Il 1929 è in diretta, buona visione.
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Portale di ispirazione cattolica, ha come oggetto ricerche di tipo politico, economico e sociale. Per una informazione di qualità, in lotta contro il pensiero unico dominante.
PARTE QUARTA: IL LIBERALISMO
Il pensiero liberale ha un diverso approccio sulla questione religiosa rispetto alle ideologie totalitarie e questo indubbiamente gli ha permesso una convivenza pluricentenaria con le diverse fedi e, soprattutto in Italia ed in Germania, di dare vita ad una corrente politica, quella del cattolicesimo liberale, che ha governato il nostro paese dal dopo guerra fino agli anni ’90. Ma se il fascismo, il comunismo ed il nazismo dichiaravano chiaramente la loro volontà di creare l’uomo nuovo ed in questo trovarono il loro baratro, il liberalismo non profetizza niente, rimane ancorato al suo agnosticismo dogmatico dove tutto può essere possibile. Questa tipologia di approccio alla vita - nella sua totalità la vita vera - è ovviamente frutto di un pensiero debole, della sublimazione estetica ed ideologica di quest’ultimo. Il cuore del concetto liberale non è nelle idee liberali stesse ma è nel pensiero debole: cerchiamo di fare luce, reale, su questo aspetto. Il pensiero debole è un concetto creato dal filosofo contemporaneo Vattimo e nasce dall’intersecazione del pensiero di Nieztsche con l’ultimo Heidegger. Questi due nomi (legati indissolubilmente al mondo della cultura di destra radicale) potrebbero stupire se non riuscissimo a comprendere il legame profondo tra l’ideologia liberale e l’ideologia nazista, entrambe libertarie, basate sull’individualismo, con l’unica differenza di essere una l’estremizzazione dell’altra. L’ideologia individualista nel suo toto può essere divisa in tre parti: la sua parte “tollerante”, il liberalismo, la sua parte “pura”, l’anarchismo, la sua parte “intollerante”, il nazismo. Massimo esponente di questo continuum è il filosofo più importante dell’individualismo moderno: Max Stirner, ovviamente riferimento primario per liberali, anarchici e nazisti, che dichiara orgogliosamente:
"Io rifiuto un potere conferitomi sotto la speciosa forma di "diritti dell'uomo". Il mio potere è la mia proprietà, il mio potere mi dà la proprietà. Io stesso sono il mio potere... e per esso sono la mia proprietà ".
Noi non siamo liberali, il nostro valore non è la libertà ma è l’Amore, il Dono, la Carità.
La Carità non avrà mai fine come afferma San Paolo. Solo se saremo Noi il nostro potere, non avremo mai fine.
La questione di Gerusalemme Est, ed in generale di tutta la West Bank (territori ad occidente del fiume Giordano) dimostrano tutto il disprezzo di Israele verso qualsiasi forma di diritto o norma che limiti e regoli le sue azioni. In questo senso, il diritto è nemico di Israele e Israele è nemico del diritto.
Dalla sua nascita, lo Stato di Israele non ha mai voluto fissare i limiti territoriali ad est. Dopo la guerra dei Sei Giorni, scattò l’annessione di Gerusalemme Est al territorio israeliano, sottraendola alla giurisdizione della Giordania. Vennero annessi 70 kilometri quadrati di alcuni municipi confinanti con Gerusalemme Est, oltre a 64 kilometri quadrati (con 28 villaggi annessi) nella West Bank, rispettivamente appartenenti ai municipi di Betlemme e Beit Jala (1). Una volta annesso il territorio bisognava renderlo ebraico: questo avvenne attraverso gli insediamenti dei coloni e con una politica discriminatoria verso gli abitanti palestinesi. A questi erano offerte due opzioni: o accettare lo status di cittadino israeliano, tradendo di fatto le proprie radici o divenivano “residenti permanenti” dello Stato di Israele. In pratica divenivano stranieri nella propria terra. Ai residenti permanenti non è concesso il permesso di lavoro (a meno di permessi speciali), non sono coperti dal servizio sanitario e non possono votare alle elezioni. La risoluzione 242 delle Nazioni Unite, che chiedeva il ritiro israeliano dai territori occupati, divenne lettera morta grazie all’interpretazione ambigua della versione inglese (le parole della risoluzione nel testo inglese, “withdrawal from territories”, non sono sembrate abbastanza chiare).
