domenica 30 maggio 2010

La fine della persona come essere: Peter Singer (parte III)


Abbiamo visto negli articoli precedenti due tentativi filosofici della negazione dell’uomo come entità ontologica, inglobandolo in un’Umanità che lo schiaccia fino ad annullarlo (Comte) o negando la sua natura specifica riducendolo a materia inanimata e informe, il cui unico fine è la libertà-libertinaggio per sfuggire alla sua informità (Sartre). L’ennesimo contributo alla morte dell’uomo è di un professore di bioetica di Princeton, noto per i suoi libri sulla difesa degli animali e sulla nuova etica pratica della felicità. Mi riferisco a Peter Singer, riferimento filosofico del governo Zapatero, che ha confessato di aver letto i suoi libri e di apprezzarlo. Il rovesciamento dei valori classici dell’Occidente è chiaro fin dal principio nei testi del professore australiano. Singer inaugura la nuova etica pratica che porterà l’uomo alla felicità: bisogna passare dall’etica della sacralità della vita a un’etica della qualità della vita. La nuova etica di Singer si definisce “utilitarista” e riconosce il debito ideologico con il padre dell’utilitarismo, Jeremy Bentham: “La capacità di soffrire è la caratteristica che conferisce ad un essere il diritto di un’eguale considerazione”. Il dolore misura la qualità della vita. Per questo gli uomini sono dei razzisti, o especisti come li chiama Singer poiché danno più valore al dolore umano che a quello animale, perché antepongono il proprio dolore a quello degli animali che dimostrano di poter soffrire. Un cavallo sobbalza per un calcio, un cane sembra piangere quando il padrone scompare. L’uomo e l’animale sono sullo stesso piano poiché entrambi provano dolore. Coloro che mangiano carne animale, che si dedicano alla caccia, che fomentano la sperimentazione sugli animali sono dei razzisti, degli especisti da esecrare, assassini e torturatori. L’uomo, prodotto dell’evoluzione cieca, figlio di una scimmia fortunata, si comporta da sempre da razzista e ha creato un’etica discriminatrice verso i suoi fratelli animali, soprattutto i primati, parenti più diretti ma meno fortunati di noi. E’ doveroso, manifesta Singer, ampliare i diritti umani anche agli scimpanzé e ai babbuini: “Tutti gli animali sono uguali”, nel mondo evoluzionista non c’è spazio per le differenze sostanziali tra uomo e animale, siamo tutti sullo stesso piano evolutivo. In questa nuova etica, chi soffre possiede una minore qualità di vita, e coloro che non hanno coscienza di questo dolore non possono essere considerate persone. Addio vecchietti rincoglioniti rinchiusi negli ospedali a spendere fondi pubblici, addio embrioni senza coscienza né vita! Una vita con dolore o senza la coscienza del dolore, non vale la pena di essere vissuta. Il metro deve essere la quantità di felicità presente nel mondo: eliminare una persona che soffre, è un aumento in tal senso. Cosi come un feto non ha coscienza del proprio dolore, cosi anche i bambini fino a una certa età non possiedono questa coscienza, non sanno se vogliono o non vogliono continuare a vivere e sono alla stessa stregua del feto. Il metodo di giudizio per la loro vita sarà la felicità (o l’assenza di dolore) che la loro esistenza comporta nel mondo. Per questo dice Singer, “nel caso di un bebè affetto da sindrome di Down o la cui vita sia iniziata in condizioni difficoltose, i genitori dovrebbero essere liberi di uccidere il bambino durante i primi ventotto giorni di vita”[1]. Nell’etica della qualità della vita anche l’infanticidio è licito: e come specifica Singer le restrizioni che la legge impone sull’infanticidio sono dovute più che altro all’orrore che esso produce tra le persone piuttosto che alla “malvagità che intrinsecamente implica uccidere un bambino”[2]. L’uomo ridotto ad animale deve abbandonare l’idea che la sua vita sia sacra: nessun essere umano, handicappato, in coma, appena nato, “possiede un diritto alla vita tanto forte quanto quello degli esseri capaci di considerarsi a se stessi come entità differenti che esistono nel tempo”[3]. La conclusione è diretta: un orangutan adulto merita di vivere più di un bambino, ha maggiore qualità di vita e coscienza di sé. In definitiva qualsiasi cosa minaccia la felicità complessiva del mondo (un handicappato, una persona in stato vegetativo, un dolore) deve essere soppresso. Bisogna aiutare a morire questi esseri, cosi non soffriranno più né loro né le persone che gli sono vicine. Il dolore per Singer è un senza senso, insopportabile e aberrante, deve essere sradicato dalla faccia della terra: per questo il Dio cristiano lo ripugna perché si è sacrificato per tutti, ha donato la sua vita, si è fatto immagine del dolore per ottenere la redenzione. Il classico refrain buonista e filantropico: “Se esistesse Dio non permetterebbe la sofferenza inutile degli innocenti”[4]. E allora ben venga la morte, l’eugenesia, l’eutanasia, bisogna ripulire la terra dal dolore.

