non possiamo incolpare unicamente a Mediaset e ai suoi programmi. Considero che Berlusconi sia un prodotto infimo di questo sistema ma non credo l’unico artefice. Cadremmo in una sorta di riduzionismo che non sarebbe utile per analizzare la situazione.

    Saluti Cordiali.

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  3. Ciao Ste, salve Ernesto.

    Mai avrei creduto che un giorno mi sarei trovato a difendere Berlusconi, eppure eccomi pronto all'apologo di un uomo politico che è tutt'ora la 'speranza' di milioni di italiani. Cominciamo dal principio: il nome di Berlusconi non è degno di comparire al fianco dei grandi statisti della storia d'Italia, e per certo non è un esempio illuminante di condotta morale e/o politically correct; ma è, dal 1994 ad oggi, l'unica personalità in grado di mantenere a galla il sistema politico nazionale. Ecco, questo è il vero grande pregio del premier. Riflettiamo su ciò che è accaduto negli ultimi venti anni. Tangentopoli non è stata soltanto un picco di giustizialismo della magistratura italiana nei confronti della classe dirigente che aveva guidato il Paese sin dal dopoguerra ma è stata, soprattutto, una manovra di 'aggiramento' istituzionale che i cd. Progressisti di allora cercavano di realizzare a spese dei partiti dominanti, e ciò per una sorta di malcelata ambizione governativa. Non c'era mai stato un esecutivo "di sinistra", in Italia, e questo agli occhi dei dirigenti del vecchio PDS appariva come un evento nefasto per le sorti del Belpaese. Non è qui la sede per approfondire questa mia opinione apparentemente intrisa di banalità e parzialità, né quali fossero in dettaglio le analisi e i progetti degli pseudo-golpisti. E' importante però sottolineare (prendendo per valida la suddetta ipotesi) quale fu la sorpresa successiva alla "discesa in campo" berlusconiana: sparita la DC, fatto fuori il capro espiatorio nella persona di Craxi, il campo era ormai sguarnito; e invece ecco Berlusconi, ecco la svolta di Fiuggi, ecco la crescita della Lega! Si tenga in considerazione la frase, peraltro certamente populista, con cui Berlusconi lanciò l'anatema contro tutti i 'comunisti' in diretta televisiva: se da un lato essa ammiccava maliziosamente al vuoto elettorare post-Tangentopoli, dall'altro potrebbe benissimo essere stata pronunciata oggi, a distanza di quasi venti anni, non più come 'aggressione' politica ma come testimonianza della difesa (a oltranza) contro le reiterate velleità di chi s'è visto soffiare il giocattolo dalle proprie mani quando già s'andava pregustando un troppo a lungo atteso divertimento. Secondo me sta tutto qui: ecco allora la pletora dei processi o dei capi d'accusa, ecco le sante alleanze per riprendersi lo scettro, ecco l'anti-berlusconismo che, a mio parere, è nato prima del berlusconismo (con ciò smentendo l'assioma cardine del pur lodevole tentavivo di Vendola atto a spostare l'attenzione da Berlusconi al berlusconismo, del quale il primo ne sarebbe un prodotto). Mi rendo conto di essermi dilungato troppo e di aver detto poco in concreto, perciò chiudo il circolo sottolineando che non ho intenzione (né credo l'abbia tu, Ste, e sicuramente non ce l'ha Berlusconi) di affermare che sia la magistratura ad essere eversiva ma che(spesso lo si ascolta, eppure non gli si dà importanza) lo siano solo quei magistrati i quali, in nome delle proprie radici e degli attuali e vivi nessi socio-politici, non hanno digerito ancora lo smacco di aver perso il potere prima ancora di averlo conquistato.

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  4. Speriamo che la celerità con cui Berlusconi sarà giudicato (80 giorni) almeno possa far emergere la differenza di trattamento di questa magistratura con altri casi, come quelli di D'Alema e il processo Arcobaleno per gli appalti in Kosovo (dopo 11 anni in attesa ancora di processo e presto in prescrizione) o di Fini che elargisce format Rai alla casa produttrice della suocera o case del partito a cognati vari attraverso paradisi fiscali.

    Poi sul berlusconismo proposto da Vendola credo sia fuoriviante. Senza togliere nulla al fenomeno sociale Berlusconi, credo che la deriva dei costumi e della morale sia da rintracciare nella pseudorivoluzione del '68-69, dove sono state gettate le basi culturali del moderno relativismo, edonismo e nichilismo. Però credo siamo già in un altro discorso che varrebbe la pena affrontare singolarmente.

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