Per far capire la propria posizione, nel 1980 la Knesset, il Parlamento ebraico, ha emanato una legge che dichiarava Gerusalemme “capitale unita ed indivisa” dello Stato di Israele. In barba alle proteste di tutti gli Stati e al mancato riconoscimento, Israele lo considera ancora oggi territorio a tutti gli effetti israeliano.
Pochi giorni fa si è svolto un incontro a tre, tra Obama, Netanyahu e Abbas. La posizione americana è cambiata: dal congelamento delle colonie ebraiche si è passati ad una richiesta di rallentamento della loro costruzione (2). E’ un implicito riconoscimento a proseguire il piano di Israele di cambiare la geografia demografica della zona e di perpetuare l’occupazione. Solo la settimana scorsa, il 14 di Settembre (3) Netanyahu diceva che non avrebbe congelato gli insediamenti come richiesto da Obama. Appena una settimana dopo, anche il Presidente USA si è inchinato, e ha fatto marcia indietro, come dire…gentilmente potete frenare la costruzione di nuovi insediamenti?
Non fa niente che anche la Corte Internazionale di Giustizia abbia deliberato che gli insediamenti sono illegali, poiché costituiscono una violazione dell’articolo IV della Convenzione di Ginevra: essendo territori occupati è vietato trasferire una parte della propria popolazione in questi territori (6), ovvero i coloni.
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1)http://www.btselem.org/English/Jerusalem/Legal_Status.asp
3)http://news.yahoo.com/s/nm/20090914/wl_nm/us_palestinians_israel_8
4)http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE5860C020090907?pageNumber=1&virtualBrandChannel=0
5)http://www.ansamed.info/it/top/MI11.WAM20279.html
Ron Paul, il senatore repubblicano candidato alle scorse elezioni a Presidente degli USA ed evitato accuratamente dai media, si rallegra della situazione che sta attraversando l’oro. Il metallo giallo ha sfondato quota 1000 dollari all’oncia e molti analisti si chiedono se siamo di fronte ad una nuova bolla speculativa. Ron Paul auspica un ritorno all’oro come valuta di riferimento per arginare la speculazione finanziaria, dichiarando il prezioso metallo una valuta pacifica in quanto:
“La moneta solida è semplicemente ciò che è. Togliendo il potere del governo di manipolare la moneta, si rimuove la tentazione del governo di spendere, stampare e truffare. La moneta solida assicura che le priorità del nostro governo sarebbero messe a fuoco esclusivamente su quello che ci possiamo permettere. La moneta solida inoltre limita la capacità di generare guerre d’aggressione. Immagina come sarebbe attenta Washington nel cominciare una guerra se non avesse questi giochi di prestigio finanziari. La moneta corrente (fiat money) permette al governo di fare azioni di espansione che non potrebbe fare se dovessero pagare il debito con la moneta economica (cheap money). La Federal Reserve ha recentemente messo all’asta una grande quantità di buoni del tesoro per finanziare le guerre in Iraq e in Afganistan, insieme al nostro fardello che ci sta schiacciando. La conseguente svalutazione del dollaro sta velocemente erodendo la nostra immagine come un buon partner commercial nel mondo. Come conseguenza si parla maggiormente di isolamento economico e guerra”. (1)
Questa sarebbe stata una visione auspicabile da un Presidente degli Stati Uniti, che davvero avrebbe prodotto un change, non solo a parole ma con misure economiche reali e sostanziali. L’aumento dell’oro negli ultimi tempi è sintomo della mancanza di fiducia nei mercati speculativi e finanziari che hanno arricchito le banche come Goldman Sachs negli ultimi anni, da quando nel 1999 venne abolita la distinzione tra banche commerciali e banche d’investimento, creando un modello di banca universale che poteva speculare con i risparmi dei cittadini: l’abolizione della Glass-Steagal Act (1933) su pressione del mondo finanziario fu sciaguratamente opera di Bill Clinton e Robert Rubin (2).
