mercoledì 27 gennaio 2010

Lo spettro del default


Cerco di capire la situazione economica spagnola al momento attuale e mi ritrovo con tre notizie che fanno rabbrividire.

La prima: Goldman Sasch raccomanda proteggersi dal rischio di insolvenza della nazione spagnola comprando i CDS, ovvero le assicurazioni sul rischio di default di paesi sovrani (1). Un mercato gigantesco che è cresciuto a dismisura negli ultimi due anni, che non fa altro che speculare sul fallimento, o bancarotta che dir si voglia, degli Stati. Goldman scommette sullo sciacallaggio dei titoli statali a 5 anni. E’ il tempo di vita che l’enorme banca offre alla Spagna. Naturalmente il prezzo di queste assicurazioni è schizzato fino al 1,26%. Per coprirsi dal rischio un milione di euro di debito spagnolo bisognerà investirne altri 12.600 l’anno per proteggersi dal default. La febbre del default eccita gli sciacalli che fanno a gara a chi offre di più per vedere fallire un paese.

La seconda: la Spagna entra nella top ten del rischio di default del debito (2). Oggi è decima, l’anno scorso era al trentaquattresimo posto. Naturalmente adesso pochi investitori sono disponibili ad acquisire titoli pubblici di debito spagnolo ed esigono un rendimento più alto. La domanda è: fino a che punto la Spagna può offrire tassi di interesse competitivi per rendere appetibili i suoi titoli, proprio quando la propria economia è alle strette? Con quali mezzi convincerà gli investitori a finanziare il suo debito? I dati della produttività spagnola sono allarmanti: in un anno (2009) la produzione industriale (IPI) è crollata del 17,3% rispetto alll’anno passato (3), con picchi del -30% nel settore della produzione dei mobili, automobili, prodotti elettronici ed informatici. Zapatero, a suo rischio e pericolo, ha scelto la via dura: saranno tagliati 50.000 milioni di Euro di spese dalle spese statali. E’ il piano ultimo e insensato voluto dall’Unione Europea per risanare il deficit spagnolo. Assicura che non saranno toccate pensioni, sussidi ai lavoratori (paro), assistenza sociale ed educazione. Non viene specificato dove avverrà il ritaglio dei fondi (4), anche se è improbabile credere che non verrano toccati i punti dove l’intervento statale è più massiccio ed assistenzialista, quali la sanità e il “paro”, dove si stima ci siano circa un milione e mezzo di persone che stanno erodendo i propri contributi della pensione nel sussidio mensuale (5).

La terza: è allo stesso tempo la più brutta e forse la migliore notizia. Roubini, il noto economista dell’Università di New York prevede la rottura monetaria dell’Unione Europea a causa della minaccia incombente dell’economia spagnola. Dice che questo “non sarà probabilmente quest’anno e forse neanche nel prossimo”ma che il “rischio è crescente” (6). Giustamente afferma che una parte dell’eurozona sta diventando sempre meno competitiva rispetto al centro franco-tedesco. Il Club Med (Italia, Spagna e Grecia) insieme all’Irlanda e ai paesi dell’Est si contrappongono alla vecchia Europa (Francia e Germania), viaggiando a velocità diverse e con economie niente affatto omogenee. Fino a quando reggeranno il gioco la Germania e la Francia rendendo meno competitivo il proprio debito statale per non tagliare fuori gli altri paesi che devono offrire tassi di interesse sempre più alti per attrarre investitori? Naturalmente l’ipotesi di rottura economica è fuori considerazione da Trichet e gli altri funzionari dell’Unione Europea. E’ lecito però domandarsi per quanto tempo ancora gli altri paesi reggeranno il gioco e fino a che punto la periferia europea reggerà la pressione economica nei propri paesi, nel momento in cui l’euro forte soffoca l’esportazioni e danneggia la produzione interna. La tanto agognata misura di svalutare la moneta è un’opzione non contemplabile dall’Unione Europea: essa darebbe ossigeno ai paesi e alle economie che oggi si trovano in crisi profonda.

Ma come diceva giustamente Ezra Pound, la funzione che lo Stato dovrebbe sorvegliare con più cura è quella della sovranità nazionale, che è insita nel diritto di emettere denaro e di amministrare l’economia monetaria. E che compito dello Stato è governare per il benessere dei cittadini e che in quella direzione dovrebbe andare la “volontà” statale.

Il problema è che la nostra sovranità nazionale l’abbiamo abdicata da un pezzo.

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1) http://www.expansion.com/2010/01/18/inversion/1263854043.html

2) http://www.expansion.com/2010/01/27/economia-politica/1264597411.html

3) http://www.ine.es/daco/daco42/daco422/ipi1109.pdf

4) http://www.cotizalia.com/ultima-hora/gobierno-aprobara-viernes-recortara-50000-millones-20100127.html

5) http://tasadeparo.com/la-tasa-de-paro-alcanza-el-1793-en-el-tercer-trimestre.html

6) http://www.cotizalia.com/noticias/roubini-golpea-espana-amenaza-inminente-eurozona-20100127.html

lunedì 18 gennaio 2010

Il Santo Padre e la Sinagoga


E’ come un pugno nello stomaco leggere della visita del Papa alla Sinagoga di Roma la scorsa domenica. Quegli applausi convinti che interrompevano le parole del Papa durante il suo discorso e la folla di gente nel ghetto che gridava “Viva il Papa”, cosi come i titoli entusiasti dei giornali, invece di tranquillizarmi mi generano una forte preoccupazione. Il Santo Padre, vicario di Cristo, che riceve applausi e consensi nella Sinagoga è per molti una vittoria dell’ecumenismo, del nuovo corso della Chiesa nella relazione con gli ebrei, è sinonimo di pace e cordialitá religiosa; per me, povero cattolico senza titoli ne onori, è fonte di sgomento. Mi sembra che improvvisamente la Chiesa sia di moda, amata addirittura dagli ebrei: improvvisamente le gravi parole del Figlio di Dio verso gli scribi, le invettive contro i farisei, le discussioni sopra la mentalitá mosaica e pre-talmudica sono del tutto scolorite, alliviate dal peso della potenza evangelica, liberate dai rimproveri e dalle maledizioni che sono sulla bocca di Gesù.

