venerdì 18 settembre 2009

I regimi dell’oltre Dio, analisi e teleologia delle ideologie atee


PARTE TERZA: IL COMUNISMO

L’ideologia comunista si professa come completamente atea, a differenza delle ideologie di estrema destra dove l’idea del divino è funzionale al raggiungimento di una idea superomistica, di uno slancio (nel vuoto) per raggiungere l’individualità assoluta. Dio viene considerato come una sovrastruttura prodotta dall’ingiustizia sociale (sic) , in ultima analisi uno strumento per garantire la sottomissione della popolazione povera. L’inconciliabilità di ogni forma di spiritualità con l’ideologia comunista è descritta in maniera perfetta da uno dei massimi esponenti del marxismo, Bucharin:

“In pratica il comunismo non è compatibile con la fede religiosa. La tattica del Partito comunista esige dai suoi membri un certo tipo d'azione. Pure la morale d'ogni religione comanda ai suoi credenti una certa condotta (un esempio della morale cristiana: "Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgi anche la sinistra"). Fra le direttive della tattica comunista e i comandamenti della religione, il più delle volte, sorgono contraddizioni incompatibili.”

I regimi comunisti, fedeli a questi principi, hanno applicato la discriminazione sistematica di ogni fede e di chi la professava a volte in termini più leggeri come nella Germania dell’ est a volte in maniera disumane come nell’Unione Sovietica staliniana. La miseria a cui il comunismo ha condotto tutte le persone che lo hanno vissuto e subito non è soltanto economica ma in primis umana in quanto puntava alla riduzione dell’essere vivente ad un ingranaggio che rimane condannato alla mediocrità, all’uguaglianza coercitiva, alla tristezza. Caratteristica fondamentale per il comunismo è l’abbassamento della persona fino alla condizione animale, l’eliminazione sistematica di ogni talento, di ogni sogno, una soppressione nel grigio per chi rimaneva prigioniero di quel sistema. Paradossalmente il comunismo è una delle più grandi dimostrazioni dell’esistenza di Dio in quanto rappresenta l’eliminazione di tutte le caratteristiche che fanno l’essere vivente degno di questo nome: l’arte classica, l’onore, l’amore, lo slancio romantico, la fede, il talento e “la differenza”, tutto ciò che ci innalza, e che ci , appunto, differenzia gli uni dagli altri.

Un’ applicazione reale di ciò che sarebbe l’uomo ancorato al suo punto zero , alla sua miseria.

Il comunismo per questo è ideologia popolare e di facile assimilazione per la massa in quanto niente è più facile per l’uomo della mediocrità, dell’ignavia, del disonore: quella che io chiamo la falsa libertà, la libertà verso il basso, verso l’equiparazione dell’uomo con l’animale. Per questo l’ideologia comunista piomba nell’apatia dei palazzoni grigi di Berlino Est, nella birretta del dopo-lavoro dell’operaio ligio al suo dovere, nell’apatia sessuale o nella perversione, nel rifiuto totale dei sentimenti.

Col comunismo l’uomo è tranquillo, non potrà mai cadere perché non vorrà mai volare e finisce protagonista di un "grande fratello" che non assume le sembianze ridicole di quelle di oggi ma quelle da incubo dei regimi passati e presenti.

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