1) Il fallimento dei mercati speculativi degli immobili, derivati, cereali, petrolio che periodicamente sono stati presi di mira dai finanzieri e dalle banche d’investimento.
2) Lo spettro dell’inflazione dovuta ai salvataggi bancari ha stimolato la ricerca sul mercato dell’oro, in opposizione alla caduta del dollaro.
3) Alcuni grandi paesi detentori di debito pubblico, come la Russia e la Cina hanno cominciato a cambiare le loro riserve in dollari per l’oro, comprandolo sul mercato.
Proprio quest’ultimo punto suscita molta preoccupazione, considerando le dichiarazioni che vengono da Pechino, disposto a comprare la grande quantità di oro messo sul mercato dal Fondo Monetario Internazionale, calcolata in 13 mila miliardi di dollari in oro, ovvero 403,3 tonnellate d’oro (4), oltre alle 452 tonnellate già accumulate dal 2003. La Cina è del tutto cosciente che in questa maniera può alterare il mercato dei prezzi arrivando a danneggiare anche se stessa. Per questo procede con cautela all’acquisto, evitando bruschi rialzi. Se anche la Cina, maggior creditore al mondo del debito statunitense, ha fretta di lasciarsi alle spalle le montagne di dollari accumulati in questi anni, significa che il punto di rottura della moneta USA non è lontano. Si è innescato un circolo vizioso, che più si compra oro, più il valore del dollaro scende, facendo aumentare l’inflazione causando il deprezzamento delle monete correnti (fiat currency).
Con i tassi d’interesse prossimi allo 0%, l’oro diventa conveniente tanto nei periodi di deflazione (passato-presente) che di inflazione (futuro molto prossimo). Piuttosto che tenere i soldi in banca mentre vengono erosi dall’inflazione è più conveniente investirli in oro che ha un valore intrinseco, autoreferenziale, non come le monete e le banconote che dipendono dalle fluttuazioni dei mercati.
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1)http://www.ronpaul.com/2008-09-16/ron-paul-on-gold-and-sound-money/
2)http://en.wikipedia.org/wiki/Glass-Steagall_Act
3)http://www.kitco.com/scripts/hist_charts/yearly_graphs.plx
4)http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=aklIw7I0Di8k
In un celebre film, Alberto Sordi faceva suonare a morto tutte le campane di Roma contemporaneamente. La sua spiegazione davanti al Papa fu che era morta la giustizia. Su ciò che è successo a Gaza e sulla sua reale situazione attuale, oggi non ci sono campane né titoli di giornali, tantomeno dibattiti costruttivi nella carta stampata come in televisione.
Le notizie che filtrano sono opera di organizzazioni coraggiose, testimonianze individuali ed agenzie di stampe indipendenti. A Gaza, nonostante non si sentano campane, la giustizia è morta tra il 2008 e il 2009, nell’attacco proprio nel giorno di Santo Stefano. Nella notte tra il 26 e il 27 Dicembre, i rabbini studiando le sacre scritture trovavano un cavillo tecnico per autorizzare le bombe israeliane a riversarsi su Gaza nel giorno dello Shabbat. Bisogna sapere che ad un pio ebreo non è lecito neanche accendere un fuoco nel santo giorno del sabato. L’eccezione però è valsa per accendere i motori degli aerei e riversare il fuoco sulla Striscia di Gaza. Relatività ebraica. Le bombe uccidevano persone e uccidevano la giustizia, senza fare distinzioni.
Il senso di giustizia, poi entrato come norma nel diritto internazionale e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, è nel mondo occidentale, quell’insieme di principi e norme che hanno fatto da Roma in poi, la base del diritto in Europa. L’habeas corpus, la condizione di innocenza fino al giudizio definitivo, una pena riabilitativa e non solamente punitiva, misure giudiziarie umane, il riconoscimento del nemico come essere umano: insomma un sentimento diffuso di umanità, che il potere centrale amministrava al posto del cittadino colpito.
