mercoledì 14 ottobre 2009

Taizé e l'ecumenismo


Sono appena tornato da una tre giorni nella comunità Ecumenica di Taizé (1), in Francia. Mi è difficile parlare di questo tipo di vita comunitaria e di questo esperimento ecumenico tra la Chiesa Cattolica e quella protestante. Personalmente, credo nella Tradizione Cattolica e conosco i limiti e la distanza che separano la Chiesa di Roma da quella luterana. Non sono neanche partitario di un ecumenismo semplice e riduttivo che pone in dubbio il Magistero della Chiesa Cattolica e del primato di Pietro.

Soprattutto il riconoscimento di Pietro e il valore dato all’Eucarestia, presenza Reale di Gesù nel pane e nel vino sono i punti cruciali della secolare divisione. Il protestantesimo, nei suoi limiti morali e sacramentali, è un gradino più in basso rispetto alla Chiesa Ortodossa per una piena comunione con Roma e il Magistero Cattolico.

L’esperimento di Taizé, per quanto discutibile su molti punti, mi ha dato occasione per alcune riflessioni. Il tentativo di conciliare ferite del passato e distanze teologiche credo sia uno sforzo notevole, per essere “uno” come Gesù ci chiede a tutti coloro che sono chiamati a seguirlo. Una cosa mi ha lasciato in un profondo stato di riflessione: la celebrazione dell’Eucarestia. Tralasciando per un momento gli sforzi liturgici e le forzature (il Credo recitato a metà – “la Chiesa una santa, cattolica, apostolica...” – è un esempio), e credendo nella validità dell’Eucarestia celebrata, mi sono sentito molto rattristato nel vedere i protestanti comulgare con il pane “luterano”, semplice ricordo dell’ultima cena e non Pane di Vita eterno e Presenza Reale di Cristo. Un po’ come lo sguardo di Gesù verso il ricco che non poteva dare tutto ai poveri e seguirlo: in quello sguardo raccontato dall’evangelista, Gesù sentì amore per quella condizione del giovane. Credo di aver sentito qualcosa di simile: mentre andavo a comulgare sentivo compassione e misericordia per quei fedeli protestanti, che disposti nella buona fede, non riconoscevano la presenza di Gesù proprio lì accanto a loro, a pochi metri e “si accontentavano” di un pane benedetto. Avrei voluto gridarglielo, che c’era accanto a loro un tesoro di cui non si accorgevano. Credo che la piena conversione del protestantesimo passa inscindibilmente attraverso dell’Eucarestia, celebrata con pienezza solo nella Chiesa Cattolica. Riconoscere Gesù presente nel Pane consacrato è il primo passo per un cammino di riconciliazione con la Chiesa di Roma.

Da questa esperienza esco con due certezze: la prima che abbiamo il dovere come cattolici di difendere l’integrità e la pienezza del Magistero e della Salvezza all’interno della Chiesa Cattolica, mostrando la testimonianza più profonda e grande che abbiamo: l’Eucarestia. In secondo luogo, mi ha rallegrato la presenza di molti giovani che ho visto entusiasti di servire, lavando i bagni, sgrassando le pentole, rifare i letti, preparare il mangiare per i loro coetanei, alzarsi alle 6 del mattino per correre all’alba ed assistere alla prima preghiera del giorno. Non me la sento di condannarli dal pulpito e biasimarli. Sicuramente sono molto meglio di molti nostri giovani, rinchiusi in barricate e giardinetti mentre consumano droga e alcool, senza sogni e senza slanci.

Certo si può e si deve migliorare, esplicando con chiarezza e carità quei punti fondamentali che separano i protestanti dall’accettare il Magistero del Papa e della Chiesa Cattolica. Forse la storia del Frate Roger (fondatore della comunità) può aiutare a dare speranza: nato protestante, ha ricevuto la comunione il giorno del funerale di Giovanni Paolo II. Più tardi disse che il suo desiderio più profondo era trovare Gesù in quell’Ostia, e che lo aveva trovato nella Comunione ricevuta dall’allora Cardinal Ratzinger. Poco tempo dopo è stato ucciso nella Chiesa di Taizé da una squilibrata con molteplici coltellate.

