martedì 15 giugno 2010

Un buon sacerdote


Ho avuto il piacere di dedicare una serata al cinema, che non è tra i miei passatempi preferiti, per vedere un film prodotto in Spagna, dal titolo “La ultima cima”, di Juan Manuel Cotelo. E’ la storia di un buon sacerdote che fa scandalo perché è la storia di un normale sacerdote della Chiesa, che muore improvvisamente a 42 anni in un incidente di montagna, sui Pirenei. Un sacerdote che ha destato la curiosità del regista che ha cominciato a scavare nella sua vita più intima trovando una persona dedita a Cristo, abbandonato alla sua volontà e “un altro Cristo” per tutte le persone che sono passate per il suo cammino, e raccontato proprio dalle persone che lo hanno conosciuto. Una storia propriamente scandalosa perché comune e quotidiana. Nessun colpo di scena finale, se non la morte del protagonista che irrompe nella vita straordinaria di questo ordinario sacerdote, l’aprirsi della “porta eterna” verso la vita piena in Dio. Rimango colpito e soddisfatto nel vedere alcune persone nella sala, che gustano dei ricordi delle persone che hanno condiviso la vita terrena del sacerdote Pablo Domínguez, dottore in filosofia e teologia che parlava in conferenze ed era professore di logica, e spiegava ai suoi amici della meraviglia della “ragionevolezza” di Dio, dello stupefacente amore per ogni essere umano, dell’allegria della vita nella fede, nonostante le difficoltà e le tribolazioni. Perché Dio è venuto a visitare l’uomo nell’umiltà di una stalla, senza un posto dove ristorarsi, nello stupore del Creato e nel silenzio della Storia. Quel Dio si è degnato di farsi presente, senza gridare ma solo per servire. E dalla figura di Cristo si capisce la figura del sacerdote. Darsi tutto per tutti. Come ha fatto il primo sacerdote di tutti, il Figlio di Dio.

Si racconta che Pablo fosse solito celebrare la Santa Messa in montagna, quando partiva da solo e una volta sulla cima offriva il pane e il vino al Cielo, affinché si trasformasse in Corpo e Sangue di Cristo. Era allegro, felice della sua vocazione, realizzato nella sua chiamata a donare la propria vita per i suoi amici e per la Chiesa. Mi ricorda un altro sacerdote che ho avuto la fortuna di conoscere, polacco, Padre Agostino che parlava di Dio come dell’amico che non tradisce mai e che per primo svegliò in me la sete di conoscere chi c’era dall’altra parte della porta e mi aspettava da sempre: “Sono alla porta e chiamo” dice il Signore. O al contrario, di un altro sacerdote di Barcellona che mi spiegava con roboanti argomenti teologici che per celebrare la Messa bisogna far partecipare l’assemblea, altrimenti non è completa, bisogna parlare e applaudire, dialogare e scambiare opinioni. Come se fosse necessario far tacere il Mistero con le nostre parole, con i nostri gesti. Mentre Pablo amava celebrare la Messa sulla cima dei Pirenei, nella solitudine delle montagne, dove spesso Dio è sceso a farsi conoscere agli uomini, la stessa montagna dove Gesù si manifestò a due suoi discepoli che non volevano più scendere dopo aver visto il suo splendore. Mi ha ricordato soprattutto l’immensa preziosità della chiamata al sacerdozio nella Chiesa, dell’importanza di avere sacerdoti santi e “arresi” a Dio, con le mani in alto di fronte al ladro che non si sa a che ora della notte arriverà. Di persone che si conoscono e soprattutto conoscono Dio, e hanno trovato la perla della loro vita e per quella perla sono pronti a dare tutto. Come la testimonianza della madre che è stata convinta da Pablo a portare avanti la sua terza gravidanza e non ricorrere all’aborto consigliato dai medici, di un figlio senza speranza di vita, per seppellirlo con il sorriso dopo appena due giorni: raccontava la madre che Pablo gli ripeteva che ogni “persona veniva al mondo con una missione”. Quella del bambino con due giorni di vita è stata la conversione della persona che lo portava nel grembo.

Coincide il film, con la chiusura dell’anno sacerdotale della Chiesa, uno degli anni più difficili per i sacerdoti coinvolti nella bufera mediatica della pedofilia, strumentalizzati per il pubblico ludibrio della plebe selvaggia, trattati come appestati dalla doppia morale del mondo. Pochi giorni fa il Papa ricordava in quest’occasione il Santo sacerdote di Ars, San Juan Maria Vianney: incapace negli studi teologici, arrivó ad essere ordinato sacerdote con grandissime difficoltà accademiche. Dal villaggio francese di trecento anime, divenne famoso per la sua santità e la sua umiltà. Trascorreva giorni ricevendo le persone e mostrando l’amore di Dio attraverso il sacramento della Riconciliazione. “L’uomo che si è fatto Misericordia” lo ha definito il Papa in questi giorni; senza preparazione né talento, era diventato meta di pellegrinaggio di migliaia di pellegrini che viaggiavano per conoscerlo. Nell’ordinario e nell’insignificante, a Dio piace fare le sue opere migliori.

2 commenti:

  1. Padre Agostino..
    Ricordo una notte in cui stavo tornando a casa e, per far prima (era tardi, molto tardi)
    tagliai per una via di campagna che allora era molto poco frequentata. Procedevo speditamente nell'oscurità, su quella strada tra alberi e prati, quando all'improvviso mi parve di notare una silhouette di un uomo che, in una notte priva di luce lunare, passaggiava lentamente nella campagna profonda. Era padre Agostino, con zaino in spalla e parole ben pronte; era appena tornato dalla cima di una montagna, era appena disceso dal suo personale incontro con Dio. Ricorderò sempre con piacere la sua figura, ma ora avrò anche la possibilità di vederlo, poiché l'ho incontrato tempo fa e mi ha detto che resterà a Roma per un po'. Lo stesso Agostino che amava passeggiare di notte nella natura, adesso ha un ruolo importante all'interno della Chiesa, ma l'uomo porta con sé la propria esperienza e avrà tante occasioni di "mettere alla porta" coloro che vanno cercando. La mia, di ricerca, continua, e ti ringrazio di offrirmi ancora testimonianze di chi ha raggiunto la meta.

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  2. Grazie per ricordarmi un aneddoto cosi caratteristico di Padre Agostino. Prego per la tua ricerca, non temere di aprire la porta. un abbraccio

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