venerdì 23 aprile 2010

Fini è pronto per la sinistra


Alla fine Fini è riuscito a fare quello che in 16 anni nessun uomo della sinistra aveva potuto. Per almeno due ore di fronte alle telecamere ha spostato l’attenzione dal camaleonte Berlusconi e ha fatto girare le telecamere verso il suo ditino alzato da saccente raccomandato. Non ci erano riusciti in ordine né Prodi né D’Alema né Franceschini (chi?), e neanche per ultimo Bersani:ci è riuscito l’ormai prossimo perfetto candidato alle elezioni della sinistra radical-chic. Purtroppo per lui e per la sinistra che sbava per l’ex fascista e missino convertitosi sulla strada di Fiuggi in uomo delle istituzioni, il suo è un fuoco di paglia. Probabilmente Berlusconi è sulla via del tramonto, come gli attori famosi che a fine carriera fanno film osceni, ma la notizia più rassicurante è che Fini non sarà il suo successore.

Ha provato il colpo di mano, ed è rimasto con sole 11 persone ad appoggiarlo in tutto il centro destra. Anche i suoi colonnelli se la sono filata. Poi come in una negazione incosciente tipicamente freudiana diceva: “ Io non ho tradito!”, come se dicendolo finisse per crederci e per farlo credere. Lo ripeteva e sembrava credibile almeno per la foga con cui lo esclamava. Ma sono anni che Fini ha tradito tutto e tutti già dal 1995, e ha compiuto cosi il cammino necessario per rendersi perfetto leader della sinistra che lo acclama come salvatore. Ezio Mauro su Repubblica gli ha dato l’assist perfetto per completare l’opera: dall’alto del suo odio verso Berlusconi ha scritto che ha commesso peccato di lesa maestà, ha ferito il corpo mistico intoccabile, erigendolo cosi a paladino della libertà, del dissenso indipendente, una sorta di Che Guevara di destra. Gli ha dato quel tocco di romanticismo del perdente che tanto piace alla sinistra. In realtà non ha scalfito un bel nulla, ma ha solo portato a compimento la sua carriera politica, fatta di svolte acrobatiche stile 8 Settembre e di sentenze lapidarie sul male assoluto nella storia appena prima condivisa, infine una kippa in testa per far capire da che parte stare e una velina sul divano per il secondo matrimonio liberal, fino allo sbocco da uomo delle istituzioni, giusto premio per chi una identità ce l’aveva ma l’ha defenestrata senza problemi né sussulti.

Berlusconi cadrà ma non sarà per colpa di Fini. Succederà perché ha perso la spinta necessaria per governare un paese e non ha fatto quello che poteva e doveva fare con quelle maggioranze parlamentari anomale, quasi plebiscitarie per come è abituato il sistema politico italiano. Fini vorrebbe il presidenzialismo per soffiare il posto all’avido Berlusconi, ma finirà probabilmente nel partito Radicale, con cui ormai condivide appieno le battaglie: è abbastanza radical-chic, appoggia aborto e eutanasia, confonde libertà con libertinismo, sostiene il laicismo e l’euro-atlantismo. Insomma è l’uomo giusto per la sinistra orfana di un leader. Chi l’avrebbe mai detto: il vecchio fascista viene osannato dalla sinistra. Sotto la bandiera dell’antiberlusconismo si possono davvero fare miracoli.

5 commenti:

  1. Purtroppo non è stato postato il mio commento. Proverò a sintetizzarlo adesso.

    Ho scritto di non essere d'accordo nel definire 'perdente' questa ennesima svolta finiana, poiché credo che il Presidente della Camera abbia dimostrato una volta di più la sua particolare coerenza. Mi spiego: sin dai tempi del Berlusconi II-III, Fini ha sempre avuto un particolare feeling con l'altro partito 'tradizionalista' della maggioranza -l'UDC di Casini; polemizzando spesso, invece, con i "partiti nuovi" del vecchio Polo delle Libertà, cioè Lega e FI. Aver sfidato apertamente Berlusconi alla Direzione del PDL è, secondo me, la 'giusta' conclusione di un processo paradossalmente 'autarchico'. Non penso, voglio dire, che Fini abbia intenzione di 'succedere' a Berlusconi all'interno dello schieramento di centro-destra; penso invece che lui abbia intenzione di "prenderne il posto" quale leader di una nuova formazione politica. Attenderà la fine della legislatura (e perciò lo credo sincero quando dice di non volere una scissione) e poi procederà nella realizzazione del suo piano accorpando nella sua corrente, che ora appare esigua e certamente minoritaria, i compari dell'UDC e i redivivi sodali dell'ApI. E c'è da credere, aggiungo, che tra coloro che oggi l'hanno rinnegato, in molti avranno modo di cambiare idea. Ad ogni modo, se non sarà possibile attuare un simile proposito al termine di questo mandato elettorale, Fini aspetterà il decesso di Berlusconi. Sembra di cattivo gusto, invece questa è la speranza che accomuna ormai le dirigenze dei partiti che non hanno mai accettato la leadership berlusconiana, e anche di quelli che non l'accettano più. Se non è possibile batterlo, sarà facile e quasi banalmente automatico prenderne il posto, e Fini ha voluto candidarsi come colui che ci riuscirà per primo. Ecco perché non credo che sia stata una scelta scellerata la sua. Hella good_