Gesù non è più pietra di inciampo, scartata dai costruttori: ho paura che sia diventato un accessorio da tirare fuori quando fa comodo e nessuno ci ascolta. Per non parlare di San Paolo, che forse oggi sarebbe accusato non solo di antigiudaismo, ma sarebbe additato senza pietá tra gli antisemiti dall’Anti Defamation League.

Il nostro Santo Padre è andato in Sinagoga e ha dovuto ricevere lezioni prima da Riccardo Pacifici (1), lo stesso che benediva allegramente il massacro di Gaza come legittima difesa, che si rivolgeva cosi a Benedetto XVI:

“Il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah, duole ancora come un atto mancato. Forse non avrebbe fermato i treni della morte, ma avrebbe trasmesso, un segnale, una parola di estremo conforto, di solidarietà umana, per quei nostri fratelli trasportati verso i camini di Auschwitz (...) In attesa di un giudizio condiviso - auspichiamo, con il massimo rispetto, che gli storici abbiano accesso agli archivi del Vaticano che riguardano quel periodo e tutte le vicende successive al crollo della Germania nazista”.

Prima lezione: Pio XII non puó essere santo, ha taciuto e quindi è dentro la “colpa collettiva”. Che sia un falso storico evidente non interessa al Pacifici, avido di bacchettare e dare ordini. (vedi l’articolo: “Eugenio Zolli, Pio XII e la colpa collettiva”).

Seconda lezione o meglio diktat è l’intimidazione ad aprire gli archivi del Vaticano. Particolare interessante è quello che fa riferimento alle “vicende successive al crollo” del nazismo. Sembra che Papa Pio XII si sia adoperato per evitare vendette o ritorsioni contro i nazisti o presunti tali nella Germania post-nazista. Imperdonabile.

E poi ha parlato il rabbino capo di Roma di Segni. Ha parlato dell’oppressione duratura dello Stato Pontificio contro la comunitá ebrea e poi ha detto che se si mette in discussione il Concilio Vaticano II non c’è possibilità di dialogo. (2)

Grazie per il chiarimento di Segni, finalmente abbiamo la terza e la quarta lezione. I Papi hanno sempre vessato gli ebrei (per questo 15.000 di loro hanno scelto di vivere a Roma) e sappiamo che il Concilio Vaticano II non si può toccare. Al prossimo sinodo o concilio sará invitato per ricordarcelo.

Mi chiedo serviva questa visita? C’era bisogno di ricordare pedissequamente che Gesù era ebreo, che condividiamo lo stesso Dio, che loro sono i “fratelli maggiori”, i prediletti dal Padre?

Sarà che nel cuore risuonano le parole di Gesù, quelle di San Paolo. Quella caritá cristiana che faceva esclamare a Paolo di Tarso, ebreo ortodosso e zelante, che aveva incontrato a Gesù:

“Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.” (Romani 9,3).

Paolo aveva chiaro che si è figli di Dio non per la carne ma per l'adesione alla promessa di Dio, che non è una questione di razza ma di fede. E quell’ Israele, depositario della promessa e della fede, oggi è la Chiesa. Fino a prova contraria.

Se per dialogare con i nostri “fratelli maggiori” dobbiamo mettere da parte il Magistero dei Padri della Chiesa e il Nuovo Testamento, mi domando a che pro lo si deve fare. Mi chiedo perchè c’è bisogno che il Santo Padre vada nella Sinagoga a prendere lezioni e sermoni di buona condotta, debba ascoltare le calunnie senza ritegno sul suo predecessore al soglio di Pietro, intimidazioni su chi fare o no santo da coloro che benedicono Israele come il nuovo Messia e disconoscono e disprezzano Cristo.

Mi chiedo: ma qualcuno cade ancora sulla pietra d’inciampo o è stata tolta perchè non intonava con il paesaggio?

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1)Clamorosa la sua gaffe quando annunció l’invio a Gaza di medicinali per bambini e poi fu sbugiardato da una mail resa pubblica in cui affermava: “Posso garantirvi che la scelta tutta mediatica (sic) di far arrivare medicinali ai bambini palestinesi ed israeliani era ed è solo utilizzata per quando da lunedì comincerà la nostra battaglia sui media a sostegno di Israele". La notizia fu resa pubblica dal Manifesto nel Gennaio 2009. http://www.agoravox.it/attualita/cronaca/Pacifici-e-la-falsa-solidarieta

2)http://www.elpais.com/articulo/sociedad/Papa/defiende/Pio/XII/sinagoga/Roma/elpepusoc/20100117elpepusoc_1/Tes

domenica 20 dicembre 2009

Complottismo senza ragione


Lo spazio abusivamente dato al video “shock” che dimostrerebbe come Berlusconi abbia orchestrato il lancio di una statuetta di cinque chili per mano di uno psicolabile, riassume perfettamente il livello a cui siamo arrivati. Il vero problema dei nostri giorni è la perdita della ragione, come capacità critica dell’uomo di fronte agli eventi: questo è il dramma a cui assistiamo. Avvenimenti, fatti, discussioni che appena 50 anni fa sarebbero state ritenute irrazionali oggi acquistano dignità da dibattito popolare. Segno del cretinismo dei nostri tempi. Quel video disponibile in YouTube e riportato dai giornali nazionali ed oggetto di commenti politici è nient’altro che un complottismo da spazzatura per opera di una persona che da anni ormai legge e si abbevera di antiberlusconismo, libertà di opinione e finti paladini della giustizia. Il video non dimostra niente, insinua senza documentare, allude senza provare niente in assoluto. E’ il tipico ragionamento da bar che ascende a discussione nazionale. Prima questo era perlomeno proibito dal buon senso. Un sano senso di vergogna faceva provare incomodità a persone razionali. Oggi per mano di un povero lettore di siti di fantascienza politica, senza né gli strumenti razionali né la preparazione necessaria per decifrare la complessa realtà, la massa viola anti-B trova la sua spiegazione irrazionale a ciò che è successo. E non importa più se siamo in un clima politico in cui di Pietro e Rosy Bindi dicano dopo l’accaduto che lui è un istigatore e l’altra che non faccia troppo la vittima; un clima che aspetta con ansia il ritorno di qualche gruppo ben armato e manovrabile per tornare ad eseguire gli ordini maggiori o magari sogna ancora quella corda di Piazza Loreto.

