domenica 20 dicembre 2009

Complottismo senza ragione


Lo spazio abusivamente dato al video “shock” che dimostrerebbe come Berlusconi abbia orchestrato il lancio di una statuetta di cinque chili per mano di uno psicolabile, riassume perfettamente il livello a cui siamo arrivati. Il vero problema dei nostri giorni è la perdita della ragione, come capacità critica dell’uomo di fronte agli eventi: questo è il dramma a cui assistiamo. Avvenimenti, fatti, discussioni che appena 50 anni fa sarebbero state ritenute irrazionali oggi acquistano dignità da dibattito popolare. Segno del cretinismo dei nostri tempi. Quel video disponibile in YouTube e riportato dai giornali nazionali ed oggetto di commenti politici è nient’altro che un complottismo da spazzatura per opera di una persona che da anni ormai legge e si abbevera di antiberlusconismo, libertà di opinione e finti paladini della giustizia. Il video non dimostra niente, insinua senza documentare, allude senza provare niente in assoluto. E’ il tipico ragionamento da bar che ascende a discussione nazionale. Prima questo era perlomeno proibito dal buon senso. Un sano senso di vergogna faceva provare incomodità a persone razionali. Oggi per mano di un povero lettore di siti di fantascienza politica, senza né gli strumenti razionali né la preparazione necessaria per decifrare la complessa realtà, la massa viola anti-B trova la sua spiegazione irrazionale a ciò che è successo. E non importa più se siamo in un clima politico in cui di Pietro e Rosy Bindi dicano dopo l’accaduto che lui è un istigatore e l’altra che non faccia troppo la vittima; un clima che aspetta con ansia il ritorno di qualche gruppo ben armato e manovrabile per tornare ad eseguire gli ordini maggiori o magari sogna ancora quella corda di Piazza Loreto.

Il fatto più grave è che questa strategia avvantaggia coloro che hanno tutto da perdere confrontandosi con una vera coscienza critica e razionale, che revisiona la storia, che va a fondo agli eventi, documentando ciò che accade nei centri di potere. Proprio per la povertà del video, per la sua vacuità e insensatezza, anche le sane discussioni e dibattiti storici vengono catalogati come “complottismo”. La scadenza del video va a discapito di coloro che dedicano sforzi, studi, onestà intellettuale a scoprire la storia, la realtà, la politica attuale. Tutto il mondo della critica e della revisione storica, fatta di persone che hanno perso la vita in un archivio o in una biblioteca viene messa allo stesso piano di quel povero deficiente che vedendo il suo nemico grondare di sangue ha pensato bene di gridare: “Ci deve essere qualcosa sotto”. A quel punto il gioco è facile: “Sono gli stessi che negano l’11 Settembre”, e le tante persone che hanno scritto libri, fatto esperimenti in laboratorio, fisici, chimici, analisti, studiosi perdono ogni credibilità venendo accostati ad un cretino. O ricordo quando lo storico Ariel Toaff pubblicò “Pasque di Sangue”, uno dei primi commenti fu “E’ allo stesso livello dei negazionisti dell’Olocausto e dell’11 Settembre”. Pietra tombale per uno studio di valore che non doveva essere dibattuto. Purtroppo lui, in effetti, aveva studiato e spulciato archivi e testi dell’epoca compiendo un’opera con grande dignità scientifica. Ma questo nella perdita di ragione collettiva entra in secondo piano.

La tattica è quella di muovere l’attenzione dal dibattito storico pertinente al livello da bar, in cui ognuno può dar sfogo al suo diritto d’opinione e sentirsi rappresentato secondo i poveri strumenti che ha a disposizione. “E’allo stesso piano di…” , e il tutto viene screditato. Tattica vecchia ma sempre efficace. Se avessimo un poco di ragione in più ce ne accorgeremmo immediatamente. Anche l’antiberlusconismo attuale, rivestito dall’alone di purezza senza macchia di chi lo sbandiera, cosi spiccio, ripetitivo e ottuso è realmente il frutto di questa perdita della razionalità.

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1)http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_84d27532-ec75-11de-a048-00144f02aabc&vxBitrate=300 e http://www.corriere.it/politica/09_dicembre_19/guerzoni-internet-tesi-complotto_b1d6866a-ec73-11de-a048-00144f02aabc.shtml

sabato 12 dicembre 2009

Dietro al riscaldamento globale


Da Copenaghen e da tutto il mondo risuona all’unisono la preoccupazione per il cambio climatico in corso. Nel caso non vengano prese misure drastiche, ci dicono, tra 100 anni potrebbe non esistere la razza umana. Improvvisamente il mondo ha bisogno di un grande accordo tra i 192 paesi partecipanti al Copenaghen Climate Summit per salvare il pianeta, gli orsi polari, e le foche monache: a questo scopo bisogna ridurre drasticamente l'emissione di Co2 nell’atmosfera e scongiurare cosi la catastrofe. Nessuna parola sulla mancanza di prove scientifiche della relazione diretta tra l’aumento del Co2 e l’aumento delle temperature, nessuna parola su diverse teorie scientifiche che dimostrano come siano gli oceani e i vulcani a creare il ciclo secolare del clima, ben più influenti di tutte le attività produttive dell’uomo. Neanche si è sentito parlare del manifesto firmato da più di 31000 scienziati che smascherano i dogmi del global warming (1): “Non c’è nessuna evidenza scientifica che la produzione umana di diossido di carbonio, metano o altri gas naturali stia causando o causerà in un futuro prevedibile, catastrofi tali da danneggiare l’atmosfera terrestre o produrre un cambio climatico nella Terra”, dicono gli scienziati.

Obama, l’uomo nuovo dei poteri vecchi, ha fatto orecchie da mercante e sembra propenso ad un nuovo accordo post Kyoto che includa gli Stati Uniti. Il WWF ha espresso felicità e stima per il compromesso del Presidente Usa sulla questione climatica (2): il tutto sembra scorrere verso il lieto fine desiderato dal mondo intero, anche dai poveri no global che manifestano a Copenaghen. Si farà l’accordo, il mondo sarà salvo e il dogma ecologista controllerà finalmente le nostre vite. Niente più lacca per le nonne vanitose (contengono gas serra), stop alle flatulenze delle vacche (assai inquinanti) e una drastica riduzione dei consumi per terminare l’opera. C’è però qualcosa di molto più profondo ed oscuro quando vengono prese decisioni cosi importanti per il “nostro bene”.

Il protocollo di Kyoto e il futuro accordo di Copenaghen creano un mercato di titoli di anidride carbonica scambiabili sui mercati finanziari, tali che i produttori più inquinanti dovranno iniziare a comprare suddetti titoli ai paesi più “verdi” per poter continuare a produrre come in precedenza. La creazione del mercato del carbonio (carbon market) è auspicata da tutti i più grandi centri finanziari in quanto è la possibilità di ottenere un mercato nuovo sul quale tuffarsi dopo aver spolpato quello dei cereali, del petrolio, e delle case. Goldman Sasch e J.P.Morgan stanno già muovendosi da tempo, comprando i cosiddetti carbon offset (3), creando il timore di una nuova speculazione in alcuni senatori democratici degli Usa. Secondo le stime entusiaste del “The Guardian” il mercato dei titoli finanziari di anidride carbonica sarebbero in prospettiva il doppio di quelli del petrolio in termini di volume di scambi (4). Solo una voce inaspettata, quella di Sarah Palin, ex candidata alla vicepresidenza Usa, ha detto chiaramente ad Obama di non firmare nessun accordo in mancanza di evidenze scientifiche che avrebbe “effetti negativi sulla nostra economia” (5). Proviamo ad immaginare in un contesto di crisi come questo, cosa significherebbe per le aziende e le imprese in difficoltà doversi adeguare ai rigidi standard ecologici o dover pagare una tassa altissima per le loro emissioni di Co2. Potrebbe essere il colpo definitivo. Questo però non preoccupa i paesi riuniti a Copenaghen: bisogna fare questo “accordo storico” per salvare il pianeta. Di passaggio però si creerà un nuovo mercato finanziario, si faranno programmi per ridurre la produzione, si istituirà un importante ente di controllo “ecologico” si condirà il tutto con una sana e drastica riduzione della popolazione mondiale.