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  2. Carissimo,

    permettimi di non essere d’accordo con la tua analisi. Credo che Fini ha cavalcato l’onda berlusconiana fino a quando gli è convenuto: oggi vede il padrone che sta per essere detronizzato e prepara la fuga. Ancor prima aveva cavalcato i sentimenti della destra post-fascista nel Movimento Sociale per poi rinnegarli in quel di Fiuggi nel 1993. Poi si è sposato con Berlusconi, fino ad arrivare alla completa redenzione politica del perfetto post-fascista (presidenza della Camera) e adesso intuendo dove soffia il vento e con la certezza che Berlusconi e il PDL sono sul viale del tramonto li abbandona con una serenitá disarmante puntadogli il ditino. Ma se Fini ha potuto trasformarsi come e quando ha voluto lo deve a colui che l’ha portato fino li sopra. Insomma vedo in lui il perfetto ottosettembrino italiano, sempre pronto a voltare le spalle e cercare la “corrente” giusta alla quale votarsi, fino al prossimo travestimento. Come spessore político mi sembra molto esiguo.

    Sono cosciente che la riconoscenza non è cosa della política, peró la dignitá credo ancora di si. Che poi formi il suo piccolo partitino con i residui del bipolarismo mi sembra ovvio. Però con che coraggio votare i vari silurati radical-chic Rutelli, Casini e Fini? Quello che da veramente il voltastomaco è la spocchia stizzita del vecchio missino che dall'alto del suo titolo di "garante delle istituzioni" si offre per dare lezioni di moralitá indecenti e di coerenza politica. Questa sorta di purezza improvvisa di "legalità" non nasce da un giorno all'altro ma viene conferita da chi il potere lo distribuisce ai suoi sudditi. A buon intenditor poche parole.

    E' davvero patetico vedere i titoli di coda sull’ultimo Berlusconi, tradito anche da colui che forse gli deve piú di chiunque altro: da fascista missino a uomo delle istituzioni liberal democratiche il passo non è breve.

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  3. Sembriamo in disaccordo, Stefano, ma non lo siamo. Ho parlato di "particolare coerenza" di Fini a proposito della sua ennesima svolta proprio perché la sua si sta caratterizzando come la "coerenza della mutevolezza". Sono pienamente d'accordo con te quando dici che Fini sia capacissimo di cavalcare la tigre fin quando gli faccia comodo, e di saltare su un treno migliore non appena gli si presenti l'occasione buona; dissento da te, invece, nello specifico di questa sua scelta politica che tu descrivi come la fuga dei topi da una nave che affonda. E dissento perché non credo affatto a una prossima detronizzazione del 're', anzi: mai come ora Berlusconi può avvalersi dell'esercizio di un potere immenso, che nessun Fini né altri sarebbero in grado di contrastare. E di questo il caro Gianfranco ha paura. Credo che egli, per paradosso, solamente adesso meriti il grado di Delfino del Cavaliere: poiché soltanto col 'tradimento' dell'altro giorno sia stato in grado di rivelare pienamente il suo status. Non è detto che sarà così, ma è quello che lui vuole. Se ne è sempre parlato, e lui non ha fatto altro che confermare le voci. Che sia un opportunista è fuori discussione, ma io ribadisco che, in questo momento, lui sia il 'miglior' opportunista in circolazione; non "un uomo morto che cammina", come è stato definito in questa stanza cinque minuti fa da chi dice di conoscerlo bene, ma uno che ha assimilato perfettamente la lezione berlusconiana dell'odio sconsiderato. Io starei attento.
    Un abbraccio_

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  4. Vedremo come evoluzionerà questo confuso momento politico. Certo che se questo fosse successo 10 anni fa, Fini sarebbe stato defenestrato all’istante, senza troppi complimenti. Oggi quel Re di cui parliamo non ha forse la volontà politica né la forza per farlo. Ma questa è solo un’opinione, che solo il tempo potrà confermare.

    Fini un “Uomo morto che cammina”? Non credo francamente, ha troppi amici che lo vogliono ben più su di dove è adesso, e che sbavano per prendere il potere che Berlusconi con le sue megalomanie occupa.

    Sono arrivato al punto di preferire gli ultimi deliri maniaci megalomani del Re a questi traditori della seconda ora, a questi circoli di pensiero (FareFuturo) ovattati nel loro buonismo post-liberale, cosi democratici da sembrare senza idee se non quelle pre-confezionate nei salotti del potere. E’ questo, mi sembra il grande dramma italiano: passare in ogni epoca storica "dalla padella alla brace", questa volta da un delirante a un post-fascista ripulito che è diventato inspiegabilmente accettato da tutti, anche dalla sinistra.

    Ho come l’impressione che non saremo mai più una nazione.

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  5. che bella questa tua analisi stefano, ho letto tutto. Continua così, ti seguo sempre. tuo cugino andrea

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