Già quando Colin Powell mostrò all’ONU una boccetta di antrace e alcune diapositive satellitari per giustificare l’attacco all’Iraq nel febbraio del 2003, si capì che della giustizia era rimasto ben poco. Le prove si rivelarono false, ma ormai l’attacco era iniziato: in seguiti si scoprirono torture, si sganciarono bombe al fosforo e si attuò una strategia del terrore che di umanità ha ben poco. Lo spettro della guerra preventiva era entrato nel diritto internazionale: in principio qualsiasi Stato poteva fare guerra ad un altro, secondo le sue supposizioni o fonti di intelligence, senza consultare la comunità internazionale.
Il punto più basso della storia del diritto internazionale moderno si è toccato con l’attacco di Israele alla striscia di Gaza. Questo è avvenuto senza preavviso, senza resa, senza appoggio internazionale, senza rispettare la Convenzione di Ginevra (1): una follia assassina si è riversata in quasi quattrocento chilometri quadrati e in tre settimane ha cercato di dare il colpo di grazia ad una popolazione di un milione e mezzo di abitanti. Come per le smoking gun di Saddam, doveva essere un’operazione chirurgica: stanare i lanciatori di Qassam e tornare al confine del suolo sacro. Si è rivelato un massacro: in tre settimane sono morte 1387 persone, di cui solo 330 erano combattenti. Il resto erano civili, perlopiù donne e bambini, vittime di un tiro a bersaglio dei soldati israeliani (2). Non bastava tenere una popolazione alla fame, senza elettricità, aspettando che le scorte di medicinali e di cibo si esaurissero lentamente: bisognava umiliare e condannare definitivamente quella lingua di terra, sradicare ed annientare qualcosa di più profondo che la vita delle persone. La posta in palio era l’annientamento di una coscienza di popolo, della libertà e del sentimento della giustizia. Bisognava fare terra bruciata, Gaza delenda est nell’ideologia talmudica di Israele. Come nella narrativa biblica, i popoli limitrofi che resistono al potere degli eletti, devono essere annientati, invocando il Dio degli eserciti per riuscirci. L’Antico Testamento per gli ebrei è in corso in questi anni, sta “succedendo”; tutto intorno ad Israele è popolato da Amorrei e Filistei. Contro di essi non deve esistere pietà.
L’associazione Breaking the Silence lavora da tempo per documentare le angherie e i soprusi che i soldati israeliani ogni giorno riversano sui palestinesi. Yehuda Shaul, ex soldato israeliano più volte arrestato per la sua attività e oggi presidente dell’organizzazione rivela:
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1)Per maggiori informazioni sulle armi proibite, sul trattamento dei prigionieri e dei civili in guerra, consultare: http://www.supportgenevaconventions.info/
2)http://www.tercerainformacion.es/spip.php?article10011
3)http://www.institucional.us.es/marco/palestina/docs/confesiones.pdf
PARTE TERZA: IL COMUNISMO
L’ideologia comunista si professa come completamente atea, a differenza delle ideologie di estrema destra dove l’idea del divino è funzionale al raggiungimento di una idea superomistica, di uno slancio (nel vuoto) per raggiungere l’individualità assoluta. Dio viene considerato come una sovrastruttura prodotta dall’ingiustizia sociale (sic) , in ultima analisi uno strumento per garantire la sottomissione della popolazione povera. L’inconciliabilità di ogni forma di spiritualità con l’ideologia comunista è descritta in maniera perfetta da uno dei massimi esponenti del marxismo, Bucharin:
Coloro che si mostravano preoccupati per la crescita anomala e il cambio dei costumi, erano bollati come “profeti di sventura”. Investimenti, crediti, lavoro, rate, mutui al 110% e anche al 120% del credito della casa apparivano sulle vetrate di tutte le maggiori entità finanziarie del paese. Accanto a questo una buona legge della memoria rigettava il franchismo come male assoluto, segnando la pietra tombale sulla coscienza di un passato condiviso, riaprendo una ferita mai veramente cicatrizzata a colpi di macete. Zapatero dopo essersi sbracciato con la BCE affinchè essa tagliasse i tassi di interesse, definendo criminale la politica monetaria della Banca Centrale si ritrova con i tassi al 1% e le banche che ancora offrono tassi al 6% e che neanche tra loro si fidano a prestare denaro. I dati sulle perdite reali del sistema bancario spagnolo sono ancora tutte da decifrare, mentre aumentano i ritardi e le sospensioni nei pagamenti mensuali dei mutui, a causa della cassa integrazione e della crescente disoccupazione (2). Il “paro”, dopo un breve flessione si sta avvicinando al 20% e il numero di disoccupati a 4 milioni e mezzo: in un anno fino ad oggi sono stati distrutti 620.000 posti di lavoro (3). Scenari da recessione decennale si avvicinano sul panorama spagnolo, incapace di uscire dal meccanismo imposto della banca centrale di introdurre maggiore liquidità sul mercato, regalando in questo modo denaro alle banche che lo mettono da parte per tappare i buchi dei loro derivati tossici.