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1) http://www.taize.fr/it

venerdì 9 ottobre 2009

La Destra: un possibile percorso per il futuro


Nella maggior parte dei paesi d’Europa ci sono coalizioni di destra sono al governo; prendiamo ad esempio la Germania della indistruttibile Merkel o la Francia dello sceriffo innamorato Sarkozy, per non parlare della nostra Italia. La situazione sembrerebbe rosea per i conservatori del vecchio continente ma pochi riescono ad intravedere all’orizzonte un possibile disastro: la destra costretta a divenire sinistra per restare al comando. O meglio, siamo sicuri che l’ideologia liberale-liberista sia di destra, e che politici come i sopraccitati, siano ugualmente “di destra” ?

Per prima cosa l’ascesa inarrestabile di Fini in Italia ci indica una cosa : il popolo di sinistra incapace di governare attraverso il parlamento ha ormai scelto il suo leader dopo anni di feroce monoteismo culturale. L’unica strada possibile è un uomo di “destra” che fa una politica di sinistra (senza virgolette).

Ma perché questa superiorità culturale ? Da dove nasce ?

Vorrei elencare ora una serie di nomi di persone che hanno fatto la storia della cultura e che non sono propriamente di sinistra : Platone, Aristotele, Sant’ Agostino, Dante, Hegel , Nieztsche, Pound. Sette nomi che la sinistra culturale, con il partito comunista in testa, ha cannibalizzato (l’ultimo non ancora ma solo perché troppo recente) tanto che vengono usati come riferimenti politici (sic).

Ma come nota giustamente Veneziani, le persone di destra non leggono e le persone di sinistra non leggono scrittori di destra a meno che non siano “riciclabili”.

Che fare quindi? Di sicuro non utilizzando il parametro di sinistra della cultura di massa e popolare e questo bisogna dirlo chiaramente. Il post ‘68 ha solo creato una mediocrità culturale spaventosa con università piena di aitanti figli di papà, lauree regalate e macchinette del caffè circondate da aspiranti Jovanotti. Diciamo una cosa di destra senza paura: metodo Gentile. L’uguaglianza voluta dalla sinistra è in realtà il peggior razzismo sociale poichè i lavori pragmatici sono utili quanto quelli umanistici. Che lo studio ritorni qualcosa di specifico come tutti gli altri lavori.

Poi si parla di tolleranza liberale e della laicità dello stato: alla simpatica neutralità del pensiero debole opponiamo un pensiero forte, senza paura di scontrarsi, senza indugi di affermare una verità, quella dell’ordine naturale.

Dimostrazione totale dell’esistenza divina e della sua legge primaria: la vita. La sinistra vuole ridurre la fede a fatto privatistico creando una società pacificata, tranquilla, opulenta e rispettosa; in una parola laica. Quanta bella gente studiosa di educazione civica, succube della legge e di ogni dramma sociale e familiare! Meno padri per tutti e più lesbiche in comune a contrarre matrimonio. Noi invece che siamo cattivi dovremmo seguire alla lettera ciò che ci dice Ezra Pound: è impossibile credere in qualcosa senza invadere il terreno degli altri. Più idee forti per tutti , più vite piene ed individualità assolute.

Non serve essere clericali, anzi è necessario essere laici ma nel senso vero del termine, costruendo un rapporto di reale dialogo improntato sulla necessaria distanza tra uomini di stato e uomini di chiesa. Un dialogo tra poteri forti e non la sterile ribellione giovanile della sinistra anticlericale. Punto ancora più fondamentale, al costo di dover riscrivere la storia in senso oggettivo, ribadire le verità affossate dalla civiltà liberale, andare oltre la mentalità del male assoluto, in un senso e nell'altro. Né fascisti né antifascisti. Invece cosa dire dell’argomento legge? Dato che non siamo al grande fratello non servono le regole disumanizzanti, quelle lasciamole nell’Antico Testamento e nel suo sviluppo ultimo: il regime comunista.

