martedì 29 settembre 2009

La crisi è finita?




Non ci avrei creduto se non lo avesse detto quel genio di Bernake. Finalmente, affermava, la settimana scorsa, è molto probabile che la crisi abbia toccato il suo fondo (1). Non mancava di affermare che senza le sue iniezioni di denaro, la recessione avrebbe potuto essere molto più dura.
A questo punto sono due le cose: o Bernake mente sapendo di mentire, o è certo di qualcosa che sta per succedere che i più possono solo intuire. Non scartando l’ipotesi che sia un bugiardo o un incompetente, propendo più per la seconda. Come per la crisi del 1929, l’unica via di uscita per gli Stati Uniti è affrontare una nuova guerra, mondiale o globale, a seconda della dicitura.
Non sono bastate le due guerre al terrorismo globale, al fantasma di Bin Laden e ai cattivi talebani per dare la scossa alla crisi che stava arrivando.
Ad oggi, è probabile che nei piani alti di Washington, siano state scartate le varie opzioni economiche fino ad ora sul tavolo (salvataggi nazionali, piano Paulson, tasso di interesse ai minimi storici) e che la crisi sia sfuggita di mano agli stessi che l’hanno creata e sostenuta. L’opzione guerra all’Iran sta trovando sempre più consensi, contagiando anche Obama che finge di indignarsi di fronte alla scoperta del sito nucleare di Qom, che conosceva da tempo e che era stato denunciato a suo tempo agli ispettori dell’AIEA(Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica) dallo stesso Iran (2). Si cerca di coniugare i deliri ossessivi di Israele con la tentazione di un’altra guerra per cercare di uscire dalla crisi.

Nel frattempo il consumatore-cittadino americano (e anche quello europeo) ha davanti a sè una montagna di denaro creato dal nulla che dovrà inevitabilmente pagare con più tasse, che lo voglia o no. Per ultimo, Zapatero aumenterà l’’IVA dal 16 % al 18 %, rimangiandosi anche la promessa elettorale di detassare l’IRPF di 400 Euro.
In questi mesi la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea hanno regalato montagne di soldi alle banche, che se lo sono messe silenziosamente in tasca per sanare i loro bilanci e oggi sfoggiano felici i loro ricavi semestrali. Comprano pagine di giornali importanti, e si vantano dei loro grandi profitti in tempo di crisi. La realtà è che i bilanci da loro presentati sono stati trasformati magicamente dagli interventi statali e che pagheremo noi con un aumento graduale delle tasse, che si rivelerà insostenibile nel tempo in termini di pressione fiscale, inflazione, e disoccupazione. Forse spaventati dall’ottimismo di Bernake, altri organismi hanno, chi più chi meno, cercato di deviare il tiro, parlando la lingua meccanica dei burocrati: “Prematuro dire che la crisi è finita” (Trichet, BCE), “la crisi non è finita, ma c’è una luce in fondo al tunnel" (Strauss-Khan, FMI), “la recessione rallenta, ma la ripresa è vicina” (OCSE). Ognuno dice la sua, corregge le proprie parole, e commenta quelle degli altri, in una pantomima indecente. Eppure ci sono indicatori validi, analisti formati, proposte valide, ma i burocrati parlano un linguaggio tutto loro, lontano dalle persone e dai cittadini.

“Alla ricerca di un impossibile recupero” è il titolo dato agli analisti di Europe2020 (3), tra i primi a prevedere la crisi in corso. Le buone notizie che ci arrivano di tanto in tanto, sono il frutto del grande regalo fatto dagli stati nazionali alle banche che hanno causato la crisi. Nonostante la difficoltà di inquadrare il presente momento economico, a causa della manipolazione fatta con la grande liquidità monetarie introdotta nel mercato, stiamo vivendo l’impatto delle tre “waves rogues” (onde malvagie): disoccupazione, bancarotte e shock monetari, che si alternano asimmetricamente nel tempo. Si sta avvicinando a grandi passi l’inizio di bancarotte in serie e un sistema monetario non più agganciato al dollaro statunitense.


Anche un’altra bolla speculativa sembra sul punto di esplodere: è quella delle ipoteche Alt-A (Alternative A-paper), appena meno rishiose delle ipoteche subprime, che offrivano tassi invitanti all’inizio della contrattazione per attrarre i clienti (4). Basato sulla speculazione al rialzo del prezzo della casa, questo tipo di prestito è stato offerto a persone senza le garanzie necessarie per affrontare il debito, proprio come i subprime. Il rialzo del tasso d’interesse precedentemente conveniente ed attrattivo potrebbe essere letale per il 70% di questi titoli, provocando una nuova crisi finanziaria.

Siamo spettatori di un cambio epocale, della fine di un sistema economico e politico che si sta disintegrando giorno dopo giorno davanti ai nostri occhi, mentre i burocrati si affannano a coprire la tremenda realtà che hanno creato, sperando di far rivivere un paziente in stato vegetale, che non risponde a nessuno stimolo economico.

Il 1929 è in diretta, buona visione.

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