In uno scenario cosi, un paese dovrebbe ritrovare la propria indipendenza e sovranità economica, richiamare la popolazione al sacrificio, nazionalizzare le banche con un colpo di mano, vietare il credito frazionale, ricorrere a prestiti statali agli imprenditori e commercianti in difficoltà. Dovrebbe insomma ridurre il particolarismo e le spinte regionali per uscire insieme dalla crisi. Richiamare ai valori del sacrificio, della solidarietà, del mutuo soccorso.
Proprio per questo si è deciso andare avanti con un progetto di legge dal nome indicativo di “Legge de la libertad religiosa” (4). Si prospetta l’eliminazione di ogni simbolo religioso, ovvero il Crocifisso da ogni luogo pubblico per non urtare la sensibilità di chi non crede..
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1)http://www.proyectogransimio.org
2)http://www.elmundo.es/elmundo/2009/09/09/suvivienda/1252507347.html
3)http://www.cotizalia.com/cache/2009/09/11/noticias_55_destruiran_doble_empleos.html
4)http://www.diariocritico.com/2009/Agosto/andalucia/169705/velo-cruz-junta.html
Il movimento fascista nasce nel ‘19 come radicalmente anticlericale, riprende le tematiche marxiste nell’organizzazione dello Stato in rapporto con le confessioni e le istituzioni religiose. Infatti proponeva a chiare lettere nel suo manifesto programmatico “il sequestro (confisca) di tutti i beni delle congregazioni religiose e l'abolizione di tutte le mense vescovili che costituiscono una enorme passività per la Nazione e un privilegio di pochi”.
Al contrario di quello che si è solito pensare comunemente Mussolini era ferocemente ateo (“Se Dio esiste gli do 10 secondi per fulminarmi, in caso contrario non esiste” una tra le tante frasi significative del suo pensiero) per poi avere una conversione, mai troppo documentata, negli anni della grande guerra. Nonostante queste caratteristiche fondamentali non si può definire il Fascismo come ateo in quanto rimane ancorato un passo prima del narcisismo, della “rivoluzione culturale”, del rifiuto della cultura classica : non cade in questo vuoto come il nazismo.
Come fenomeno complesso possiamo individuare 3 tipi di relazioni dell’ideologia fascista con la fede, il divino, il soprasensibile. Il primo è sicuramente quello figlio della carta del '19, quindi agnostico, avverso alla Chiesa, libertario: questo spirito non morirà mai e rimarrà come substrato nel regime seppure affogato dal concordato e dal totalitarismo imperfetto che doveva fare i conti con l’autorità del Papa e del Re; diciamo è questa la relazione più autentica del Fascismo con il fenomeno religioso che avrà il suo apice nella Repubblica di Salò quando Mussolini libero dai vincoli con la Chiesa riproporrà le tematiche del ’19.
Il secondo è quello del fascismo regime che accoglie la tradizione cattolica dentro di sé come componente essenziale della cultura romana e classica e come motore centrale della rinascita della nazione italiana. Elemento fondamentale di questa concordanza fu il fratello di Mussolini, Arnaldo, cattolico fervente, che condizionò non poco il duce in questo cambio di rotta.
Il terzo è il fascismo mistico, che unisce le due anime sopraccitate, in un unico continuum di religiosità e superomismo (tratto essenziale del superamento di Dio ): quasi sconosciuto al popolo che continuava a beneficiare di una educazione cattolica mista al nuovo ordine fascista, fu invece caratteristica determinante per i fascisti irriducibili come Pavolini, Stefanini e Giani.