Puntiamo tutto sui valori, sulla morale e sulla carità, ci troveremmo una società che non ubbidisce perché schiacciata dal leviatano, ma che punta verso l’alto, che è in armonia secondo la libertà umana che è quella di Dio.

Riconquistare inoltre la parola “differenza”: come nota giustamente Alain de Benoist la destra è il regno della differenza sociale, culturale, familiare, nazionale. La sinistra invece è il regno dell’uguale, del tutto ridotto a uno, della pace coercitiva. Non serviamo il mondo ma la Patria, l’insieme di tradizioni che hanno caratterizzato il nostro popolo, non andiamo verso una ideologia che serve solo per paralizzare la mente ma dirigiamoci verso l’idea, facciamola nostra. Se la destra in passato è stata o liberale o fascista , in futuro deve stare nel mezzo di queste idee senza mai toccarle.

Altrimenti rimarrà solo la dissimulazione.

mercoledì 7 ottobre 2009

La nostra eterna farsa


A questo punto credo che il popolo italiano sia un popolo interiormente assetato di sangue. Dopo la decisione sul Lodo Alfano, ascolto commenti entusiasti della sinistra, esultanze scellerate, cori da stadio contro il nemico pubblico. Sembra di star rivivendo il nostro passato nazionale, purtroppo con attori ben più mediocri di quelli anteriori, dando cos¡ conferma all’intuizione di Marx, che disse che la seconda volta, la storia, si ripete in forma di farsa, come nel momento attuale, dove i contendenti si sfidano a colpi di tangenti e blocchi trasversali di potere.

La prima volta è stata durante il fascismo ed in quei giorni il nostro dramma nazionale finì a Piazza Loreto, preda della giustizia sommaria del popolo, prima accondiscendente e poi imbarbarito contro la propria stessa scelta. Oggi si ripete in una farsa indegna: al posto di Mussolini c’è Berlusconi, al posto dei partigiani ci sono i magistrati e la sinistra tutta. Se questi ultimi potessero dar sfogo alle proprie pulsioni più profonde, Berlusconi sarebbe impiccato seduta stante davanti agli studi di Cologno Monzese.

La cosa più triste è vedere il nostro paese ridotto a colpi di sentenze, di imbrogli, di collusioni giacobine tra magistrati e politici, con la stessa scena ridicola del popolo che si lancia nelle braccia del liberatore. Un liberatore, il nostro, che sempre parla con uno strano accento straniero, che sempre si veste da agnello salvatore e pacifico per rivelarsi appena dopo, vero lupo della steppa.

La indegna conclusione del Lodo Alfano è il ripetersi della nostra storia, del nostro dramma che si ripete senza riuscire a riconoscerlo neanche quando sfila davanti ai nostri occhi. La questione di chi giudica i giudici e fino a che punto può spingersi il giudizio del giudice è cruciale in uno Stato. Per i pochi che sono riusciti a leggersi i pochi paragrafi del Lodo Alfano, troveranno quello che è una soluzione logica e ultima di fronte alla sovranità del potere politico su quello giudiziario. Non tanto perché Berlusconi sia innocente o perché io creda che non abbia pagato l’avvocato Mills o non sia implicato nello scandalo Cir-Fininvest. Qui il punto è che il disegno di legge pacificava per il lasso di tempo della durata della legislatura (ovvero due anni e mezzo, senza influire sulla prescrizione del reato) la vita politica del paese, che sta vivendo da anni una lacerazione profonda da guerra civile latente. I due blocchi portanti del sistema si stanno sfidando a colpi di sentenze e leggi.

Eluana Englaro in questo senso è stata una vittima di questa lotta tra poteri, con Napolitano nelle vesti del falso attore super-partes (il nostro, è Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, per potere conferitogli dalla Costituzione).