Infatti, il dogma ecologista ritiene che l’aumento della temperatura sia colpa della produttività dell’uomo. Questa visione antropogenica rifiuta di vedere le falle della teoria del riscaldamento globale e persegue i suoi scopi con una volontà indomita. Qualcuno di ben più grande e potente agisce alle sue spalle, e la si può riconoscere dall’unità dei fini. Mi spiego: il movimento ecologista auspica una riduzione della produzione in quanto troppe persone stanno consumando e producendo ad un ritmo che la terra non può sostenere. L’uomo essendo un corpo estraneo alla terra non fa altro che maltrattarla e sfruttarla realizzando cosi quello che chiamiamo global warming causando lo scioglimento dei ghiacci, una miriade di specie in estinzione, la deforestazione e l’inquinamento. Due sono perciò i problemi da risolvere: il numero delle persone abitanti sulla terra che sono aumentate esponenzialmente nell’ultimo secolo e una decrescita economica. La seconda è propedeutica alla prima: significa che in un contesto di crisi economica non si fanno molti figli, è storicamente provato. Ma chi sono questi signori? Un solo nome: Thomas Malthus.

Ogni bambino nato in soprannumero rispetto all'occorrente per mantenere la popolazione al livello necessario deve inevitabilmente perire, a meno che per lui non sia fatto posto dalla morte degli adulti (...) pertanto (...) dovremmo facilitare, invece di sforzarci stupidamente e vanamente di impedire, il modo in cui la natura produce questa mortalità; e se temiamo le visite troppo frequenti degli orrori della fame, dobbiamo incoraggiare assiduamente le altre forme di distruzione che noi costringiamo la natura ad usare. Invece di raccomandare ai poveri l’igiene, dobbiamo incoraggiare il contrario. Nelle città occorre fare le strade più strette, affollare più persone nelle case, agevolando il ritorno della peste. In campagna occorre costruire i villaggi dove l’acqua ristagna, facilitando gli insediamenti in tutte le zone palustri e malsane. Ma soprattutto occorre deplorare i rimedi specifici alla diffusione delle malattie e scoraggiare quelle persone benevoli, ma tratte decisamente in inganno, che ritengono di rendere un servizio all’umanità ostacolando il decorso dell’estirpazione completa dei disordini particolari” (6).

Il demografo e filosofo inglese tanto amato dalle organizzazioni filantropiche che lavorano nel terzo mondo, come la Soros Foundation o la Rockefeller Foundation, è autore di queste parole scritte nel 1798. Dietro all’orso dei ghiacci polari che si vanno sciogliendo, c’è un gruppo di rapaci assassini che usa il pretesto del riscaldamento globale per ottenere i loro interessi criminali.

Un secolo e mezzo dopo Malthus è stato scritto il manifesto programmatico, direttamente all'amministrazione Nixon, e pubblicato da Gerald Ford nell’aprile del 1974. Si tratta del “National Security Study Memorandum 200” (7), confermato nel 1980 dal Global 2000-Report to the President (8) del Dipartimento di Stato USA, che esordiva cosi:

“Se continuerà il trend attuale, allo sviluppo demografico ed economico, il mondo del 2000 sarà più popolato, più inquinato e meno stabile ecologicamente e più vulnerabile alla distruzione rispetto al mondo in cui viviamo oggi”.

Il Memorandum 200 continuava nel disegno del suo piano, che sarà poi la politica attuata nei decenni scorsi nei paesi del Terzo Mondo:

"Una crescita moderata della popolazione offre vantaggi in quanto i beni risparmiati possono o essere investiti, oppure permettere un più alto standard di vita individuale. Se diminuiscono i beni da accantonare per mantenere meno bambini, e i soldi previsti per costruire scuole, case ed ospedali vengono investiti in attività produttive, gli effetti sulla crescita del prodotto nazionale lordo e sul benessere individuale potrebbero essere notevoli. (...) Il rapporto fra benessere e bassa natività è reciproco, e può prendere l'aspetto di un circolo sia vizioso che virtuoso. Questo porta a domandarsi quanto più efficaci possano essere degli investimenti diretti a controllare il livello della popolazione, piuttosto che non a incrementare la produzione con nuove irrigazioni, maggiore energia o numero di fabbriche." (9)

In pratica è più conveniente non fare bambini che costruire infrastrutture. Si auspica chiaramente la contraccezione, la sterilizzazione e all’interruzione di gravidanza come metodi di prevenzione alla catastrofe incombente. E’ inutile sottolineare che l’introduzione del diritto all’aborto nelle costituzioni dei paesi fa parte di questo piano insieme alla promozione dei contraccettivi, alla distruzione sistematica della famiglia e all’elogio della libertà sessuale. Lo stesso paladino del movimento ambientalista, Al Gore non nasconde i suoi veri obiettivi. Nel documentario “An inconvenient truth” riporta i tre motivi della “collisione tra l’uomo e la terra”. Il primo di tutti è l’aumento della popolazione.

Le teorie maltusiane e massoniche convergono con gli obiettivi dichiarati degli ecologisti anti global-warming.

Preferisco pensare agli uomini piuttosto che alle foche monache.

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1) L’appello è disponibile qui con i nomi e i cognomi degli scienziati firmatari: http://www.petitionproject.org/

2) Il presidente onorario del WWF è il Duca Filippo di Edimburgo, massone di alto rango che tra l’altro ha affermato orgoglioso: “Nel caso io rinasca, mi piacerebbe essere un virus letale, così da contribuire a risolvere il problema della sovrappopolazione”, in seguito, durante una conferenza, dopo aver auspicato un ritorno ai culti pagani di un tempo, ha accusato la tradizione cristiana di aver “allontanato la gente dall’adorazione pagana dei fenomeni naturali”: http://www.chiesaviva.com/eletta%20appedice.htm

3) http://en.wikipedia.org/wiki/Carbon_offset

4) http://www.guardian.co.uk/environment/2009/nov/29/carbon-trading-market-copenhagen-summit

5) http://greeninc.blogs.nytimes.com/2008/11/12/goldman-sachs-buys-into-carbon-offsets/ e http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601130&sid=a9qWGysLQ.Cg

6) Da “Saggio sui Principi di Popolazione”, Torino, Utet, 1947

7) Testo completo: http://www.population-security.org/28-APP2.html

8) http://en.wikipedia.org/wiki/The_Global_2000_Report_to_the_President

9) http://www.riscaldamentoglobale.org/riduzione_popolazione_mondiale/punti_chiave_memorandum_200.html

lunedì 30 novembre 2009

Galileo e la tirannia della scienza


Appena pochi mesi fa al Papa Benedetto XVI era negata la possibilità di rispondere all’invito del Rettore della Sapienza per tenere una lectio magistralis nel giorno dell’ inaugurazione della più importante università pubblica italiana (1). Il motivo, che scatenò ampie polemiche tra studenti e professori, fu la citazione del Papa di una frase del filosofo anarchico Feyerabend che recitava: “La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione”. I 67 scienziati dell’Università firmatari della petizione contro la visita del Papa, ottenendo alla fine ciò che speravano, scordavano però di ricordare anche la precisazione saggia del Papa, nel discorso pronunciato 17 anni prima: “La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande”. C’è il forte sospetto che questi autorevoli scienziati abbiano usato la pagina di Wikipedia relativa a Galileo Galilei senza però andare a leggere il discorso e quindi il contesto in cui questa frase fu scritta, dimostrando poca padronanza del cosiddetto “metodo scientifico”.