Di queste tre correnti rimane ancora oggi la traccia e la spaccatura nel movimento neofascista preso nella sua completezza: basti pensare alla incomunicabilità tra i due movimenti più importanti dell’area, Forza Nuova e Fiamma Tricolore, divisi proprio dalla questione religiosa, cattolici tradizionalisti i primi, anticlericali i secondi, sebbene la distanza dopo l’uscita dal partito del movimento di Casa Pound sembra essersi attenuata.
Nonostante ciò il popolo ebraico rappresenta ancora un mistero nel piano di salvezza pensato da Dio: San Paolo arriverà ad esclamare proprio scrivendo su questo disegno divino: “Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!”. L’unica cosa che ci è data sapere è la profezia di San Paolo circa la loro conversione a Cristo in prossimità della fine dei tempi, più volte ribadito anche da San Agostino e San Tommaso d’Aquino.
La storia conosce un grande spartiacque nel momento della morte di Gesù. Una parte del popolo ebraico crede che Gesù è il Messia, un’altra parte lo rifiuta. Coloro che lo accettarono saranno chiamati successivamente cristiani, coloro che lo rifiutarono sono gli ebrei di oggi. La questione dell’Allenza divina con il suo popolo ha alzato vari dibattiti teologici. La cosiddetta “teologia della sostituzione” è stata accolta dalla Chiesa fin dal principio: il nuovo Israele è il popolo cristiano, erede delle promesse di Gesù, l’antica alleanza veniva revocata, a causa dell’infedeltà dei giudei (questa visione è stata messa in discussioni negli ultimi decenni, frutto di un senso di resa di fronte al crescente potere ebraico).
Nel momento della morte di Gesù, il velo del tempio si squarciò in due, sancendo la fine della presenza divina nel tempio ebraico. Il velo separava l’assemblea dei fedeli dal luogo del Santissimo, presenza reale di Dio con il suo popolo. Con Gesù, Dio entra nel mondo, si fa vivo nella conversione dei pagani, si fa carico del destino dell’umanità in maniera completa, indicando la strada della Redenzione, incarnata nel Figlio.
I rami secchi dell’olivo (simbolo del popolo di Dio) vennero recisi, come racconta San Paolo, per innestare sull’olivo il nuovo popolo cristiano, erede dell’unica alleanza salvifica. San Paolo ancora ammonisce nel non fare di questa condizione un orgoglio e un motivo di vanto nei confronti dei rami recisi, ma di accompagnare con misericordia coloro che un giorno rientreranno nell’Alleanza. E’ addirittura disposto ad offrire se stesso per la loro conversione:
“Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne”.
E’ assai difficile trovare una copia del Talmud, ben tradotta e completa in tutte le sue parti. Ricordo che una volta nel museo sefardita di Toledo chiesi se nella libreria del museo fosse disponibile una copia del Talmud e l’impiegata mi guardò stupita: “Ma il Talmud non si vende!”.
Un sacerdote cattolico di nome Pranaitis nel 1892 analizzò il Talmud in relazione al Cristianesimo. La quantità di passi ostili al cristianesimo e ai gentili non si possono enumerare in questa sede, ma impressiona la ferocità delle accuse e la bassezza degli impropri con i cristiani, il Cristo e i dogmi del cristianesimo. I cristiani sono idolatri, peggio dei turchi (Hilkoth Maakhaloth, cap IX), assassini (Abhodah Zarah 22), fornicatori (Abhodah Zarah, 15b), impuri ( Schabbath 145b), simili agli escrementi animali, non uomini ma bestie e peggio delle bestie stesse (Kerithuth (6b, p.78), figli del demonio (Zohar I, 28b), anime cattive ed impure (1).
Erroneamente si crede il popol0 ebraico legato ai libri del Pentateuco, quando in realtà oggi la propria credenza e la cultura del Talmud formano da secoli generazioni di uomini nelle yeshiva. La cultura ebraica e dello stato d’Israele affondano le radici nella raccolta delle discussioni rabbiniche, spiegando l’atteggiamento arrogante ed ostile verso ogni forma di pietà e di accordo nel conflitto arabo-israeliano.