Il fatto più grave è che questa strategia avvantaggia coloro che hanno tutto da perdere confrontandosi con una vera coscienza critica e razionale, che revisiona la storia, che va a fondo agli eventi, documentando ciò che accade nei centri di potere. Proprio per la povertà del video, per la sua vacuità e insensatezza, anche le sane discussioni e dibattiti storici vengono catalogati come “complottismo”. La scadenza del video va a discapito di coloro che dedicano sforzi, studi, onestà intellettuale a scoprire la storia, la realtà, la politica attuale. Tutto il mondo della critica e della revisione storica, fatta di persone che hanno perso la vita in un archivio o in una biblioteca viene messa allo stesso piano di quel povero deficiente che vedendo il suo nemico grondare di sangue ha pensato bene di gridare: “Ci deve essere qualcosa sotto”. A quel punto il gioco è facile: “Sono gli stessi che negano l’11 Settembre”, e le tante persone che hanno scritto libri, fatto esperimenti in laboratorio, fisici, chimici, analisti, studiosi perdono ogni credibilità venendo accostati ad un cretino. O ricordo quando lo storico Ariel Toaff pubblicò “Pasque di Sangue”, uno dei primi commenti fu “E’ allo stesso livello dei negazionisti dell’Olocausto e dell’11 Settembre”. Pietra tombale per uno studio di valore che non doveva essere dibattuto. Purtroppo lui, in effetti, aveva studiato e spulciato archivi e testi dell’epoca compiendo un’opera con grande dignità scientifica. Ma questo nella perdita di ragione collettiva entra in secondo piano.

La tattica è quella di muovere l’attenzione dal dibattito storico pertinente al livello da bar, in cui ognuno può dar sfogo al suo diritto d’opinione e sentirsi rappresentato secondo i poveri strumenti che ha a disposizione. “E’allo stesso piano di…” , e il tutto viene screditato. Tattica vecchia ma sempre efficace. Se avessimo un poco di ragione in più ce ne accorgeremmo immediatamente. Anche l’antiberlusconismo attuale, rivestito dall’alone di purezza senza macchia di chi lo sbandiera, cosi spiccio, ripetitivo e ottuso è realmente il frutto di questa perdita della razionalità.

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1)http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_84d27532-ec75-11de-a048-00144f02aabc&vxBitrate=300 e http://www.corriere.it/politica/09_dicembre_19/guerzoni-internet-tesi-complotto_b1d6866a-ec73-11de-a048-00144f02aabc.shtml

sabato 12 dicembre 2009

Dietro al riscaldamento globale


Da Copenaghen e da tutto il mondo risuona all’unisono la preoccupazione per il cambio climatico in corso. Nel caso non vengano prese misure drastiche, ci dicono, tra 100 anni potrebbe non esistere la razza umana. Improvvisamente il mondo ha bisogno di un grande accordo tra i 192 paesi partecipanti al Copenaghen Climate Summit per salvare il pianeta, gli orsi polari, e le foche monache: a questo scopo bisogna ridurre drasticamente l'emissione di Co2 nell’atmosfera e scongiurare cosi la catastrofe. Nessuna parola sulla mancanza di prove scientifiche della relazione diretta tra l’aumento del Co2 e l’aumento delle temperature, nessuna parola su diverse teorie scientifiche che dimostrano come siano gli oceani e i vulcani a creare il ciclo secolare del clima, ben più influenti di tutte le attività produttive dell’uomo. Neanche si è sentito parlare del manifesto firmato da più di 31000 scienziati che smascherano i dogmi del global warming (1): “Non c’è nessuna evidenza scientifica che la produzione umana di diossido di carbonio, metano o altri gas naturali stia causando o causerà in un futuro prevedibile, catastrofi tali da danneggiare l’atmosfera terrestre o produrre un cambio climatico nella Terra”, dicono gli scienziati.

Obama, l’uomo nuovo dei poteri vecchi, ha fatto orecchie da mercante e sembra propenso ad un nuovo accordo post Kyoto che includa gli Stati Uniti. Il WWF ha espresso felicità e stima per il compromesso del Presidente Usa sulla questione climatica (2): il tutto sembra scorrere verso il lieto fine desiderato dal mondo intero, anche dai poveri no global che manifestano a Copenaghen. Si farà l’accordo, il mondo sarà salvo e il dogma ecologista controllerà finalmente le nostre vite. Niente più lacca per le nonne vanitose (contengono gas serra), stop alle flatulenze delle vacche (assai inquinanti) e una drastica riduzione dei consumi per terminare l’opera. C’è però qualcosa di molto più profondo ed oscuro quando vengono prese decisioni cosi importanti per il “nostro bene”.

Il protocollo di Kyoto e il futuro accordo di Copenaghen creano un mercato di titoli di anidride carbonica scambiabili sui mercati finanziari, tali che i produttori più inquinanti dovranno iniziare a comprare suddetti titoli ai paesi più “verdi” per poter continuare a produrre come in precedenza. La creazione del mercato del carbonio (carbon market) è auspicata da tutti i più grandi centri finanziari in quanto è la possibilità di ottenere un mercato nuovo sul quale tuffarsi dopo aver spolpato quello dei cereali, del petrolio, e delle case. Goldman Sasch e J.P.Morgan stanno già muovendosi da tempo, comprando i cosiddetti carbon offset (3), creando il timore di una nuova speculazione in alcuni senatori democratici degli Usa. Secondo le stime entusiaste del “The Guardian” il mercato dei titoli finanziari di anidride carbonica sarebbero in prospettiva il doppio di quelli del petrolio in termini di volume di scambi (4). Solo una voce inaspettata, quella di Sarah Palin, ex candidata alla vicepresidenza Usa, ha detto chiaramente ad Obama di non firmare nessun accordo in mancanza di evidenze scientifiche che avrebbe “effetti negativi sulla nostra economia” (5). Proviamo ad immaginare in un contesto di crisi come questo, cosa significherebbe per le aziende e le imprese in difficoltà doversi adeguare ai rigidi standard ecologici o dover pagare una tassa altissima per le loro emissioni di Co2. Potrebbe essere il colpo definitivo. Questo però non preoccupa i paesi riuniti a Copenaghen: bisogna fare questo “accordo storico” per salvare il pianeta. Di passaggio però si creerà un nuovo mercato finanziario, si faranno programmi per ridurre la produzione, si istituirà un importante ente di controllo “ecologico” si condirà il tutto con una sana e drastica riduzione della popolazione mondiale.