Come spesso accade, la leggenda nera della Chiesa Cattolica si forma in tre ambiti culturali diversi in un continuum storico: il protestantesimo, l’illuminismo e il marxismo. La gran parte della leggenda nera sopra la Chiesa Cattolica nasce in questi ambienti, apparentemente separati, ma uniti dallo stesso odio sistematico e dogmatico contro il cattolicesimo e Roma. Come se non bastasse poi la massoneria ha usato la sua influenza e la sua rete per completare il lavoro e renderlo pubblico alle masse. Per questo motivo oggi ci troviamo di fronte a “opinioni” storiche, del tutto illegittime, che non trovano riscontro tra gli studiosi e gli storici seri, ma che rimangono agganciate nello strato popolare, attraverso l’educazione (meglio “diseducazione”) scolastica e i mass-media: attraverso questi due canali il sapere dozzinale e grossolano, infarcito di falsità e luoghi comuni, impregna la società, incurante delle prove messe a disposizione dalla revisione storica, e ben felice di cullarsi nella tranquillità della sua libertà delle opinioni preconfezionate.
Questo succede con la colonizzazione delle Americhe, l’oscurantismo medievale, l’Inquisizione, i casi di Galilei e G.Bruno, il rapporto tra cattolicesimo e nazismo, Pio XII e tante altre mistificazioni.

La storia di Galileo è tra queste, con la conseguente esaltazione a paladino della libertà della scienza dello scienziato toscano in contrapposizione all’oscurantismo ottuso e retrogrado della Chiesa. E’ paradossale che lo stesso scienziato toscano credesse che la teoria geocentrica spiegasse meglio l’episodio della Bibbia in cui Giosuè fermò il sole, e per questo bisognasse ritenerla più “scientifica” di quella eliocentica.

I sogni del modernismo e del progresso oggi godono di immunità morale e addirittura storica, e si pongono al di fuori di ogni dibattito che cerchi di ricondurli al proprio originario luogo: la scienza è un prodotto dell’uomo al servizio dell’uomo. Come dice il Papa, bisogna che questa facoltà, la Ragione torni ad essere circoscritta in una razionalità più grande di cui è partecipe. Ma nell’era del positivismo e della dittatura della tecnologia non c’è spazio per una revisione storica matura. Per questo risulta incongruente elevare a paladino della scienza un personaggio il quale, dagli atti processuali del Tribunale della Santa Inquisizione, riuscì a proporre come unica prova scientifica della teoria geocentrica il movimento delle maree: a precisa richiesta, seppe dare come unica spiegazione del movimento terrestre che il nostro pianeta si muoveva cosi vertiginosamente da suscitava le maree. E a poco valsero gli sforzi dei gesuiti della Specola Vaticana che sostenevano che erano opera della luna. Lo scienziato toscano voleva che egli fosse creduto sulla parola, senza portare prove tangibili della sua teoria, se non quella delle maree. L’errore di Galileo fu quello di voler presentare la teoria copernicana come una verità assoluta, dogmatica senza però portare prove a sostegno di questa, se non le maree e Giosuè. Un po’ poco per il padre della scienza. Infatti la prova intangibile della rotazione terrestre arriverà solo nel 1851, grazie al pendolo di Foucalt, più di due secoli dopo.

In sede processuale non venne mai usato come pretesto il fatto che Galileo vivesse more uxorio e con due figlie illegittime che fece entrare in monastero né il suo sbaglio del 1618, quando affermò che le comete che si vedevano nel cielo erano solo una illusione ottica. Sarebbe stato troppo facile e la sua vita privata venne lasciata fuori dal contesto processuale che venne definito “giusto e razionale”, con diritto alla difesa (peraltro inconcludente e imprecisa), al contraddittorio, e ad una pena mite e serenamente accettata (il famoso “eppur si muove” è invenzione di un giornalista, Giuseppe Baretti nel 1757).

Il luogo comune che si temesse un riadattamento delle Scritture al nuovo contesto geocentrico non era un problema per la Chiesa cosi come lo spiega il Cardinal Bellarmino, che non trovava nessun problema ad una interpretazione metaforica dei passi biblici che sembravano favorire l’eliocentrismo, pero questo si, supportati da prove scientifiche. Questo sarebbe stato un problema soprattutto di matrice protestante dove l’interpretazione letterale della Bibbia era obbligatoria: Lutero affermava che chiunque ritenesse che la Terra avesse più di 6000 anni sarebbe rimasto fuori dal cristianesimo, mentre Calvino perseguitava a Ginevra gli scienziati e i concubini. All’interno della Chiesa Cattolica la teoria copernicana godeva di estimatori tra gli stessi gesuiti del Collegio Romano e Copernico, il suo inventore, era un chierico. Il nostro Galileo trascorse la sua “prigionia” a Roma in un alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale. Nessuna ombra di tortura, maltratto o di alcuna violenza. Dopodiché dopo la sentenza alloggiò nella Villa dei Medici al Pincio e dopo l’ “abiura” nel palazzo dell’arcivescovo a Siena, conservando intatte la stima e le amicizie nella Curia.

Sembra addirittura che dopo la sentenza del tribunale che gli chiedeva di ritrattare la sua posizione, egli ringraziasse i cardinali per la pietà, sapendo che con i suoi comportamenti arroganti e privi di fondamento scientifico aveva indisposto il Tribunale. Tribunale che come afferma lo storico Bené agiva in piena legittimità, anche sul piano scientifico: "Un po' come il rifiuto di un articolo inesatto e senza prove da parte della direzione di una moderna rivista scientifica" (2).
Galileo in qualche modo stava inaugurando la dittatura della scienza che uscendo dall’ambito che le corrisponde, detta legge con le sue teorie, che cercheremo di toccare in questa sede al più presto. Se la scienza fa delle sue teorie una nuova religione e chi non si adegua a queste è “appena degno di essere chiamato uomo” (3), stiamo inaugurando quello che chiamo “pensiero unico dominante”.

Come dice Feyerabend:

“Galileo non rivendicava solo la libertà di pubblicare i suoi risultati, voleva imporli agli altri. Sotto questo aspetto era altrettanto dogmatico e totalitario di molti moderni profeti della scienza - e anche altrettanto disinformato. Dava semplicemente per scontato che i metodi particolari e molto limitati usati dagli astronomi costituissero il modo corretto di avere accesso alla Verità e alla Realtà”. (4)

Chi non si adegua è deriso, umiliato, scartato. Questo nelle scienze, nella storia, nella morale. Chi non s’adegua al pensiero tirannico non è degno della comunità delle persone rispettabili e “liberate”. Ho perso la speranza di rientrare in quel numero.