Il Lodo Alfano è una soluzione limite per un paese limite.

Forse l’unica che in questo momento avrebbe potuto sancire la superiorità del potere politico (eletto e popolare) su quello giudiziario (burocrata e non eletto): per i prossimi due anni avremmo avuto un governo con un mandato elettorale che avrebbe potuto governare in un momento delicato come quello attuale. Il suo Presidente del Consiglio sarebbe stato poi processato dagli avvoltoi che non aspettano altro di scuoiare la carogna che già puzza di morto. Se questi potessero, la sentenza sarebbe aperta al pubblico ludibrio, fino alla vendetta sanguinosa.

Ci ritroviamo alla fine, con un potere politico delegittimato, con il Presidente del Consiglio puttaniere e corrotto, e con il potere de facto alla magistratura. Allora ben venga Draghi e il suo governo tecnico, finalmente saremo di nuovo liberati dal dittatore. Ripetiamo la storia in forma di farsa, sembriamo affetti da un disturbo di ripetizione del lutto, oltretutto sostituendo gli attori di una volta, perlomeno all’altezza, con questi pervertiti sessuali e assassini senza coraggio.

Anche oggi c'è la maggioranza che esulta, con la mediocrità e il conformismo di sempre, sul cadavere dell’Italia in mano ai giudici. Io non ce la faccio, mi giro dall’altra parte. Non mi venisse da ridere davanti a questa farsa.

lunedì 5 ottobre 2009

Tentativi di isteria colletiva: il nucleare iraniano


Il caso dell’Iran è semplicemente un problema di isteria. Un sentimento diffuso nei pazienti psichiatrici con paranoia e disturbi della personalità. Ciò che impressiona di questa storia è come questo sentimento invada le notizie e i commenti dei capi di stato e dei giornalisti al loro soldo. Una visione dei fatti che sia in qualche modo oggettiva è impedita da sentimenti primitivi e irrazionali.

Come nei migliori pazienti affetti da disturbi della personalità, questi signori proiettano i propri fantasmi e desideri più nascosti nell’altro, in questo caso verso l’Iran.

Ricostruire la situazione a mente fredda è un buon esercizio per osservare la situazione in corso. Il contesto attuale del programma nucleare iraniano, nasce nella convinzione dell’esistenza di un islam fanatico, suicida ed irrazionale, che non conosce i limiti della civiltà, e che è disposto a tutto pur di annientare il mondo occidentale e voglioso di cancellare dalle mappe lo Stato di Israele. Questo tipo di Islam per la propaganda occidentale si incarna nelle Repubblica Islamica dell’Iran, la quale dotandosi del nucleare civile necessario al suo sviluppo, finirà certamente per sviluppare questa tecnologia fino ad un attacco mortale ad Israele, puntando alla sua distruzione.
Questo tipo di ragionamento, dal punto di vista politico è un assurdo storico e strategico, paragonabile secondo questo ragionamento, solo alla follia omicida di Hitler ed al nazismo. Non è un caso che il presidente Ahmadinejad sia stato spesso accostato ad Hitler, nel tentativo più truce di aumentare la pressione e distorcere l’immaginario collettivo. Solo un folle, oserebbe sfidare cosi apertamente Israele e Stati Uniti, sapendo i precedenti di sangue in Iraq, Afghanistan, Libano e Gaza. Per questo è necessario trasmettere il messaggio di un Islam feroce e sterminatore, e di un nuovo Hitler con il nucleare tra le mani.

Il nucleare iraniano è un gran pretesto per lo sfogo delle pulsioni ansiogene e paranoiche di Israele, affetto dal trauma della minaccia esistenziale alla quale deve rispondere per primo per non essere annientato.