Infatti, il dogma ecologista ritiene che l’aumento della temperatura sia colpa della produttività dell’uomo. Questa visione antropogenica rifiuta di vedere le falle della teoria del riscaldamento globale e persegue i suoi scopi con una volontà indomita. Qualcuno di ben più grande e potente agisce alle sue spalle, e la si può riconoscere dall’unità dei fini. Mi spiego: il movimento ecologista auspica una riduzione della produzione in quanto troppe persone stanno consumando e producendo ad un ritmo che la terra non può sostenere. L’uomo essendo un corpo estraneo alla terra non fa altro che maltrattarla e sfruttarla realizzando cosi quello che chiamiamo global warming causando lo scioglimento dei ghiacci, una miriade di specie in estinzione, la deforestazione e l’inquinamento. Due sono perciò i problemi da risolvere: il numero delle persone abitanti sulla terra che sono aumentate esponenzialmente nell’ultimo secolo e una decrescita economica. La seconda è propedeutica alla prima: significa che in un contesto di crisi economica non si fanno molti figli, è storicamente provato. Ma chi sono questi signori? Un solo nome: Thomas Malthus.

Ogni bambino nato in soprannumero rispetto all'occorrente per mantenere la popolazione al livello necessario deve inevitabilmente perire, a meno che per lui non sia fatto posto dalla morte degli adulti (...) pertanto (...) dovremmo facilitare, invece di sforzarci stupidamente e vanamente di impedire, il modo in cui la natura produce questa mortalità; e se temiamo le visite troppo frequenti degli orrori della fame, dobbiamo incoraggiare assiduamente le altre forme di distruzione che noi costringiamo la natura ad usare. Invece di raccomandare ai poveri l’igiene, dobbiamo incoraggiare il contrario. Nelle città occorre fare le strade più strette, affollare più persone nelle case, agevolando il ritorno della peste. In campagna occorre costruire i villaggi dove l’acqua ristagna, facilitando gli insediamenti in tutte le zone palustri e malsane. Ma soprattutto occorre deplorare i rimedi specifici alla diffusione delle malattie e scoraggiare quelle persone benevoli, ma tratte decisamente in inganno, che ritengono di rendere un servizio all’umanità ostacolando il decorso dell’estirpazione completa dei disordini particolari” (6).

Il demografo e filosofo inglese tanto amato dalle organizzazioni filantropiche che lavorano nel terzo mondo, come la Soros Foundation o la Rockefeller Foundation, è autore di queste parole scritte nel 1798. Dietro all’orso dei ghiacci polari che si vanno sciogliendo, c’è un gruppo di rapaci assassini che usa il pretesto del riscaldamento globale per ottenere i loro interessi criminali.

Un secolo e mezzo dopo Malthus è stato scritto il manifesto programmatico, direttamente all'amministrazione Nixon, e pubblicato da Gerald Ford nell’aprile del 1974. Si tratta del “National Security Study Memorandum 200” (7), confermato nel 1980 dal Global 2000-Report to the President (8) del Dipartimento di Stato USA, che esordiva cosi:

“Se continuerà il trend attuale, allo sviluppo demografico ed economico, il mondo del 2000 sarà più popolato, più inquinato e meno stabile ecologicamente e più vulnerabile alla distruzione rispetto al mondo in cui viviamo oggi”.

Il Memorandum 200 continuava nel disegno del suo piano, che sarà poi la politica attuata nei decenni scorsi nei paesi del Terzo Mondo:

"Una crescita moderata della popolazione offre vantaggi in quanto i beni risparmiati possono o essere investiti, oppure permettere un più alto standard di vita individuale. Se diminuiscono i beni da accantonare per mantenere meno bambini, e i soldi previsti per costruire scuole, case ed ospedali vengono investiti in attività produttive, gli effetti sulla crescita del prodotto nazionale lordo e sul benessere individuale potrebbero essere notevoli. (...) Il rapporto fra benessere e bassa natività è reciproco, e può prendere l'aspetto di un circolo sia vizioso che virtuoso. Questo porta a domandarsi quanto più efficaci possano essere degli investimenti diretti a controllare il livello della popolazione, piuttosto che non a incrementare la produzione con nuove irrigazioni, maggiore energia o numero di fabbriche." (9)

In pratica è più conveniente non fare bambini che costruire infrastrutture. Si auspica chiaramente la contraccezione, la sterilizzazione e all’interruzione di gravidanza come metodi di prevenzione alla catastrofe incombente. E’ inutile sottolineare che l’introduzione del diritto all’aborto nelle costituzioni dei paesi fa parte di questo piano insieme alla promozione dei contraccettivi, alla distruzione sistematica della famiglia e all’elogio della libertà sessuale. Lo stesso paladino del movimento ambientalista, Al Gore non nasconde i suoi veri obiettivi. Nel documentario “An inconvenient truth” riporta i tre motivi della “collisione tra l’uomo e la terra”. Il primo di tutti è l’aumento della popolazione.

Le teorie maltusiane e massoniche convergono con gli obiettivi dichiarati degli ecologisti anti global-warming.

Preferisco pensare agli uomini piuttosto che alle foche monache.