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1)http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_14/scienziati_contro_papa_5a5df65a-c297-11dc-ab8f-0003ba99c667.shtml

2)Vittorio Messori, in http://www.storialibera.it/epoca_moderna/galileo_galilei/articolo.php?id=344

3) Sono parole proferite da Galileo verso chi non credeva alla teoria geocentrica, in Vittorio Messori, “Leyendas negras de la Iglesia”, Planeta Testimonio, 13ma edizione, pag. 132

4)http://www.storialibera.it/epoca_moderna/galileo_galilei/articolo.php?id=3399

giovedì 19 novembre 2009

Diritti?


In questi giorni ho seguito la visita di Obama in Cina e Giappone. Tra un inchino e l’altro a coloro che con un colpo di mano potrebbero affondare definitivamente gli Stati Uniti (debito e commercio) c’è stata una frase che mi è rimasta impressa e che merita un approfondimento. Rivolto a degli studenti a Shangai, ha affermato “l’importanza del riconoscimento dei diritti umani universali” e del “diritto ad internet” (1). Proprio la potenza protagonista delle sanguinose occupazioni di Afganistan ed Iraq, delle prigioni con tortura inclusa di Guantanamo e Abu Grahib riesce nel suo momento più drammatico ad avere ancora il coraggio di fare lezioni al suo più importante creditore. Come un riflesso involontario il solito refrain ci viene proposto, l’importanza dei diritti umani.

In generale la storia dei diritti è particolarmente europea ed americana, dove questi si sono formati grazie ad un certo scenario politico e culturale che ne hanno favorito la nascita.

Questa pretesa di universalità astratta dalla storia e dalla situazione politica è talmente diffusa oggi nelle coscienze delle persone, che qualsiasi tipo di pulsione individuale o micro-collettiva è dichiarata arbitrariamente diritto, cercando poi in tutti i modi il riconoscimento giuridico. Oltretutto in un Occidente narcotizzato da decenni di dio consumismo e sessualità in ogni dove, l’unico valore di referenza per fissare un diritto di nuova generazione è quello del piacere e della libertà individuale. Tutte le istanze microscopiche hanno bisogno di tutela giuridica perché non si può porre un limite alla libertà dell’individuo né tantomeno non si può riconoscere il suo diritto di godere finché possa. Ma la libertà che diventa piacere, e il concetto “sono libero perché faccio ciò che mi piace” è estremamente dannosa una volta che si avvicina al Diritto. Voglio dire che la società moderna si affanna nel ricercare sempre nuove minoranze da tutelare, in nome di questi diritti umani universali, per poi inserire nel Diritto ordinario norme che tutelino tali pretese. E’ il caso delle unioni omosessuali, dove una scelta privata di orientamento sessuale (diritti sessuali?) ha la pretesa di essere tutelata dallo Stato, come se questa poi non avesse conseguenze per la società non solo dal punto di vista morale, ma anche economico. Per esempio garantire la pensione di reversibilità o l’esenzione della tasse sull’eredita comporta un costo collettivo che tutti i cittadini si assumono. Questa assunzione collettiva della spesa comporta necessariamente l’impossibilità dello Stato di farsi carico di un altro diritto, in termini di spesa. Quale è il motivo per cui una società riconosce un diritto invece di un altro? Semplicemente perché considera che tutelare tale diritto sia utile per la società in sé e per la collettività, per l’ordine sociale e il benessere comune. Ci sono altri diritti che non vengono garantiti, come le necessità basiche (cibo, lavoro, casa) per gran parte della popolazione, e finché questi non vengano garantiti non si dovrebbe dar spazio a tutte le altre istanze delle minoranze, semplicemente perché una persona senza lavoro o senza casa o senza cibo merita più di altri l’appoggio e la tutela del suo diritto da parte dello Stato e della collettività. Finché ci sarà una persona che non ha da mangiare, le risorse collettive dovrebbero essere dirette verso quella persona.

Si scorda molto facilmente che ogni diritto che viene riconosciuto comporta una spesa economica. Il diritto a costo zero è un’invenzione di tali minoranze che hanno tutto l’interesse a farlo credere alla popolazione, camuffando i proprio interessi, vizi personali, attitudini private in qualcosa che sia di utilità collettiva. Esiste una gerarchia del diritto che viene volutamente occultata dietro ad un facile buonismo. Se il metro di giudizio è la libertà personale (meglio definirla capriccio, vizio, interesse, la libertà è ben altra cosa) o il piacere, ogni diritto sembra legittimo e vantaggioso per la comunità.

Queste pretese dichiarazioni universali dei diritti presero piede durante la Rivoluzione francese (gli stessi del massacro di Vendée), e poi ribadite 60 anni orsono dall’Onu. La Rivoluzione francese fece poggiare i diritti di libertà, uguaglianza e fratellanza sotto l’auspicio dell’Essere Supremo (articolo 1). Entità eterea, distante, una referenza “puramente rituale”, di stampo fortemente massonico . La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948 toglie anche questo superfluo riferimento senza porre nessuna fondamenta a questi diritti, che per intuito dovrebbero poggiarsi nella Ragione umana; non è Dio che fondamenta il diritto ma l’uomo che attraverso la ragione cosi lo vuole e lo proclama. Come nota Messori, cosi come l’uomo oggi si arroga il diritto di offrire un diritto e proclamarlo poggiandolo sulla sua Ragione, cosi domani può fare perfettamente il contrario. Cosa che avviene con una frequenza allarmante. La domanda è spontanea: cosa spinge l’uomo a rispettare tali diritti, a scegliere il bene invece del male poichè essi “devono agire l’uno con l’altro con spirito di fratellanza” (articolo 1 della Dichiarazione Onu)? Beata ipocrisia! Quante volte è stata disatteso questo articolo! Per questo Pio XII in un comunicato ufficiale del 1948 (pubblicato dall’Osservatore Romano il 15 di ottobre dello stesso anno), affermava:

“Non è attraverso di Dio, ma attraverso l’uomo , che annuncia agli uomini che sono liberi ed uguali, dotati di coscienza e intelligenza e che devono considerarsi fratelli. Sono gli stessi uomini che si rivestono di prerogative delle quali allo stesso modo potranno arbitrariamente spogliarsene”. (3)

Nella nostra società, un diritto elementare come quello alla vita è distrutto dai 5 milioni di aborti praticati in Italia dal 1978 ad oggi. E’ la realizzazione delle parole riportate qui sopra. Senza un fondamento che trascende l’uomo, tali diritti sono alla mercé dell’uomo, diventano arbitrari. E poi, una società che sa solo parlare di diritti, che si consola con la libertà del piacere, non sa che ad ogni diritto dovrebbe corrispondere un dovere. E che spesso ad ogni dovere non corrisponde un diritto. La società del piacere è una società infantile che reclama lagnando che il proprio vizio sia riconosciuto perché cosi lo vuole la volontà popolare.