“Quando la morte di un bambino disabile conduce alla nascita di un altro bambino con maggiori prospettive di avere una vita felice, la quantità di felicità totale sarà maggiore se si uccide al bambino disabile”.[5]

Si deve essere più selettivi, non c’è pietà nello sradicare la malformazione e il dolore dal mondo. E pensare che giuriamo ogni giorni di difenderci dal nuovo nazismo, però deve ripresentarsi con i baffi e parlare tedesco. Singer è il darwinismo compiuto fino alle sue estreme conseguenze, è il Cartesio dei nostri giorni, più feroce e letale. Cosi come Cartesio aveva confuso la persona umana con la sua capacità di pensiero (Cogito ergo sum), cosi Singer confonde il soggetto con la coscienza. Un essere senza coscienza non è un essere, e per questo si può e si deve uccidere. L’uomo per Singer è una cosa pensante (res cogitans) invece di un soggetto che possiede una coscienza. E’ il ribaltamento del pensiero occidentale, della filosofia greca, romana e cristiana. Singer vende milioni di copie con i suoi libri, seduce e conquista i lettori medi, che si fanno volontari carnefici del nuovo millennio, arriva allo strato popolare spesso irraggiungibile dal pensiero filosofico. Il suo libro “Liberazione animale” ha venduto più di un milione di copie perché possiede tutti quei luoghi comuni che caratterizzano il modernismo, e che contraddirli significa o l’autocensura o l’isolamento di chi li critica: darwinismo, edonismo, utilitarismo, filantropia sono i pilastri incontestabili della nostra società. E allora teniamoci stretto Singer e la sua ascia assassina, fino a quando non toccherà anche a noi soccombere di fronte alla nuova Etica Pratica. Perlomeno, fino a quel momento non fatevi paladini dell’Occidente, non difendete l’Europa, non sputate sangue sull’Iran e sul mondo musulmano. Un popolo, un sistema di valori, un gruppo che non ha più identità, che disprezza le sue origini e la sua tradizione cristiana, che uccide i propri figli è giusto che sia conquistato perché non sa più chi è e non può proporsi come guida morale. Gli è rimasto solo il suo nichilismo imbiancato e politicamente corretto tra le mani.


[1] Peter Singer, “Practical Ethics”, Cambridge University Press, Cambridge, 1979, pp.131-138

[2] Peter Singer, “Etica Practica”, Ariel, Barcelona, 1995, p.135

[3] Peter Singer, “Etica practica”, p.142

[4] Intervista a El Pais, 23 Settembre 2006, p.9

[5] Peter Singer, “Etica practica”, p.145

6 commenti:

  1. Francesco da Ginevra30 maggio 2010 alle ore 13:13

    Caro Stefano

    se Gesu non fosse esistito, cosa penseremmo del pensiero di Singer? QUesto signore segue una ottica molto pragmatica, e per quanto spietata, malvagia, forse disdicevole, potrebbe in maniera molto meschina portare a un qualche tipo di vantaggio o apparente maggiore felicita'. Sono provocatorio, e' ovvio, ma cosa penseremmo di tutto questo senza il cristianesimo? Faremmo come Sparta e getteremo i nostri bambini dal Pelopennese? Esiste una coscienza individuale intrinseca che dovrebbe portarci a non pensare tutto questo, a prescindere dalla religione?