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1) L’appello è disponibile qui con i nomi e i cognomi degli scienziati firmatari: http://www.petitionproject.org/

2) Il presidente onorario del WWF è il Duca Filippo di Edimburgo, massone di alto rango che tra l’altro ha affermato orgoglioso: “Nel caso io rinasca, mi piacerebbe essere un virus letale, così da contribuire a risolvere il problema della sovrappopolazione”, in seguito, durante una conferenza, dopo aver auspicato un ritorno ai culti pagani di un tempo, ha accusato la tradizione cristiana di aver “allontanato la gente dall’adorazione pagana dei fenomeni naturali”: http://www.chiesaviva.com/eletta%20appedice.htm

3) http://en.wikipedia.org/wiki/Carbon_offset

4) http://www.guardian.co.uk/environment/2009/nov/29/carbon-trading-market-copenhagen-summit

5) http://greeninc.blogs.nytimes.com/2008/11/12/goldman-sachs-buys-into-carbon-offsets/ e http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601130&sid=a9qWGysLQ.Cg

6) Da “Saggio sui Principi di Popolazione”, Torino, Utet, 1947

7) Testo completo: http://www.population-security.org/28-APP2.html

8) http://en.wikipedia.org/wiki/The_Global_2000_Report_to_the_President

9) http://www.riscaldamentoglobale.org/riduzione_popolazione_mondiale/punti_chiave_memorandum_200.html

lunedì 30 novembre 2009

Galileo e la tirannia della scienza


Appena pochi mesi fa al Papa Benedetto XVI era negata la possibilità di rispondere all’invito del Rettore della Sapienza per tenere una lectio magistralis nel giorno dell’ inaugurazione della più importante università pubblica italiana (1). Il motivo, che scatenò ampie polemiche tra studenti e professori, fu la citazione del Papa di una frase del filosofo anarchico Feyerabend che recitava: “La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione”. I 67 scienziati dell’Università firmatari della petizione contro la visita del Papa, ottenendo alla fine ciò che speravano, scordavano però di ricordare anche la precisazione saggia del Papa, nel discorso pronunciato 17 anni prima: “La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande”. C’è il forte sospetto che questi autorevoli scienziati abbiano usato la pagina di Wikipedia relativa a Galileo Galilei senza però andare a leggere il discorso e quindi il contesto in cui questa frase fu scritta, dimostrando poca padronanza del cosiddetto “metodo scientifico”.

Come spesso accade, la leggenda nera della Chiesa Cattolica si forma in tre ambiti culturali diversi in un continuum storico: il protestantesimo, l’illuminismo e il marxismo. La gran parte della leggenda nera sopra la Chiesa Cattolica nasce in questi ambienti, apparentemente separati, ma uniti dallo stesso odio sistematico e dogmatico contro il cattolicesimo e Roma. Come se non bastasse poi la massoneria ha usato la sua influenza e la sua rete per completare il lavoro e renderlo pubblico alle masse. Per questo motivo oggi ci troviamo di fronte a “opinioni” storiche, del tutto illegittime, che non trovano riscontro tra gli studiosi e gli storici seri, ma che rimangono agganciate nello strato popolare, attraverso l’educazione (meglio “diseducazione”) scolastica e i mass-media: attraverso questi due canali il sapere dozzinale e grossolano, infarcito di falsità e luoghi comuni, impregna la società, incurante delle prove messe a disposizione dalla revisione storica, e ben felice di cullarsi nella tranquillità della sua libertà delle opinioni preconfezionate.
Questo succede con la colonizzazione delle Americhe, l’oscurantismo medievale, l’Inquisizione, i casi di Galilei e G.Bruno, il rapporto tra cattolicesimo e nazismo, Pio XII e tante altre mistificazioni.

La storia di Galileo è tra queste, con la conseguente esaltazione a paladino della libertà della scienza dello scienziato toscano in contrapposizione all’oscurantismo ottuso e retrogrado della Chiesa. E’ paradossale che lo stesso scienziato toscano credesse che la teoria geocentrica spiegasse meglio l’episodio della Bibbia in cui Giosuè fermò il sole, e per questo bisognasse ritenerla più “scientifica” di quella eliocentica.

I sogni del modernismo e del progresso oggi godono di immunità morale e addirittura storica, e si pongono al di fuori di ogni dibattito che cerchi di ricondurli al proprio originario luogo: la scienza è un prodotto dell’uomo al servizio dell’uomo. Come dice il Papa, bisogna che questa facoltà, la Ragione torni ad essere circoscritta in una razionalità più grande di cui è partecipe. Ma nell’era del positivismo e della dittatura della tecnologia non c’è spazio per una revisione storica matura. Per questo risulta incongruente elevare a paladino della scienza un personaggio il quale, dagli atti processuali del Tribunale della Santa Inquisizione, riuscì a proporre come unica prova scientifica della teoria geocentrica il movimento delle maree: a precisa richiesta, seppe dare come unica spiegazione del movimento terrestre che il nostro pianeta si muoveva cosi vertiginosamente da suscitava le maree. E a poco valsero gli sforzi dei gesuiti della Specola Vaticana che sostenevano che erano opera della luna. Lo scienziato toscano voleva che egli fosse creduto sulla parola, senza portare prove tangibili della sua teoria, se non quella delle maree. L’errore di Galileo fu quello di voler presentare la teoria copernicana come una verità assoluta, dogmatica senza però portare prove a sostegno di questa, se non le maree e Giosuè. Un po’ poco per il padre della scienza. Infatti la prova intangibile della rotazione terrestre arriverà solo nel 1851, grazie al pendolo di Foucalt, più di due secoli dopo.

In sede processuale non venne mai usato come pretesto il fatto che Galileo vivesse more uxorio e con due figlie illegittime che fece entrare in monastero né il suo sbaglio del 1618, quando affermò che le comete che si vedevano nel cielo erano solo una illusione ottica. Sarebbe stato troppo facile e la sua vita privata venne lasciata fuori dal contesto processuale che venne definito “giusto e razionale”, con diritto alla difesa (peraltro inconcludente e imprecisa), al contraddittorio, e ad una pena mite e serenamente accettata (il famoso “eppur si muove” è invenzione di un giornalista, Giuseppe Baretti nel 1757).

Il luogo comune che si temesse un riadattamento delle Scritture al nuovo contesto geocentrico non era un problema per la Chiesa cosi come lo spiega il Cardinal Bellarmino, che non trovava nessun problema ad una interpretazione metaforica dei passi biblici che sembravano favorire l’eliocentrismo, pero questo si, supportati da prove scientifiche. Questo sarebbe stato un problema soprattutto di matrice protestante dove l’interpretazione letterale della Bibbia era obbligatoria: Lutero affermava che chiunque ritenesse che la Terra avesse più di 6000 anni sarebbe rimasto fuori dal cristianesimo, mentre Calvino perseguitava a Ginevra gli scienziati e i concubini. All’interno della Chiesa Cattolica la teoria copernicana godeva di estimatori tra gli stessi gesuiti del Collegio Romano e Copernico, il suo inventore, era un chierico. Il nostro Galileo trascorse la sua “prigionia” a Roma in un alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale. Nessuna ombra di tortura, maltratto o di alcuna violenza. Dopodiché dopo la sentenza alloggiò nella Villa dei Medici al Pincio e dopo l’ “abiura” nel palazzo dell’arcivescovo a Siena, conservando intatte la stima e le amicizie nella Curia.