Il grande storico russo Solženicyn nel 1978 pronunciava un discorso ad Harvard dove si creò vari nemici, diceva:

“E’arrivato il momento per l’Occidente, di affermare i doveri dei popoli più che i suoi diritti. Non vedo nessuna salvezza per l’umanità all’infuori dell’autorestrizione dei diritti di ogni individuo e di ogni popolo (...) in un mondo dove si pensa solo ai proprio diritti si torni a scoprire lo spirito di sacrificio e l’onore di servire”. (4)

Si possono ripetere le stesse parole trenta anni dopo. Non è una buon segno.

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1) http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Obama-agli-studenti-cinesi-Diritti-umani-universali-e-no-alla-censura-su-Internet_3999369691.html

2)Vittorio Messori, "Leyendas Negras de la Iglesia", Planeta Testimonio, 13ma edizione, pag.93 (edizione italiana V.Messori, "Ripensare la storia", ed. San Paolo, Milano 1992)

3)Ibi, pag, 95

4)Ibi, pag. 90

domenica 8 novembre 2009

Eugenio Zolli, Pio XII e la colpa collettiva


E’ interessante trattare il caso di Eugenio Zolli, il capo rabbino di Roma durante la guerra che si convertì al cattolicesimo, per capire più a fondo alcune dinamiche relative all’ostracismo ebraico verso Pio XII e sull’assolutismo dell’Olocausto come nuovo sistema di valori universalmente condiviso.

Eugenio Zolli, prima capo della comunità di Trieste e successivamente di quella romana dal 1940, era figlio di una famiglia polacca benestante, e sua madre veniva da una famiglia di rabbini da oltre quattro secoli. Come rabbino capo di Roma mise in guardia le varie comunità d’Italia del pericolo dell’Alleanza italo-tedesca, mentre tra le comunità ebraiche del tempo esistevano collegamenti con l’OVRA (la polizia segreta fascista) che rassicurava le comunità che non c’era niente da temere, non prendendo in considerazione le preoccupazioni di Zolli.

Il fatto miracoloso, la sua conversione, è frutto di una storia profonda. Già da bambino, Zolli rimaneva turbato alla vista del crocifisso che più tardi avrebbe identificato nel servo sofferente di Isaia. Egli racconterà successivamente nel suo libro “Before the dawn” due episodi centrali per la sua conversione. Il primo nel 1918 quando mentre scriveva un articolo dovette deporre la penna e come in trance cominciò ad invocare il nome di Gesù, fino a vederlo come in un quadro senza cornice sul muro della sua stanza. Il secondo e decisivo fu nel 1944 durante la cerimonia dello Yom Qippur dove lui stesso presiedeva la preghiera:

“Mi sentivo lontanissimo dal rito e lasciai che gli altri continuassero per loro conto a recitare le preghiere e a cantare. Non avvertivo né gioia né dolore; ero privo di pensieri e di sensazioni. Il cuore era come morto nel petto (...) E proprio allora vidi con gli occhi della mente un prato che si estendeva verso l’alto, luccicante d’erba ma senza fiori. In questo prato vidi Gesù Cristo vestito d’un mantello bianco, e dietro il suo capo il cielo azzurro. Provai la più grande pace interiore... Circa un’ora dopo, mia moglie, mia figlia e io eravamo finalmente a casa per la cena. Quando fui stanco mi ritirai nella mia camera da letto. La porta della stanza di mia figlia era chiusa. Ad un tratto mia moglie mi disse: “Oggi mentre stavamo davanti l’arca della Torah mi è parso come se un’immagine bianca di Gesù ti mettesse le mani sul capo nell’atto di benedirti”. Fui sbalordito ma rimasi calmissimo, e finsi di non aver capito. Mia moglie allora mi ripeté ciò che aveva detto, parola per parola. In quello stesso momento udimmo la nostra figlia minore, Myriam, che chiamava da lontano: “Papà!”. Andai nella sua stanza. “Che c’è?” le domandai. “Stavate parlando di Gesù Cristo” rispose. “Sai, papà, ho sognato che vedevo un Gesù altissimo, ma non ricordo che cosa succedeva dopo (…) Fu pochi giorni dopo questi fatti che mi dimisi dal mio posto nella comunità israelitica e mi rivolsi ad un umile prete per farmi istruire. Ci fu un intervallo di alcune settimane, dopo di che, il 13 febbraio, ricevetti il sacramento del Battesimo ed entrai a far parte della Chiesa cattolica, Corpo Mistico di Gesù Cristo”. (1)

Zolli, la moglie e la figlia si convertirono e ricevettero il battesimo il 13 febbraio 1945. Il ruolo di Pio XII nella conversione di Zolli fu assai importante: come gesto di riconoscenza e di gratitudine egli prese il nome di Eugenio, proprio come quello di Papa Pacelli.

Zolli riconosceva al Papa il gravoso lavoro svolto durante l’occupazione dell’Italia da parte dei nazisti a partire dall’8 Settembre del 1943. Tanto apprezzò l’impegno del Santo Padre che celebrò nel luglio 1944 una cerimonia radiotrasmessa per esprimere la riconoscenza degli Ebrei verso Pio XII e il suo impegno per salvaguardare il maggior numero di vite degli ebrei e dei perseguitati della guerra. Zolli volle lasciare discretamente la comunità ebrea e rassegnò le dimissioni per ricevere il battesimo in forma privata. Ben presto però la notizia della conversione del capo rabbino di Roma si diffuse in tutto il mondo e per Zolli la vita divenne presto impossibile.

“Si susseguivano le telefonate da parte degli antichi correligionari, piene di insulti e di minacce... Non mancarono alcuni che cercarono di gettare fango sulla persona di Zolli... era urgente un trasferimento... la moglie e la figlia furono ospitate in un convento di suore e il prof. Zolli fu accolto nell’Università Gregoriana”. (2)

Anche dopo molti anni dai fatti, Zolli continuava a ricevere proposte da ebrei facoltosi per ritrattare la sua conversione in cambio di denaro. (3)

La storia di Zolli, un San Paolo dei nostri tempi, continua suscitando nel popolo ebraico oblio, sdegno ed ira. Una conversione cosi netta e semplice nella sua complessità farà esclamare a molti ebrei dell’epoca di aver covato una serpe nel proprio seno (4), arrivando a maledire il suo nome e cercando di infangare la sua memoria. Anche da parte cattolica il nome di Zolli risulta ingombrante a volte in quanto nel nome del dialogo con i “fratelli maggiori” questo nome provoca imbarazzo e a volte è parso più conveniente soprassedere sulla sua figura. Ma soprattutto mi sembra lampante la relazione tra l’antica avversione a Zolli e il moderno ostracismo verso la figura di Pio XII da parte di Israele e del popolo ebraico. Simbolo della discordia è l’iscrizione allo Yad Vashem dove Pio XII è collocato tra coloro che non fecero abbastanza per assicurare la salvezza del maggior numero di ebrei. Il suo silenzio è la sua colpa.

Una presentazione di un falso storico di tali dimensioni, deve avere una motivazione ben più profonda per essere perseguita cosi tenacemente. Da tempo gli storici più rigorosi hanno apportato una quantità incredibile di dati, discorsi, lettere, documenti del tempo in cui si mostra l’alacre impegno del Papa per la fine della guerra e per la salvezza degli ebrei. L’Associazione “Pave the Way” ha fatto di questa ricerca storica un motivo della sua esistenza (5), documentando l’impegno del Vaticano per la pace e per il risparmio del maggior numero di vite, comprese quelle ebraiche.