Paradossalmente, nel Medio Oriente esiste solo un paese che è possessore di armi nucleari, finite e pronte per l’uso, e questo stato è Israele. Uno Stato autore di due guerre negli ultimi due anni, e con il forte sospetto di essere dietro anche alle ultime imprese americane in Iraq e Afghanistan. Oltretutto questo Stato si rifiuta di dichiarare apertamente la possessione di armi nucleari, nel classico segreto di Pulcinella: tutti lo sanno e tutti fanno finta di niente (1); anche Obama ha deciso di mantenere tale segreto, permettendo cosi a Israele di possedere oltre trecento testate atomiche senza essere firmatario del Trattato Internazionale di non proliferazione nucleare, in compagnia con la Corea del Nord e Pakistan, due stati membri dell’ “asse del male”. A queste condizioni, chi c’è da temere? Uno Stato guerrafondaio, che segretamente produce nucleare da quaranta anni, non lo dichiara e che non aderisce ai trattati internazionali sul nucleare? Oppure uno Stato che ha fatto l’ultima guerra nel diciottesimo secolo, con pochissimi alleati nella zona, che è aperto alle ispezioni internazionali e compie ogni trattato internazionale che regoli il nucleare? A voi la scelta.

Quello che è incredibile è la propaganda che ci dobbiamo sorbire ogni giorno leggendo i giornali e vedendo la televisione. Varie inchieste hanno scagionato l’Iran dall’accusa di stare costruendo armi nucleari invece di un programma civile di energia nucleare (2). Il 16 Settembre il settimanale Newsweek citava fonti di intelligence USA che dichiaravano l’assenza di novità nel programma iraniano, confermando il monitoraggio continuo delle novità nucleari in Iran (3) che tutt’oggi rimane invariato rispetto allo stato verificato nel 2007. Il 21 Settembre sempre Newsweek riportava l’intercettazione di una mail privata di un alto funzionario dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Nucleare (AEIA), Tariq Rauf, che scrivendo ad un esperto nucleare diceva che “si stanno facendo circolare di nuovo delle storie prive di fondamento come in Iraq (...) e che probabilmente Israele ha esagerato i progressi nucleari dell’Iran” (4). L’ayatollah Khamenei e lo stesso Ahmadinejad hanno più volte ribadito che lo sviluppo di un nucleare da guerra è contro i principi dell’Islam.
El Baradei, capo dell’AEIA visiterà il 25 ottobre la nuova centrale nucleare di Qom in un ennesimo controllo alle installazioni iraniane. Si è fissato un calendario di ispezioni per valutare lo stato di arricchimento di uranio delle centrali nucleari in funzione. La centrale di Qom (che sarà in funzione tra 18 mesi), conterà con appena 3000 centrifughe, trattando l’esafluoruro di uranio (UF6) al 5%, il che vorrebbe dire anni e anni per arrivare al 90% richiesto per creare un ordigno nucleare. Come già detto in questo sito, la base era nota dal 2007 all’intelligence di Usa e Israele ed è stata denunciata dallo stesso Iran, secondo i tempi e le regole del Trattato di Proliferazione Nucleare di cui è firmataria. In pratica l’Iran si è autodenunciata in un gesto di apertura benevola, e gli altri paesi l’hanno accusata di costruirsi il nucleare di nascosto. Infatti, secondo le regole del TNP avrebbe dovuto denunciare la nascita dello stabilimento di Qom appena 6 mesi prima della sua entrata in funzionamento, e ne mancano ancora 18 per entrare in funzione! E’ questo l’assurdo che stiamo vivendo. El Baradei ha detto che non ci sono prove dell’arricchimento di uranio a fini nucleari dell’Iran (5), e si è dovuto definire “preoccupato” per non svergognare tutti coloro che sventolano la minaccia certa del nucleare di guerra iraniano.

E’ importante di questi tempi rendersi conto che l’ossessione compulsiva e paranoica di distruzione israeliana si è unita, anche con Obama, con la tentazione statunitense di un’ennesima guerra per dare una svolta alla crisi economica irreversibile. Cambiare il punto di vista è la chiave per difendersi dalla propaganda che ogni giorno ci propinano.