Sembra addirittura che dopo la sentenza del tribunale che gli chiedeva di ritrattare la sua posizione, egli ringraziasse i cardinali per la pietà, sapendo che con i suoi comportamenti arroganti e privi di fondamento scientifico aveva indisposto il Tribunale. Tribunale che come afferma lo storico Bené agiva in piena legittimità, anche sul piano scientifico: "Un po' come il rifiuto di un articolo inesatto e senza prove da parte della direzione di una moderna rivista scientifica" (2).
Galileo in qualche modo stava inaugurando la dittatura della scienza che uscendo dall’ambito che le corrisponde, detta legge con le sue teorie, che cercheremo di toccare in questa sede al più presto. Se la scienza fa delle sue teorie una nuova religione e chi non si adegua a queste è “appena degno di essere chiamato uomo” (3), stiamo inaugurando quello che chiamo “pensiero unico dominante”.

Come dice Feyerabend:

“Galileo non rivendicava solo la libertà di pubblicare i suoi risultati, voleva imporli agli altri. Sotto questo aspetto era altrettanto dogmatico e totalitario di molti moderni profeti della scienza - e anche altrettanto disinformato. Dava semplicemente per scontato che i metodi particolari e molto limitati usati dagli astronomi costituissero il modo corretto di avere accesso alla Verità e alla Realtà”. (4)

Chi non si adegua è deriso, umiliato, scartato. Questo nelle scienze, nella storia, nella morale. Chi non s’adegua al pensiero tirannico non è degno della comunità delle persone rispettabili e “liberate”. Ho perso la speranza di rientrare in quel numero.

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1)http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_14/scienziati_contro_papa_5a5df65a-c297-11dc-ab8f-0003ba99c667.shtml

2)Vittorio Messori, in http://www.storialibera.it/epoca_moderna/galileo_galilei/articolo.php?id=344

3) Sono parole proferite da Galileo verso chi non credeva alla teoria geocentrica, in Vittorio Messori, “Leyendas negras de la Iglesia”, Planeta Testimonio, 13ma edizione, pag. 132

4)http://www.storialibera.it/epoca_moderna/galileo_galilei/articolo.php?id=3399

giovedì 19 novembre 2009

Diritti?


In questi giorni ho seguito la visita di Obama in Cina e Giappone. Tra un inchino e l’altro a coloro che con un colpo di mano potrebbero affondare definitivamente gli Stati Uniti (debito e commercio) c’è stata una frase che mi è rimasta impressa e che merita un approfondimento. Rivolto a degli studenti a Shangai, ha affermato “l’importanza del riconoscimento dei diritti umani universali” e del “diritto ad internet” (1). Proprio la potenza protagonista delle sanguinose occupazioni di Afganistan ed Iraq, delle prigioni con tortura inclusa di Guantanamo e Abu Grahib riesce nel suo momento più drammatico ad avere ancora il coraggio di fare lezioni al suo più importante creditore. Come un riflesso involontario il solito refrain ci viene proposto, l’importanza dei diritti umani.

In generale la storia dei diritti è particolarmente europea ed americana, dove questi si sono formati grazie ad un certo scenario politico e culturale che ne hanno favorito la nascita.

Questa pretesa di universalità astratta dalla storia e dalla situazione politica è talmente diffusa oggi nelle coscienze delle persone, che qualsiasi tipo di pulsione individuale o micro-collettiva è dichiarata arbitrariamente diritto, cercando poi in tutti i modi il riconoscimento giuridico. Oltretutto in un Occidente narcotizzato da decenni di dio consumismo e sessualità in ogni dove, l’unico valore di referenza per fissare un diritto di nuova generazione è quello del piacere e della libertà individuale. Tutte le istanze microscopiche hanno bisogno di tutela giuridica perché non si può porre un limite alla libertà dell’individuo né tantomeno non si può riconoscere il suo diritto di godere finché possa. Ma la libertà che diventa piacere, e il concetto “sono libero perché faccio ciò che mi piace” è estremamente dannosa una volta che si avvicina al Diritto. Voglio dire che la società moderna si affanna nel ricercare sempre nuove minoranze da tutelare, in nome di questi diritti umani universali, per poi inserire nel Diritto ordinario norme che tutelino tali pretese. E’ il caso delle unioni omosessuali, dove una scelta privata di orientamento sessuale (diritti sessuali?) ha la pretesa di essere tutelata dallo Stato, come se questa poi non avesse conseguenze per la società non solo dal punto di vista morale, ma anche economico. Per esempio garantire la pensione di reversibilità o l’esenzione della tasse sull’eredita comporta un costo collettivo che tutti i cittadini si assumono. Questa assunzione collettiva della spesa comporta necessariamente l’impossibilità dello Stato di farsi carico di un altro diritto, in termini di spesa. Quale è il motivo per cui una società riconosce un diritto invece di un altro? Semplicemente perché considera che tutelare tale diritto sia utile per la società in sé e per la collettività, per l’ordine sociale e il benessere comune. Ci sono altri diritti che non vengono garantiti, come le necessità basiche (cibo, lavoro, casa) per gran parte della popolazione, e finché questi non vengano garantiti non si dovrebbe dar spazio a tutte le altre istanze delle minoranze, semplicemente perché una persona senza lavoro o senza casa o senza cibo merita più di altri l’appoggio e la tutela del suo diritto da parte dello Stato e della collettività. Finché ci sarà una persona che non ha da mangiare, le risorse collettive dovrebbero essere dirette verso quella persona.