Un tale accanimento ha due motivi. Il primo è indiretto: negando i meriti di Pio XII si disconosce in qualche modo il suo figlio spirituale prediletto, ovvero quell’Eugenio Zolli, scandalo per la comunità ebraica del tempo e dell’attuale. In secondo è più diretto: non è possibile salvare qualcuno dalla colpa universale di aver partecipato all’Olocausto, tantomeno la Chiesa Cattolica. Questa colpa e questo senso di responsabilità collettiva deve trascendere la storia, i fatti, le persone. Noi ancora oggi siamo partecipi di questa colpa universale che ha colpito l’umanità. Nella teologia dell’Olocausto non esiste la salvezza. Si è colpevoli, a prescindere se si è fatto o no qualcosa per evitare il dramma. E’ la colpa eterna, e l’unica salvezza è una memoria ossessiva del dramma.

Dimenticare Zolli e screditare Pio XII per riaffermare che l’Olocausto è “il valore centrale per il fondamento morale della fede religiosa”. (6)

Benedetto XVI sta ritardando la beatificazione del suo predecessore Pio XII, come conferma Padre Gumpel, relatore della causa di beatificazione, per timore di una rottura con gli ebrei (7).
Per tutti questi motivi, quella di Zolli, non è solo una straordinaria conversione; è la liberazione dalla colpa collettiva grazie alla restaurazione della Verità.

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1)S. Waagenaar, Il ghetto sul Tevere. Storia degli Ebrei di Roma, Mondadori, Milano, 1972, pagg. 366-368

2)P. Dezza S. J., Eugenio Zolli: Da Gran Rabbino a testimone di Cristo (1881-1956), in “La Civiltà Cattolica”, 21 febbraio 1981, pag. 343-344

3)http://www.doncurzionitoglia.com/casozolli.htm

4)P. Dezza, op.cit., pag. 343

5)http://www.ptwf.org/

6)http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche/mondo/2009/04/16/visualizza_new.html_818853870.html

mercoledì 14 ottobre 2009

Taizé e l'ecumenismo


Sono appena tornato da una tre giorni nella comunità Ecumenica di Taizé (1), in Francia. Mi è difficile parlare di questo tipo di vita comunitaria e di questo esperimento ecumenico tra la Chiesa Cattolica e quella protestante. Personalmente, credo nella Tradizione Cattolica e conosco i limiti e la distanza che separano la Chiesa di Roma da quella luterana. Non sono neanche partitario di un ecumenismo semplice e riduttivo che pone in dubbio il Magistero della Chiesa Cattolica e del primato di Pietro.

Soprattutto il riconoscimento di Pietro e il valore dato all’Eucarestia, presenza Reale di Gesù nel pane e nel vino sono i punti cruciali della secolare divisione. Il protestantesimo, nei suoi limiti morali e sacramentali, è un gradino più in basso rispetto alla Chiesa Ortodossa per una piena comunione con Roma e il Magistero Cattolico.

L’esperimento di Taizé, per quanto discutibile su molti punti, mi ha dato occasione per alcune riflessioni. Il tentativo di conciliare ferite del passato e distanze teologiche credo sia uno sforzo notevole, per essere “uno” come Gesù ci chiede a tutti coloro che sono chiamati a seguirlo. Una cosa mi ha lasciato in un profondo stato di riflessione: la celebrazione dell’Eucarestia. Tralasciando per un momento gli sforzi liturgici e le forzature (il Credo recitato a metà – “la Chiesa una santa, cattolica, apostolica...” – è un esempio), e credendo nella validità dell’Eucarestia celebrata, mi sono sentito molto rattristato nel vedere i protestanti comulgare con il pane “luterano”, semplice ricordo dell’ultima cena e non Pane di Vita eterno e Presenza Reale di Cristo. Un po’ come lo sguardo di Gesù verso il ricco che non poteva dare tutto ai poveri e seguirlo: in quello sguardo raccontato dall’evangelista, Gesù sentì amore per quella condizione del giovane. Credo di aver sentito qualcosa di simile: mentre andavo a comulgare sentivo compassione e misericordia per quei fedeli protestanti, che disposti nella buona fede, non riconoscevano la presenza di Gesù proprio lì accanto a loro, a pochi metri e “si accontentavano” di un pane benedetto. Avrei voluto gridarglielo, che c’era accanto a loro un tesoro di cui non si accorgevano. Credo che la piena conversione del protestantesimo passa inscindibilmente attraverso dell’Eucarestia, celebrata con pienezza solo nella Chiesa Cattolica. Riconoscere Gesù presente nel Pane consacrato è il primo passo per un cammino di riconciliazione con la Chiesa di Roma.

Da questa esperienza esco con due certezze: la prima che abbiamo il dovere come cattolici di difendere l’integrità e la pienezza del Magistero e della Salvezza all’interno della Chiesa Cattolica, mostrando la testimonianza più profonda e grande che abbiamo: l’Eucarestia. In secondo luogo, mi ha rallegrato la presenza di molti giovani che ho visto entusiasti di servire, lavando i bagni, sgrassando le pentole, rifare i letti, preparare il mangiare per i loro coetanei, alzarsi alle 6 del mattino per correre all’alba ed assistere alla prima preghiera del giorno. Non me la sento di condannarli dal pulpito e biasimarli. Sicuramente sono molto meglio di molti nostri giovani, rinchiusi in barricate e giardinetti mentre consumano droga e alcool, senza sogni e senza slanci.

Certo si può e si deve migliorare, esplicando con chiarezza e carità quei punti fondamentali che separano i protestanti dall’accettare il Magistero del Papa e della Chiesa Cattolica. Forse la storia del Frate Roger (fondatore della comunità) può aiutare a dare speranza: nato protestante, ha ricevuto la comunione il giorno del funerale di Giovanni Paolo II. Più tardi disse che il suo desiderio più profondo era trovare Gesù in quell’Ostia, e che lo aveva trovato nella Comunione ricevuta dall’allora Cardinal Ratzinger. Poco tempo dopo è stato ucciso nella Chiesa di Taizé da una squilibrata con molteplici coltellate.

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1) http://www.taize.fr/it

venerdì 9 ottobre 2009

La Destra: un possibile percorso per il futuro


Nella maggior parte dei paesi d’Europa ci sono coalizioni di destra sono al governo; prendiamo ad esempio la Germania della indistruttibile Merkel o la Francia dello sceriffo innamorato Sarkozy, per non parlare della nostra Italia. La situazione sembrerebbe rosea per i conservatori del vecchio continente ma pochi riescono ad intravedere all’orizzonte un possibile disastro: la destra costretta a divenire sinistra per restare al comando. O meglio, siamo sicuri che l’ideologia liberale-liberista sia di destra, e che politici come i sopraccitati, siano ugualmente “di destra” ?

Per prima cosa l’ascesa inarrestabile di Fini in Italia ci indica una cosa : il popolo di sinistra incapace di governare attraverso il parlamento ha ormai scelto il suo leader dopo anni di feroce monoteismo culturale. L’unica strada possibile è un uomo di “destra” che fa una politica di sinistra (senza virgolette).

Ma perché questa superiorità culturale ? Da dove nasce ?