“Il Messia darà ai giudei il dominio su tutto il mondo e a questo dominio cadranno sottomessi tutti i popoli" (Talmud di Babilonia - Trattato Shabb - Foglio 120, Col. 1)
"Il tempo del Messia sarà preceduto da una grande guerra, nella quale perirà due/terzi dell'umanità" (Abarbanel - "Masmia Jesùa" Foglio 49°)
Sembra rileggere la storia di Israele, scorgendo all’orizzonte l’attualità di Gaza. Per questo mi sforzo di criticare come oggi parlare di giudeo-cristianesimo sia incongruente, oltre ad essere un gran errore teologico. Per un cristiano non esiste più la differenza tra pagani, giudei e greci. Per un ebreo, il muro tra se e il mondo è invalicabile. Nel cristianesimo, si è tutti romani, tutti il genere umano gode della "cittadinanza", che è il titolo di figli di Dio.
Diceva bene Paolo di Tarso, mentre la lettera uccide, lo Spirito vivifica. E sempre, tra un ebreo e un cristiano, ci sarà sempre un Cristo di mezzo, che per quanto molti cristiani a tutti i costi ecumenici vorrebbero mettere da parte, non lo si può nascondere.
Torneremmo altrimenti, di nuovo ad essere farisei. Non saremmo più cristiani.
PARTE PRIMA : IL NAZISMO
Il ‘900 : il secolo in cui l’uomo ha provato ad uccidere Dio. Di tutte le frasi possibili sul secolo più importante nella storia dell’umanità forse questa è la più rappresentativa. L’ateismo indubbiamente parte da prima ma per la sua consacrazione ideologica dobbiamo aspettare il secolo delle “grandi” ideologie : nazismo, comunismo, fascismo,liberalismo ( sebbene questo parta da più lontano, ma qui considererò solo il suo sviluppo borghese-liberista ).
In queste quattro ideologie vediamo i diversi di tipi di ateismo realizzati in una forma statale sebbene il liberalismo sia più subdolo e si ricolleghi ad una visione privatistica di Dio, come se fosse possibile avere una luce e metterla sotto al tavolo.
Il nazismo, prendendo a piene mani da Niezstche, riconduce l’idea del divino “al più grande inganno perpetuato da Platone e dai suoi successori della scissione tra sensibile e soprasensibile” (Heidegger) : questa scissione è stata creata dalla mediocrità umana e solo alcuni eletti (l’oltre uomo) possono eliminare questa distanza congiungendosi all’idea di Dio che in questo caso è visto come potenza assoluta o volontà di potenza. Tutto questo può essere sintetizzato da un Julius Evola colto dai suoi bollori che scrive “…dell’ eliminazione della trascendenza tra uomo e Dio, fino alla congiunzione esatta tra uomo e Dio, un farsi divinità”. Il nazismo ideologia barbara ( nel senso storico del termine) più che un ateismo “completo” propone un misticismo narcisista frutto dell’unione tra antiche culture e religioni orientali, da cui ha preso completamente idee e simboli, e la tradizione pagana delle popolazioni nordiche. Evidente il rapporto tra questa ideologia ed il satanismo, l’occultismo, la perversione sessuale ( tutti i gerarchi nazisti avevano più di qualche vizietto.. ): a mio parere l’ideologia più anticristica della storia, imbevuta dell’immancabile (in questi casi) protestantesimo. Basta vedere la mappa dei consensi del partito nazista nel '33 su qualsiasi libro di storia e si troverà perfetta corrispondenza tra forza elettorale del partito del Führer e regioni a maggioranza protestante.
Concludendo posso affermare che più una ideologia mira alla “rivoluzione” sociale e culturale più si allontana da Dio. Come una vacanza, una bella ricreazione. Un’ uccisione perpetua dell’autorità, dell’ordine, in ultima analisi “della figura del padre” (Marcello Veneziani). Ma al contrario del divertente e bonariamente ridicolo ’68, qui l’assenza di Dio si è tinta di orrore in una maniera che solo i regimi comunisti sono riusciti ad eguagliare. L’analisi dell’ateismo “di destra” però non è completa senza la comprensione del rapporto fascismo-Dio che ho voluto accuratamente separare dal nazismo essendo riluttante all’equiparazione dei due termini ed anche fermamente contrario alla loro unione col trattino cara alla tradizione resistenziale.