Si scorda molto facilmente che ogni diritto che viene riconosciuto comporta una spesa economica. Il diritto a costo zero è un’invenzione di tali minoranze che hanno tutto l’interesse a farlo credere alla popolazione, camuffando i proprio interessi, vizi personali, attitudini private in qualcosa che sia di utilità collettiva. Esiste una gerarchia del diritto che viene volutamente occultata dietro ad un facile buonismo. Se il metro di giudizio è la libertà personale (meglio definirla capriccio, vizio, interesse, la libertà è ben altra cosa) o il piacere, ogni diritto sembra legittimo e vantaggioso per la comunità.

Queste pretese dichiarazioni universali dei diritti presero piede durante la Rivoluzione francese (gli stessi del massacro di Vendée), e poi ribadite 60 anni orsono dall’Onu. La Rivoluzione francese fece poggiare i diritti di libertà, uguaglianza e fratellanza sotto l’auspicio dell’Essere Supremo (articolo 1). Entità eterea, distante, una referenza “puramente rituale”, di stampo fortemente massonico . La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948 toglie anche questo superfluo riferimento senza porre nessuna fondamenta a questi diritti, che per intuito dovrebbero poggiarsi nella Ragione umana; non è Dio che fondamenta il diritto ma l’uomo che attraverso la ragione cosi lo vuole e lo proclama. Come nota Messori, cosi come l’uomo oggi si arroga il diritto di offrire un diritto e proclamarlo poggiandolo sulla sua Ragione, cosi domani può fare perfettamente il contrario. Cosa che avviene con una frequenza allarmante. La domanda è spontanea: cosa spinge l’uomo a rispettare tali diritti, a scegliere il bene invece del male poichè essi “devono agire l’uno con l’altro con spirito di fratellanza” (articolo 1 della Dichiarazione Onu)? Beata ipocrisia! Quante volte è stata disatteso questo articolo! Per questo Pio XII in un comunicato ufficiale del 1948 (pubblicato dall’Osservatore Romano il 15 di ottobre dello stesso anno), affermava:

“Non è attraverso di Dio, ma attraverso l’uomo , che annuncia agli uomini che sono liberi ed uguali, dotati di coscienza e intelligenza e che devono considerarsi fratelli. Sono gli stessi uomini che si rivestono di prerogative delle quali allo stesso modo potranno arbitrariamente spogliarsene”. (3)

Nella nostra società, un diritto elementare come quello alla vita è distrutto dai 5 milioni di aborti praticati in Italia dal 1978 ad oggi. E’ la realizzazione delle parole riportate qui sopra. Senza un fondamento che trascende l’uomo, tali diritti sono alla mercé dell’uomo, diventano arbitrari. E poi, una società che sa solo parlare di diritti, che si consola con la libertà del piacere, non sa che ad ogni diritto dovrebbe corrispondere un dovere. E che spesso ad ogni dovere non corrisponde un diritto. La società del piacere è una società infantile che reclama lagnando che il proprio vizio sia riconosciuto perché cosi lo vuole la volontà popolare.

Il grande storico russo Solženicyn nel 1978 pronunciava un discorso ad Harvard dove si creò vari nemici, diceva:

“E’arrivato il momento per l’Occidente, di affermare i doveri dei popoli più che i suoi diritti. Non vedo nessuna salvezza per l’umanità all’infuori dell’autorestrizione dei diritti di ogni individuo e di ogni popolo (...) in un mondo dove si pensa solo ai proprio diritti si torni a scoprire lo spirito di sacrificio e l’onore di servire”. (4)

Si possono ripetere le stesse parole trenta anni dopo. Non è una buon segno.

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1) http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Obama-agli-studenti-cinesi-Diritti-umani-universali-e-no-alla-censura-su-Internet_3999369691.html

2)Vittorio Messori, "Leyendas Negras de la Iglesia", Planeta Testimonio, 13ma edizione, pag.93 (edizione italiana V.Messori, "Ripensare la storia", ed. San Paolo, Milano 1992)

3)Ibi, pag, 95

4)Ibi, pag. 90

domenica 8 novembre 2009

Eugenio Zolli, Pio XII e la colpa collettiva


E’ interessante trattare il caso di Eugenio Zolli, il capo rabbino di Roma durante la guerra che si convertì al cattolicesimo, per capire più a fondo alcune dinamiche relative all’ostracismo ebraico verso Pio XII e sull’assolutismo dell’Olocausto come nuovo sistema di valori universalmente condiviso.

Eugenio Zolli, prima capo della comunità di Trieste e successivamente di quella romana dal 1940, era figlio di una famiglia polacca benestante, e sua madre veniva da una famiglia di rabbini da oltre quattro secoli. Come rabbino capo di Roma mise in guardia le varie comunità d’Italia del pericolo dell’Alleanza italo-tedesca, mentre tra le comunità ebraiche del tempo esistevano collegamenti con l’OVRA (la polizia segreta fascista) che rassicurava le comunità che non c’era niente da temere, non prendendo in considerazione le preoccupazioni di Zolli.

Il fatto miracoloso, la sua conversione, è frutto di una storia profonda. Già da bambino, Zolli rimaneva turbato alla vista del crocifisso che più tardi avrebbe identificato nel servo sofferente di Isaia. Egli racconterà successivamente nel suo libro “Before the dawn” due episodi centrali per la sua conversione. Il primo nel 1918 quando mentre scriveva un articolo dovette deporre la penna e come in trance cominciò ad invocare il nome di Gesù, fino a vederlo come in un quadro senza cornice sul muro della sua stanza. Il secondo e decisivo fu nel 1944 durante la cerimonia dello Yom Qippur dove lui stesso presiedeva la preghiera:

“Mi sentivo lontanissimo dal rito e lasciai che gli altri continuassero per loro conto a recitare le preghiere e a cantare. Non avvertivo né gioia né dolore; ero privo di pensieri e di sensazioni. Il cuore era come morto nel petto (...) E proprio allora vidi con gli occhi della mente un prato che si estendeva verso l’alto, luccicante d’erba ma senza fiori. In questo prato vidi Gesù Cristo vestito d’un mantello bianco, e dietro il suo capo il cielo azzurro. Provai la più grande pace interiore... Circa un’ora dopo, mia moglie, mia figlia e io eravamo finalmente a casa per la cena. Quando fui stanco mi ritirai nella mia camera da letto. La porta della stanza di mia figlia era chiusa. Ad un tratto mia moglie mi disse: “Oggi mentre stavamo davanti l’arca della Torah mi è parso come se un’immagine bianca di Gesù ti mettesse le mani sul capo nell’atto di benedirti”. Fui sbalordito ma rimasi calmissimo, e finsi di non aver capito. Mia moglie allora mi ripeté ciò che aveva detto, parola per parola. In quello stesso momento udimmo la nostra figlia minore, Myriam, che chiamava da lontano: “Papà!”. Andai nella sua stanza. “Che c’è?” le domandai. “Stavate parlando di Gesù Cristo” rispose. “Sai, papà, ho sognato che vedevo un Gesù altissimo, ma non ricordo che cosa succedeva dopo (…) Fu pochi giorni dopo questi fatti che mi dimisi dal mio posto nella comunità israelitica e mi rivolsi ad un umile prete per farmi istruire. Ci fu un intervallo di alcune settimane, dopo di che, il 13 febbraio, ricevetti il sacramento del Battesimo ed entrai a far parte della Chiesa cattolica, Corpo Mistico di Gesù Cristo”. (1)

Zolli, la moglie e la figlia si convertirono e ricevettero il battesimo il 13 febbraio 1945. Il ruolo di Pio XII nella conversione di Zolli fu assai importante: come gesto di riconoscenza e di gratitudine egli prese il nome di Eugenio, proprio come quello di Papa Pacelli.

Zolli riconosceva al Papa il gravoso lavoro svolto durante l’occupazione dell’Italia da parte dei nazisti a partire dall’8 Settembre del 1943. Tanto apprezzò l’impegno del Santo Padre che celebrò nel luglio 1944 una cerimonia radiotrasmessa per esprimere la riconoscenza degli Ebrei verso Pio XII e il suo impegno per salvaguardare il maggior numero di vite degli ebrei e dei perseguitati della guerra. Zolli volle lasciare discretamente la comunità ebrea e rassegnò le dimissioni per ricevere il battesimo in forma privata. Ben presto però la notizia della conversione del capo rabbino di Roma si diffuse in tutto il mondo e per Zolli la vita divenne presto impossibile.

“Si susseguivano le telefonate da parte degli antichi correligionari, piene di insulti e di minacce... Non mancarono alcuni che cercarono di gettare fango sulla persona di Zolli... era urgente un trasferimento... la moglie e la figlia furono ospitate in un convento di suore e il prof. Zolli fu accolto nell’Università Gregoriana”. (2)

Anche dopo molti anni dai fatti, Zolli continuava a ricevere proposte da ebrei facoltosi per ritrattare la sua conversione in cambio di denaro. (3)

La storia di Zolli, un San Paolo dei nostri tempi, continua suscitando nel popolo ebraico oblio, sdegno ed ira. Una conversione cosi netta e semplice nella sua complessità farà esclamare a molti ebrei dell’epoca di aver covato una serpe nel proprio seno (4), arrivando a maledire il suo nome e cercando di infangare la sua memoria. Anche da parte cattolica il nome di Zolli risulta ingombrante a volte in quanto nel nome del dialogo con i “fratelli maggiori” questo nome provoca imbarazzo e a volte è parso più conveniente soprassedere sulla sua figura. Ma soprattutto mi sembra lampante la relazione tra l’antica avversione a Zolli e il moderno ostracismo verso la figura di Pio XII da parte di Israele e del popolo ebraico. Simbolo della discordia è l’iscrizione allo Yad Vashem dove Pio XII è collocato tra coloro che non fecero abbastanza per assicurare la salvezza del maggior numero di ebrei. Il suo silenzio è la sua colpa.

Una presentazione di un falso storico di tali dimensioni, deve avere una motivazione ben più profonda per essere perseguita cosi tenacemente. Da tempo gli storici più rigorosi hanno apportato una quantità incredibile di dati, discorsi, lettere, documenti del tempo in cui si mostra l’alacre impegno del Papa per la fine della guerra e per la salvezza degli ebrei. L’Associazione “Pave the Way” ha fatto di questa ricerca storica un motivo della sua esistenza (5), documentando l’impegno del Vaticano per la pace e per il risparmio del maggior numero di vite, comprese quelle ebraiche.

Un tale accanimento ha due motivi. Il primo è indiretto: negando i meriti di Pio XII si disconosce in qualche modo il suo figlio spirituale prediletto, ovvero quell’Eugenio Zolli, scandalo per la comunità ebraica del tempo e dell’attuale. In secondo è più diretto: non è possibile salvare qualcuno dalla colpa universale di aver partecipato all’Olocausto, tantomeno la Chiesa Cattolica. Questa colpa e questo senso di responsabilità collettiva deve trascendere la storia, i fatti, le persone. Noi ancora oggi siamo partecipi di questa colpa universale che ha colpito l’umanità. Nella teologia dell’Olocausto non esiste la salvezza. Si è colpevoli, a prescindere se si è fatto o no qualcosa per evitare il dramma. E’ la colpa eterna, e l’unica salvezza è una memoria ossessiva del dramma.

Dimenticare Zolli e screditare Pio XII per riaffermare che l’Olocausto è “il valore centrale per il fondamento morale della fede religiosa”. (6)

Benedetto XVI sta ritardando la beatificazione del suo predecessore Pio XII, come conferma Padre Gumpel, relatore della causa di beatificazione, per timore di una rottura con gli ebrei (7).
Per tutti questi motivi, quella di Zolli, non è solo una straordinaria conversione; è la liberazione dalla colpa collettiva grazie alla restaurazione della Verità.

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1)S. Waagenaar, Il ghetto sul Tevere. Storia degli Ebrei di Roma, Mondadori, Milano, 1972, pagg. 366-368

2)P. Dezza S. J., Eugenio Zolli: Da Gran Rabbino a testimone di Cristo (1881-1956), in “La Civiltà Cattolica”, 21 febbraio 1981, pag. 343-344

3)http://www.doncurzionitoglia.com/casozolli.htm

4)P. Dezza, op.cit., pag. 343

5)http://www.ptwf.org/

6)http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche/mondo/2009/04/16/visualizza_new.html_818853870.html