Vorrei elencare ora una serie di nomi di persone che hanno fatto la storia della cultura e che non sono propriamente di sinistra : Platone, Aristotele, Sant’ Agostino, Dante, Hegel , Nieztsche, Pound. Sette nomi che la sinistra culturale, con il partito comunista in testa, ha cannibalizzato (l’ultimo non ancora ma solo perché troppo recente) tanto che vengono usati come riferimenti politici (sic).

Ma come nota giustamente Veneziani, le persone di destra non leggono e le persone di sinistra non leggono scrittori di destra a meno che non siano “riciclabili”.

Che fare quindi? Di sicuro non utilizzando il parametro di sinistra della cultura di massa e popolare e questo bisogna dirlo chiaramente. Il post ‘68 ha solo creato una mediocrità culturale spaventosa con università piena di aitanti figli di papà, lauree regalate e macchinette del caffè circondate da aspiranti Jovanotti. Diciamo una cosa di destra senza paura: metodo Gentile. L’uguaglianza voluta dalla sinistra è in realtà il peggior razzismo sociale poichè i lavori pragmatici sono utili quanto quelli umanistici. Che lo studio ritorni qualcosa di specifico come tutti gli altri lavori.

Poi si parla di tolleranza liberale e della laicità dello stato: alla simpatica neutralità del pensiero debole opponiamo un pensiero forte, senza paura di scontrarsi, senza indugi di affermare una verità, quella dell’ordine naturale.

Dimostrazione totale dell’esistenza divina e della sua legge primaria: la vita. La sinistra vuole ridurre la fede a fatto privatistico creando una società pacificata, tranquilla, opulenta e rispettosa; in una parola laica. Quanta bella gente studiosa di educazione civica, succube della legge e di ogni dramma sociale e familiare! Meno padri per tutti e più lesbiche in comune a contrarre matrimonio. Noi invece che siamo cattivi dovremmo seguire alla lettera ciò che ci dice Ezra Pound: è impossibile credere in qualcosa senza invadere il terreno degli altri. Più idee forti per tutti , più vite piene ed individualità assolute.

Non serve essere clericali, anzi è necessario essere laici ma nel senso vero del termine, costruendo un rapporto di reale dialogo improntato sulla necessaria distanza tra uomini di stato e uomini di chiesa. Un dialogo tra poteri forti e non la sterile ribellione giovanile della sinistra anticlericale. Punto ancora più fondamentale, al costo di dover riscrivere la storia in senso oggettivo, ribadire le verità affossate dalla civiltà liberale, andare oltre la mentalità del male assoluto, in un senso e nell'altro. Né fascisti né antifascisti. Invece cosa dire dell’argomento legge? Dato che non siamo al grande fratello non servono le regole disumanizzanti, quelle lasciamole nell’Antico Testamento e nel suo sviluppo ultimo: il regime comunista.

Puntiamo tutto sui valori, sulla morale e sulla carità, ci troveremmo una società che non ubbidisce perché schiacciata dal leviatano, ma che punta verso l’alto, che è in armonia secondo la libertà umana che è quella di Dio.

Riconquistare inoltre la parola “differenza”: come nota giustamente Alain de Benoist la destra è il regno della differenza sociale, culturale, familiare, nazionale. La sinistra invece è il regno dell’uguale, del tutto ridotto a uno, della pace coercitiva. Non serviamo il mondo ma la Patria, l’insieme di tradizioni che hanno caratterizzato il nostro popolo, non andiamo verso una ideologia che serve solo per paralizzare la mente ma dirigiamoci verso l’idea, facciamola nostra. Se la destra in passato è stata o liberale o fascista , in futuro deve stare nel mezzo di queste idee senza mai toccarle.

Altrimenti rimarrà solo la dissimulazione.

mercoledì 7 ottobre 2009

La nostra eterna farsa


A questo punto credo che il popolo italiano sia un popolo interiormente assetato di sangue. Dopo la decisione sul Lodo Alfano, ascolto commenti entusiasti della sinistra, esultanze scellerate, cori da stadio contro il nemico pubblico. Sembra di star rivivendo il nostro passato nazionale, purtroppo con attori ben più mediocri di quelli anteriori, dando cos¡ conferma all’intuizione di Marx, che disse che la seconda volta, la storia, si ripete in forma di farsa, come nel momento attuale, dove i contendenti si sfidano a colpi di tangenti e blocchi trasversali di potere.

La prima volta è stata durante il fascismo ed in quei giorni il nostro dramma nazionale finì a Piazza Loreto, preda della giustizia sommaria del popolo, prima accondiscendente e poi imbarbarito contro la propria stessa scelta. Oggi si ripete in una farsa indegna: al posto di Mussolini c’è Berlusconi, al posto dei partigiani ci sono i magistrati e la sinistra tutta. Se questi ultimi potessero dar sfogo alle proprie pulsioni più profonde, Berlusconi sarebbe impiccato seduta stante davanti agli studi di Cologno Monzese.

La cosa più triste è vedere il nostro paese ridotto a colpi di sentenze, di imbrogli, di collusioni giacobine tra magistrati e politici, con la stessa scena ridicola del popolo che si lancia nelle braccia del liberatore. Un liberatore, il nostro, che sempre parla con uno strano accento straniero, che sempre si veste da agnello salvatore e pacifico per rivelarsi appena dopo, vero lupo della steppa.

La indegna conclusione del Lodo Alfano è il ripetersi della nostra storia, del nostro dramma che si ripete senza riuscire a riconoscerlo neanche quando sfila davanti ai nostri occhi. La questione di chi giudica i giudici e fino a che punto può spingersi il giudizio del giudice è cruciale in uno Stato. Per i pochi che sono riusciti a leggersi i pochi paragrafi del Lodo Alfano, troveranno quello che è una soluzione logica e ultima di fronte alla sovranità del potere politico su quello giudiziario. Non tanto perché Berlusconi sia innocente o perché io creda che non abbia pagato l’avvocato Mills o non sia implicato nello scandalo Cir-Fininvest. Qui il punto è che il disegno di legge pacificava per il lasso di tempo della durata della legislatura (ovvero due anni e mezzo, senza influire sulla prescrizione del reato) la vita politica del paese, che sta vivendo da anni una lacerazione profonda da guerra civile latente. I due blocchi portanti del sistema si stanno sfidando a colpi di sentenze e leggi.

Eluana Englaro in questo senso è stata una vittima di questa lotta tra poteri, con Napolitano nelle vesti del falso attore super-partes (il nostro, è Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, per potere conferitogli dalla Costituzione).

Il Lodo Alfano è una soluzione limite per un paese limite.

Forse l’unica che in questo momento avrebbe potuto sancire la superiorità del potere politico (eletto e popolare) su quello giudiziario (burocrata e non eletto): per i prossimi due anni avremmo avuto un governo con un mandato elettorale che avrebbe potuto governare in un momento delicato come quello attuale. Il suo Presidente del Consiglio sarebbe stato poi processato dagli avvoltoi che non aspettano altro di scuoiare la carogna che già puzza di morto. Se questi potessero, la sentenza sarebbe aperta al pubblico ludibrio, fino alla vendetta sanguinosa.

Ci ritroviamo alla fine, con un potere politico delegittimato, con il Presidente del Consiglio puttaniere e corrotto, e con il potere de facto alla magistratura. Allora ben venga Draghi e il suo governo tecnico, finalmente saremo di nuovo liberati dal dittatore. Ripetiamo la storia in forma di farsa, sembriamo affetti da un disturbo di ripetizione del lutto, oltretutto sostituendo gli attori di una volta, perlomeno all’altezza, con questi pervertiti sessuali e assassini senza coraggio.