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  2. Ciao Francesco, la domanda dovrebbe essere un prossimo articolo che ho pensato come conclusione dei 3 precedenti, in cui dovrebbe apparire giustamente la novità cristiana rispetto alla persona. Ti posso dire che fu proprio il messaggio di Gesù che elevò la condizione umana a quella di "figli di Dio". L'uomo venne innalzato nella sua essenza: la vita e la dignità di ogni uomo divenne intoccabile e sacra. Gli stessi schiavi, che al tempo di San Paolo erano considerati come bestie, acquisirono il riconoscimento di "persona". O immagina l'opera dei frati spagnoli che durante la conquista dell'America si battevano per il riconoscimento degli indios come esseri umani: tra tutti il frate Francisco de Vitoria. E' questa novità grandiosa che ha dato all'Europa un vantaggio morale rispetto alle altre culture: ogni uomo non solo è degno della vita ma è degno soprattutto di essere amato. Prescindendo dalla Rivelazione cristiana, in cui Dio accetta di prendere la condizione umana e la stessa "natura è innalzata dalla Grazia" (S.Tommaso d'Aquino) forse saremmo davvero allo stato di natura che descriveva Hobbes: homo homini lupus. E rifiutando la novità cristiana, ci avviciniamo sempre di più alla condizione di essere un lupo per il nostro prossimo.

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  3. Spero che le parole di Singer siano solo dei paradossali esempi per divulgare le proprie tesi, e non delle norme che egli indica sul serio affinché l'umanità sia più felice. Si parlava ieri della storia antropologica delle civiltà, anche dal punto di vista etico, e non v'è dubbio che -almeno da questa prospettiva- ciò che (magari solo teoricamente..) rende migliore questo tempo rispetto ad altri, sia proprio la progressiva evoluzione del concetto: "diritti umani fondamentali". Da qui ad estendere tali diritti agli animali, per poi trarne una legge fondativa basata sulla felicità, ce ne passa!
    Se così non fosse, sarebbe un altro pilastro a sostegno della mia teoria: quella del prossimo avvento di un Nuovo Medioevo.

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  4. ciao aquarius, purtoppo le parole di Singer sono veritiere e di grande rilevanza nel dibattito bioetico e filosofico attuale. E sono il retroterra culturale che legittima le politiche abortiste, dell'eutanasia, e dell'eugenetica, nonché delle politiche a difesa degli animali (corrida, maltrattamenti, etc.) . Sono arrivato al punto di sperare in un prossimo Medioevo: in quell'epoca sono sorti grandi santi (San Francesco d'Assisi, San Antonio di Padova), artisti (Dante Alighieri) e numerosi pensatori (San Tommaso d'Aquino)...insomma tanto buio non era...a noi ci spetta l'oblio di una civiltà in declino, in putrefazione, sorpassati giustamente dai taiwanesi e dai coreani. Anche se devo dirti che la seconda parte del tuo commento non l'ho ben capito.

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  5. Intendevo dire che mi allieta qualcuno in grado di difendere strenuamente gli animali. Ma avere a cuore queste creature non significa che debbano avere gli stessi diritti delle persone; mi disgusta anzi che per le une e per le altre Singer abbia proposto una scala di valori sulla base del concetto di felicità e dell'assenza di dolore. Non credo che un essere sofferente sia meno degno del dono della vita rispetto a un altro che non soffra; e non penso che la mancanza di consapevolezza del proprio essere possa assurgere a giustificazione di azioni che Singer definisce necessarie quali l'aborto etc.
    Il 'mio' medioevo invece, quello che mi spaventa, è molto prossimo all'alto-medioevo storico: età di strazio e di abomini, priva di una luce di civiltà che ha permesso all'umanità di giungere a molte conquiste. Tra cui, la principale, quella del riconoscimento del diritto fondamentale alla vita: non è stato ovvio arrivarci, ma sarà facilissimo perderlo. Mala tempora currunt_

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  6. Molto spesso alla “difesa strenua” degli animali corresponde un profondo disprezzo per l’uomo. Nell’ordine della creazione i nostri amici animali saranno pur importanti ma anche tutti gli animali del mondo non valgono la vita di una persona.E’ questo especismo (razzismo di specie), per dirla alla Singer? Credo piuttosto che sia senso comune e comprensione del mondo che ci circonda: il fine dell’universo è l’uomo e il fine dell’uomo è Dio, nè un gorilla o un gattino pur dolce che sia. Questa inversione radicale non solo della realtá , ma propriamente la protervia di certi pensatori moderni, che negano l’uomo e la sua unicitá, è la base ideologica e culturale delle politiche omicide di questi tempi, del sangue versato da silenziosi innocenti di cui il nostro tempo è responsabile. Il Medio Evo di cui parli, quello si, è già presente tra di noi: come disse il Cardinale Biffi la nostra epoca non si distingue per la mancanza di fede ma di ragione. La protervia infatti è volontariamente uccidere la propia ragione prima che la propria fede. E' proprio vero: mala tempora currunt!

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