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1)http://rete-eco.it/it/approfondimenti/europa-usa-etc/9158-ntenere-segrete-le-armi-nucleari-di-israele-obama-si-impegna-a-mantenere-segrete-le-armi-nucleari-di-israele-.html

2) http://atimes.com/atimes/Middle_East/KJ01Ak03.html

3) http://www.newsweek.com/id/215529

4) http://www.newsweek.com/id/215317

5) http://www.agi.it/news/notizie/200910041237-cro-rt11020-iran_elbaradei_no_prove_teheran_voglia_bomba_ma_preoccupati

giovedì 1 ottobre 2009

La magistratura in Italia


In Italia esiste un potere inadempiente, estremamente burocratico e criptico, che si erge oltretutto come portatore di equilibrio e moralità nel panorama italiano. Questo mostro burocratico che si sdegna per le parole di Brunetta (1) perché volgari e sguaiate, è la magistratura italiana.

Insieme a lei si sdegnano e scalpitano tutte le forze della sinistra, che trovano nel potere della magistratura, l’aggancio necessario per poter tornare al potere. Senza questa alleanza, e se le regole costituzionali lo permettessero, Berlusconi governerebbe cento anni, per colpa della pochezza e dell’approssimazione politica della sinistra italiana. Se non fosse che il Cavaliere è prigioniero delle sue fantasie sessuali che non riesce proprio a trattenere, saremmo di fronte ad un potere che finirebbe solo con la morte in pectore del Presidente.

Spesso si identifica Berlusconi come la causa di tutti i mali italiani. La mancanza di educazione e civismo, la volgarità onnipresente, la corruzione imperante, si dice, sono nate con la sua entrata in politica. Si crede che dall’arrivo di Berlusconi al potere, l’Italia abbia iniziato una lenta decadenza, di cui il Cavaliere è il principale responsabile. E’ questa un’idea diffusa nella sinistra italiana.

Senza voler difendere l’indifendibile Berlusconi, credo sia più opportuno cercare di indagare i mali profondi della società italiana, di cui il Cavaliere è un attore (importante) tra gli altri. Infatti rendere Berlusconi il capo espiatorio del male italiano, significa tapparsi gli occhi di fronte ad altri settori più o meno occulti di potere che malversano da tempo in Italia.
Di questi tempi criticare Berlusconi è lo sport nazionale, e c’è ben poco da aggiungere all’astio rabbioso di Repubblica e compagni vari, che non aspettano altro di tornare al potere, per coprire i loro affari. D’altronde non potendolo ottenere con metodi democratici, sono disposti a intavolare un bel governo tecnico di matrice straniera, con Draghi presidente, per poter perlomeno ciucciare un po’ di più dalla tetta statale. “Tutti meno Berlusconi”, è il motto della sinistra, che in combutta con la magistratura, ha chiamato Berlusconi in 2567 udienze,
ha mandato per 587 volte la guardia di finanza nelle sue aziende e ha iniziato un numero imprecisato di processi contro di lui. Per i compagni di sinistra niente di tutto questo, continuano indisturbati nel loro alone di giustizia e purezza, ben protetti dai loro amici giudici. Non si tratta qui di difendere Berlusconi, non è questo lo scopo dell’articolo. Si vuole fare una constatazione politica dell’ uso illegittimo del potere giudiziario, strumentalizzato a fini politici da una cricca di magistrati e politici che non sanno come togliere di mezzo una figura mediocre, che da quindici anni monopolizza la politica in Italia. Mai un processo ai sindacati, alle cooperative rosse, agli imprenditori amici della sinistra: per la magistratura essi sono innocenti a prescindere, il nemico comune è Berlusconi, e contro di lui si scagliano rabbiosi, incapaci di offrire una minima alternativa credibile, che non siano pacs, aborto, ambientalismo spiccio, piagnistei isterici e naturalmente antiberlusconismo, con quel tocco naif che lo rende insopportabile, sudicio e ipocrita. Loro, la casta giudiziaria, sono ingiudicabili; nessuno può entrare nel merito dei processi che portano avanti, delle assoluzioni arbitrarie, dei tanti processi per mafia e camorra che sono lì, accantonati o prescritti. Nessuno può dire ad un giudice, “Sei un incompetente, fatti da parte”, sarebbe ingerenza nell’esercizio del potere giudiziario e apriti cielo, in parlamento ci sarebbe una serie infinita di strappi di vesti con urla strazianti, si comprerebbero pagine di giornali esteri echeggiando l’arrivo della dittatura in Italia per poi finalmente ritirarsi in una ignobile fuga sull’Aventino. Ogni volta che si propone una riforma della giustizia, ecco che lo sdegno cresce, “la politica vuole controllare la giustizia”, “non si possono mettere le manette ai magistrati”, e cosi via. Anche Castelli ha dovuto in pratica rinunciare. Il quietismo è il segreto della casta.