Anche oggi c'è la maggioranza che esulta, con la mediocrità e il conformismo di sempre, sul cadavere dell’Italia in mano ai giudici. Io non ce la faccio, mi giro dall’altra parte. Non mi venisse da ridere davanti a questa farsa.

lunedì 5 ottobre 2009

Tentativi di isteria colletiva: il nucleare iraniano


Il caso dell’Iran è semplicemente un problema di isteria. Un sentimento diffuso nei pazienti psichiatrici con paranoia e disturbi della personalità. Ciò che impressiona di questa storia è come questo sentimento invada le notizie e i commenti dei capi di stato e dei giornalisti al loro soldo. Una visione dei fatti che sia in qualche modo oggettiva è impedita da sentimenti primitivi e irrazionali.

Come nei migliori pazienti affetti da disturbi della personalità, questi signori proiettano i propri fantasmi e desideri più nascosti nell’altro, in questo caso verso l’Iran.

Ricostruire la situazione a mente fredda è un buon esercizio per osservare la situazione in corso. Il contesto attuale del programma nucleare iraniano, nasce nella convinzione dell’esistenza di un islam fanatico, suicida ed irrazionale, che non conosce i limiti della civiltà, e che è disposto a tutto pur di annientare il mondo occidentale e voglioso di cancellare dalle mappe lo Stato di Israele. Questo tipo di Islam per la propaganda occidentale si incarna nelle Repubblica Islamica dell’Iran, la quale dotandosi del nucleare civile necessario al suo sviluppo, finirà certamente per sviluppare questa tecnologia fino ad un attacco mortale ad Israele, puntando alla sua distruzione.
Questo tipo di ragionamento, dal punto di vista politico è un assurdo storico e strategico, paragonabile secondo questo ragionamento, solo alla follia omicida di Hitler ed al nazismo. Non è un caso che il presidente Ahmadinejad sia stato spesso accostato ad Hitler, nel tentativo più truce di aumentare la pressione e distorcere l’immaginario collettivo. Solo un folle, oserebbe sfidare cosi apertamente Israele e Stati Uniti, sapendo i precedenti di sangue in Iraq, Afghanistan, Libano e Gaza. Per questo è necessario trasmettere il messaggio di un Islam feroce e sterminatore, e di un nuovo Hitler con il nucleare tra le mani.

Il nucleare iraniano è un gran pretesto per lo sfogo delle pulsioni ansiogene e paranoiche di Israele, affetto dal trauma della minaccia esistenziale alla quale deve rispondere per primo per non essere annientato.

Paradossalmente, nel Medio Oriente esiste solo un paese che è possessore di armi nucleari, finite e pronte per l’uso, e questo stato è Israele. Uno Stato autore di due guerre negli ultimi due anni, e con il forte sospetto di essere dietro anche alle ultime imprese americane in Iraq e Afghanistan. Oltretutto questo Stato si rifiuta di dichiarare apertamente la possessione di armi nucleari, nel classico segreto di Pulcinella: tutti lo sanno e tutti fanno finta di niente (1); anche Obama ha deciso di mantenere tale segreto, permettendo cosi a Israele di possedere oltre trecento testate atomiche senza essere firmatario del Trattato Internazionale di non proliferazione nucleare, in compagnia con la Corea del Nord e Pakistan, due stati membri dell’ “asse del male”. A queste condizioni, chi c’è da temere? Uno Stato guerrafondaio, che segretamente produce nucleare da quaranta anni, non lo dichiara e che non aderisce ai trattati internazionali sul nucleare? Oppure uno Stato che ha fatto l’ultima guerra nel diciottesimo secolo, con pochissimi alleati nella zona, che è aperto alle ispezioni internazionali e compie ogni trattato internazionale che regoli il nucleare? A voi la scelta.

Quello che è incredibile è la propaganda che ci dobbiamo sorbire ogni giorno leggendo i giornali e vedendo la televisione. Varie inchieste hanno scagionato l’Iran dall’accusa di stare costruendo armi nucleari invece di un programma civile di energia nucleare (2). Il 16 Settembre il settimanale Newsweek citava fonti di intelligence USA che dichiaravano l’assenza di novità nel programma iraniano, confermando il monitoraggio continuo delle novità nucleari in Iran (3) che tutt’oggi rimane invariato rispetto allo stato verificato nel 2007. Il 21 Settembre sempre Newsweek riportava l’intercettazione di una mail privata di un alto funzionario dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Nucleare (AEIA), Tariq Rauf, che scrivendo ad un esperto nucleare diceva che “si stanno facendo circolare di nuovo delle storie prive di fondamento come in Iraq (...) e che probabilmente Israele ha esagerato i progressi nucleari dell’Iran” (4). L’ayatollah Khamenei e lo stesso Ahmadinejad hanno più volte ribadito che lo sviluppo di un nucleare da guerra è contro i principi dell’Islam.
El Baradei, capo dell’AEIA visiterà il 25 ottobre la nuova centrale nucleare di Qom in un ennesimo controllo alle installazioni iraniane. Si è fissato un calendario di ispezioni per valutare lo stato di arricchimento di uranio delle centrali nucleari in funzione. La centrale di Qom (che sarà in funzione tra 18 mesi), conterà con appena 3000 centrifughe, trattando l’esafluoruro di uranio (UF6) al 5%, il che vorrebbe dire anni e anni per arrivare al 90% richiesto per creare un ordigno nucleare. Come già detto in questo sito, la base era nota dal 2007 all’intelligence di Usa e Israele ed è stata denunciata dallo stesso Iran, secondo i tempi e le regole del Trattato di Proliferazione Nucleare di cui è firmataria. In pratica l’Iran si è autodenunciata in un gesto di apertura benevola, e gli altri paesi l’hanno accusata di costruirsi il nucleare di nascosto. Infatti, secondo le regole del TNP avrebbe dovuto denunciare la nascita dello stabilimento di Qom appena 6 mesi prima della sua entrata in funzionamento, e ne mancano ancora 18 per entrare in funzione! E’ questo l’assurdo che stiamo vivendo. El Baradei ha detto che non ci sono prove dell’arricchimento di uranio a fini nucleari dell’Iran (5), e si è dovuto definire “preoccupato” per non svergognare tutti coloro che sventolano la minaccia certa del nucleare di guerra iraniano.

E’ importante di questi tempi rendersi conto che l’ossessione compulsiva e paranoica di distruzione israeliana si è unita, anche con Obama, con la tentazione statunitense di un’ennesima guerra per dare una svolta alla crisi economica irreversibile. Cambiare il punto di vista è la chiave per difendersi dalla propaganda che ogni giorno ci propinano.

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1)http://rete-eco.it/it/approfondimenti/europa-usa-etc/9158-ntenere-segrete-le-armi-nucleari-di-israele-obama-si-impegna-a-mantenere-segrete-le-armi-nucleari-di-israele-.html

2) http://atimes.com/atimes/Middle_East/KJ01Ak03.html

3) http://www.newsweek.com/id/215529

4) http://www.newsweek.com/id/215317

5) http://www.agi.it/news/notizie/200910041237-cro-rt11020-iran_elbaradei_no_prove_teheran_voglia_bomba_ma_preoccupati