Intanto loro, da casta parassita ed invisibile continuano con i loro privilegi. Vediamo un po’ di numeri significativi (2): il Consiglio di Stato conta 419 persone che costano 70 milioni di euro all’anno, il Presidente guadagna 220 mila euro l’anno e l’ultimo dei funzionari “solo” 65 mila. La Corte dei Conti ha circa 550 consiglieri, di cui l’ultimo guadagna 6 mila euro al mese. L’Avvocatura di Stato ha 780 dipendenti che costano 100 milioni di euro l’anno. I giudici arrivano a 250 mila euro l’anno. I privilegi speciali non si contano: vacanze per i bambini, sussidi per i furti in casa, appartamenti con vista sul Quirinale, automobile con autista, assistenti e segretarie di studio, bolletta telefonica a carico dei contribuenti, e per non farsi mancare niente delle pensioni d’oro, che arrivano a 15 mila euro al mese. Il costo totale degli stipendi dei magistrati italiani è di un miliardo di euro. Il 30% in più dei colleghi francesi.

Certo, Oltralpe non devono combattere la camorra come fanno i nostri tutori della giustizia, incapaci di muovere un dito per processare i boss di cui conoscono nomi e cognomi. Loro si dedicano alla lotta politica e malversano fondi pubblici per usare il processo come un’arma del terrore, di rivendicazione del proprio status di intoccabili. Non per difendere i cittadini o per rinchiudere i criminali.
Altri numeri: i magistrati di Cassazione assorbono la metà del miliardo d’euro, ai quali si devono aggiungere 2500 toghe che prendono lo stesso stipendio grazie alla legge per cui si fa carriera per anzianità e non per merito. Per non parlare degli scandali che si ripetono periodicamente per le denunce di brogli ai concorsi per diventare magistrati, dove sempre si finisce per favorire i figli e i nipoti dei giudici.

E poi si scandalizzano se Brunetta grida che la connivenza tra Anm (il sindacato dei magistrati) e il Csm è un mostro, perché perpetua una casta organizzata e trincerata nei suoi privilegi.

Come può, con questa basi morali, un sistema giudiziario arrogarsi il diritto di giudicare altre persone? Su che basi poggia la propria legittimità? Su Berlusconi, si può dire di tutto, però ha un mandato popolare, che piaccia o no. Questi non li ha chiamati nessuno, si atteggiano a perseguitati, gridano allo scandalo, si fanno voce della volontà popolare. Che facciano il loro mestiere di servitori dello Repubblica e non di ennesimi parassiti e traditori dello Stato.

Di questi, ne abbiamo già abbastanza.

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1)Brunetta ha definito nei giorni scorsi i magistrati come una casta fannullona e l’Anm un mostro:http://iltempo.ilsole24ore.com/politica/2009/09/29/1075404-brunetta_magistrati_fannulloni.shtml

2)http://centrodestra.blogspot.com/2007/08/privilegi-e-segreti-dei-magistrati.html